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Giovanni Duns Scoto, a trenta anni dalla beatificazione qual è la sua modernità?

In occasione del trentennale della beatificazione di Giovanni Duns Scoto, oggi e domani si svolge una due giorni di studio e di dibattito, promossa dalla Pontificia Università Antonianum in collaborazione con la Commissione Scotista.

AciStampa ha incontrato padre Agustín Hernández Vidales, Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, “padrone di casa” dell’evento.

Duns Scoto è conosciuto soprattutto per la “vexata quaestio” dell’Immacolta Concezione. Ma la sua Opera va ben oltre. Quale, allora, secondo lei potrebbero essere i temi da approfondire del suo vasto pensiero teologico?

Sì, è vero: Scoto è conosciuto soprattutto come “convinto assertore dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria”. E questo, nel suo tempo, gli ha creato non pochi problemi. Ma altri temi, altrettanto fondamentali della sua dottrina, andrebbero studiati. Mi riferisco soprattutto al primato di Cristo,  tema centrale nell'opera di Scoto. Un primato che può essere anche la sintesi del suo stesso pensiero in generale: questa centralità di Cristo, della sua opera, che è al centro Creazione, della Redenzione ma che è soprattutto amorevole presenza  che toglie via il peccato. Poi abbiamo il tema della ricerca teologica: una ricerca che egli, da figlio di san Francesco, ha messo alla base del suo operare quotidiano e anche, ovviamente, come approfondimento della conoscenza della dottrina cristiana per proporla meglio a chi ci ascolta.  Altro tema, il  terzo: il primato della volontà sull’intelletto. Certo, noi possiamo conoscere, possiamo decidere, ma è la volontà che muove. E lo fa anche qualche volta contrariamente a quello che sappiamo, a quello che abbiamo subito studiato, abbiamo deciso, perché ogni volta che decidiamo - paradosalmente - nello stesso tempo la volontà ci può muovere alla tesi contraria di quanto abbiamo deciso.

Il pensiero di Scoto quanto ha influenzato il sapere, il pensiero francescano?

L'influenza di Scoto è importantissima per tutto il pensiero francescano. Scoto segue il maestro, Francesco d'Assisi, e sviluppa una linea di pensiero che incarna benissimo il carisma francescano: lo studio non è importante solo per sapere,  ma soprattutto per imparare a vivere. E vivere bene che vuol dire: io imparo, io studio non per un piacere puramente intellettuale  ma perché quanto conosco deve generare in me una vita buona, una vita cristiana, la vita con Dio. E poi c’è da sottolineare nel pensiero scotista il principio di  individuazione: ogni realtà concreta esige anche un'attenzione concretissima, determinando così una proposta di una forma cristiana di vita che ha influenzato la parte missionaria del carisma francescano. Attraverso questo concetto passerà anche una riforma interessantissima che arriverà poi all' “Osservanza”, apertura concreta alle missioni francescane in tutto il mondo:  dall’America fino all’Africa, fino a giungere nel lontano Oriente.

Il mondo d’oggi e Scoto: quali i temi che ancora oggi possono parlare ai contemporanei?

Per rispondere alla sua domanda non posso che rifarmi al bellissimo testo della Lettera del nostro Ministro Generale, padre Massimo Fusarelli. La lettera ha titolo: “Nella santità della vita e nel sapere della fede”. Scoto dovrebbe essere studiato nel nostro mondo - e cito ora la lettera di padre Fusarelli -  “perché s’è mostrato capace di intercettare alcune delle istanze della postmodernità, come la valorizzazione delle diversità di ciascuno, la difesa delle libertà personali, la cura della casa comune come spazio amato e non semplicemente dato, la riflessione sulla cultura come servizio alla società, la valorizzazione di un cristianesimo amante del mondo e non contrapposto ad esso”. Questi seconde me sono i temi che Scoto presenta al mondo d’oggi. Scoto non è archeologia, è attualità.

Quando la canonizzazione?

Il 20 marzo del 1993 la famiglia francescana viveva un momento particolarissimo: quello della beatificazione di uno dei maestri più eloquenti, più famosi della famiglia francescana, Giovanni Duns Scoto.  Quel giorno, dopo tante situazioni, vicissitudini che avevano fermato la sua beatificazione, finalmente si raggiungeva - 30 anni fa - il felice momento della sua proclamazione a beato. Quando la canonizzazione? Speriamo al più presto anche perché ogni barriera è stata già tolta per andare avanti nel processo. Come aiutare questo cammino? Si devono conoscere i testi di Scoto: dobbiamo lavorare in traduzioni in diverse lingue, in lingue moderne ovviamente, perché ancora troppo poche. Nella nostra università si è creato a tale scopo il Centro Italiano di Scotismo, promosso dai professori della facoltà di filosofia. Più si conosceranno i testi, il pensiero di Scoto, più presto arriveremo alla tanto attesa sua canonizzazione.

 

Sono diversi gli esponenti del pensiero francescano d’oggi impegnati nella kermesse: dopo i saluti iniziali di Josip Percan, Presidente della Commissione Scotista, e il discorso di apertura di Witold Salamon, socio della stessa commissione, interverranno Luca Parisoli, del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria e Zdzisław Kijas, Postulatore Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Seguirà poi nella basilica di Sant’Antonio al Laterano la Santa Messa in onore del beato presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.

Domani, mercoledì 8 novembre, la giornata si aprirà con le parole di saluto di Agustín Hernández Vidales, Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, di Carlos Alberto Trovarelli e di Roberto Genuin, ministri generali rispettivamente dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Interverranno inoltre: Francesco Iannone, Direttore dell’Istituto Superiore Interdiocesano di Scienze Religiose ed Ernesto Dezza, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. Le conclusioni saranno affidate a Massimo Fusarelli, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori.

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