Città del Vaticano , 28 October, 2023 / 7:00 PM
Venticinque anni di servizio per la Santa Sede dal 1985. Poi dal 2009 il ritorno a "fare la suora" nella sua comunità. Suor Giovanna Gentili, suora Paolina, ci ha lasciato in punta dei piedi. Il suo saluto alla Sala Stampa lo aveva fatto nel 2009 con Padre Lombardi a fare gli onori di casa. Io l'avevo conosciuta appena arrivata nel 1991.
I giornalisti che per la prima volta attraversavano la grande vetrata d’ ingresso nella Sala Stampa della Santa Sede sotto il portico dei Propilei Picentiniani appena fuori Piazza San Pietro, la incontravano sorridente ed efficiente. Suor Giovanna Gentili, per 25 anni ha accolto, accompagnato ed “accreditato” i giornalisti di tutto il mondo. Suora delle Figlie di San Paolo con il carisma della comunicazione e al collo il libro aperto del Vangelo al posto della croce, Giovanna Gentili è stata una delle prime donne in servizio in Vaticano. Il suo è un compito difficile e delicato. Si è occupata delle pratiche per ottenere la tessera di accesso alla Sala Stampa, ma anche alle cerimonie papali e agli eventi vaticani. Gentile, come dice il suo cognome, e ferma come indica la sua provenienza montanara, suor Giovanna era la prima persona con cui si entra in contatto quando si inizia il lavoro in Sala Stampa. Ricordo il mio primo contatto con lei nel 1991. Davanti al suo tavolo, dietro una porta a vetri nella grande hall, sono due sedie. Bussi e ti siedi. Con un sorriso ti porge moduli e informazioni. Tu parli, racconti e così Suor Giovanna impara a conoscerti.
“Si ferma a Roma per molto?”, chiedeva ai moltissimi non romani che arrivano in Vaticano per seguire il papa. Discreta e riservata, tanto che nessuno conosceva la sua età parlava perfettamente inglese e non si lasciava intimorire da nessuno. Il suo non è stato un compito facile con i circa 400 giornalisti accreditati che arrivavano da lei con sempre nuove esigenze e richieste. A lei, e al suo ufficio, spettava anche il compito di “smistare” le richieste. Quello che non poteva risolvere direttamente per competenza lo passava agli altri uffici, o al vicedirettore o al direttore della Sala Stampa. Suor Giovanna ha gestito con efficienza il passaggio dallo stile Navarro Valls a quello di Federico Lombardi, e pochissimi hanno capito cosa ne pensasse effettivamente.
Eppure non era una donna fredda. Al contrario, davanti al suo tavolino in molti ci siamo fermati per un consiglio, una chiacchierata, un racconto. E spesso, chi la conosceva da tempo, la vedeva arrossire per una battuta. Chi l’ ha vista con in braccio il figlio neonato portato a conoscere ai colleghi pensa che forse la sua vocazione fosse proprio quella di dedicarsi all’ infanzia. E magari è per questo che quando accompagnava i giornalisti nei pool li guidava come bambini. Forniva mappe e informazioni su ogni dettaglio del Palazzo Apostolico, da indicazioni di comportamento e di vestiario, ai luoghi e introduceva persone che magari un collega appena arrivato dalla Isole Salomone non immagina.
Lo presentava al Papa, al segretario particolare, che la considera sempre il “capo delegazione” . Tanto “Lei suor Giovanna conosce bene le regole!” le diceva spesso monsignor Gäswein con un grande sorriso. E, quando si arriva davanti al Papa era lei che ti spingeva avanti, ti faceva vincere l’imbarazzo. Poi, quando arrivava il suo turno, sembrava una scolaretta. “ E’ sempre una emozione”, diceva e un attimo dopo rientrava nel suo ruolo e cominciava a spiegare che cosa farà l’ospite del Papa, se andrà o meno a pregare in basilica o ad incontrare il Segretario di Stato. E alla fine chiedeva se tutto era andato bene. Pronta a tornare discretamente ai suoi impegni giornalieri. Se la si sapeva ascoltare si imparava la storia del giornalismo attraverso le vicende più personali. Ha conosciuto capi di Stato e di Governo di ogni parte del mondo, giornalisti e reporters famosi di grandi testate hanno chiesto a lei le informazioni per partecipare ad un volo papale, e suor Giovanna, con la massima naturalezza ha risolto e sbrigato di tutto. Con inflessibilità nell’ anno del Grande Giubileo del 2000 o per la morte di Giovanni Paolo II , il conclave e l’ elezione di Benedetto XVI, ha gestito migliaia di giornalisti che arrivavano da ogni parte del mondo affamati di notizie e poveri di conoscenze vaticane. Per il conclave la Sala Stampa aprì una “succursale” per i giornalisti che arrivavano all’ ultimo momento e anche in questo caso a dirigere l’ ufficio accrediti è stata Suor Giovanna Gentili.
A volte si discuteva con lei. Le sue posizioni erano ferme e amava le regole. Ma bastava un sorriso e una stretta di mano per far tornare tutto a posto e ascoltare magari il racconto nostalgico delle sue montagne che raggiungeva nei pochi giorni in cui riusciva a lasciare il suo piccolo e fondamentale ufficio nella Sala Stampa del Papa. Fu lei ad aiutarmi nelle ricerche fatte per il mio primo libro su Giovanni Paolo II. Il suo archivio era infallibile e meravigliosamente cartaceo."Quando c’è da tutelare il buon nome della Chiesa e del Santo Padre, suor Giovanna si butta a capofitto" disse Padre Ciro Benedettini al momento del congedo dalla Sala Stampa di Suor Giovanna. In una intervista rilasciata dopo il suo ritiro ricordava i direttori con cui ha lavorato Di Navarro-Valls diceva che "godeva di una fiducia unica, era di una straordinaria fedeltà al Papa, avvertiva un forte senso del dovere: un uomo riservato, che coltivava un profondo spirito di preghiera". Di padre Lombardi la colpiva "la sua capacità di conoscere e ricordare, come la disponibilità che ha con i giornalisti". Il 1° luglio del 2009 a suor Giovanna era stata assegnata la "Croce pro Ecclesia e pro Pontifice", onorificenza concessa ai laici e agli ecclesiastici che "si sono distinti per il loro servizio verso la Chiesa".
Anche lontano dai media era sempre attenta alla comunicazione e fu lei ad accompagnarmi a febbraio del 2017 per la prima volta nella Casa Divin Maestro di Ariccia dove si tengono gli esercizi spirituali per volontà di Papa Francesco. Un ufficio stampa perfetto. La foto che pubblichiamo è stata scattata in quella occasione. Con il telefono in mano, non smetteva mai di comunicare. Ora possiamo parlare con lei di nuovo, pregando.
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