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Papa Francesco ricorda il mistero della luna: “La Chiesa è illuminata da Cristo”

Papa Francesco in un momento dell'omelia della celebrazione dell'Epifania, 6 gennaio 2016

La storia dei Re Magi ci invita ad andare “alla ricerca di Dio”, ad interpretare i suoi segni. Ma ci racconta anche che, seppur i Magi provenissero da tempi diversi “davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel bambino, utta la sua umanità trova l’umanità”. Perché “è Cristo la vera luce che rischiara”, ci si deve lasciare illuminare da lui, come la luna dal sole. In fondo, i padre della Chiesa non parlavano del myterium lunae?

Giorno di Epifania del Signore, giorno di annuncio del calendario liturgico, con la proclamazione del giorno di Pasqua (quest'anno cade il 27 marzo) che dà il ritmo alla liturgia dell'anno. Papa Francesco celebra la Messa nella Basilica Vaticana. Due giorni fa, a sorpresa, è stato a Greccio e ha chiesto ai giovani di seguire la stella, senza farsi abbagliare dalle lucentezze del Palazzo di Erode, proprio come fecero i Magi. E la figura dei Magi, partiti da lontano per rendere omaggio al Redentore, è centrale nella liturgia di oggi, che comincia con un brano del Profeta Isaia: “Alzati, rivestiti di luce, perché la tua luce, la Gloria del Signore, brilla sopra di te”.

Chiosa Papa Francesco: “La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propra”. Anzi, come diceva Sant’Ambrogio, la Chiesa è come “la luna” che “rifulge non della propria luce ma di quella di Cristo”. “Cristo è la vera luce che rischiara – spiega Papa Francesco nell’omelia – e nella misura in cui si lascia illuminare da Lui, riesce ad illuminare la vita delle persone e dei popoli”.

È il mysterium lunae di cui parlavano i padre della Chiesa. Sottolinea Papa Francesco: “Abbiamo bisogno di questa luce che viene dall’alto, per corrispondere in maniera coerente alla vocazione che abbiamo ricevuto”, perché “annunciare il Vangelo di Cristo “non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione”.

“Per la Chiesa essere missionaria non significa fare proselitismo”, ma significa piuttosto “esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Non c’è un’altra strada. La missione è la sua vocazione. Quante persone attendono da noi questo impegno missionario, perché hanno bisogno di Cristo, hanno bisogno di conoscere il volto del Padre”.

Per Papa Francesco, i Magi “sono testimonianza vivente del fatto che i semi di verità sono presenti ovunque, perché sono un dono del Creatore che chiama tutti a riconoscerlo come Padre buono e fedele”. Insomma, “i Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio”, perché “davanti a Gesù non esiste più alcuna divisione di razza, di lingua e di cultura: in quell Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.

Compito della Chiesa è quello di “riconoscere e far emergere in modo più chiaro il desiderio di Dio ch ognuno porta con sé”, perché “come i Magi, tante persone ai nostril giorni vivono con il cuore inquieto”, non trovano “risposte certe” e sono alla ricerca della stella per Betlemme.

Di fronte alle tante stelle nel cielo, ricorda il Papa, “i Magi ne hanno seguita una diversa, nuova, che per loro brillava molto di più”, e per trovarla “avevano scrutato a lungo il grande libro del cielo”, cercando una risposta ai loro interrogativi finché “una luce era apparsa”.

“Quella stella li cambiò, Fece loro dimenticare gli interessi quotidiani e si misero subito in cammino”, dice il Papa. E sottolinea che questo “è un insegnamento per noi”, che oggi “siamo sollecitati, soprattutto in un periodo come il nostro, a porci in ricerca dei segni che Dio offre, sapendo che richiedono il nostro impegno per decifrarli e comprendere così la sua volontà”.

Tutti siamo “interpellati ad andare a Betlemme per trovare il bambino e sua madre” e allora – esorta il Papa – “seguiamo la luce che Dio ci offre”, una "piccola luce" che sgorga dal volto di Cristo, “pieno di misericordia e di fedeltà”, e – quando giungiamo di fronte a lui, adoriamolo offrendo in dono “la nostra libertà, la nostra intelligenza e il nostro amore”, riconoscendo che “la vera sapienza si nasconde nel volto di questo bambino”. È in questo Bambino “che trova la sintesi la vita della Chiesa. È qui la sorgente di quella luce, che attrae a sé ogni persona e orienta il cammino dei popoli sulla via della pace”.

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