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Un servizio di EWTN News

Le Missions Etrangers pubblicano il dossier Cina. I problemi, le sfide

Il seminario delle Missions Etrangeres a Parigi

Era il 1658 quando a Parigi vennero fondate le Missions Etrangers, le missioni chiamate a contribuire all’evangelizzazione di numerosi Paesi dell’Asia. Ancora attive oggi con 150 sacerdoti, 17 seminari e più di 100 volontari, le Missioni hanno anche un bollettino di notizie molto ricco, che questo mese presenta un intero dossier sulla Cina. E non è una scelta di poco conto.

Dopo il viaggio del Cardinale Matteo Zuppi in Cina, che ha accreditato Pechino come una possibile potenza di mediazione, il grande tema della Chiesa in Cina non è diplomatico, ma pastorale. C’è un accordo per la nomina dei vescovi, rinnovato due volte, e che Pechino ha violato due volte nell’ultimo anno. C’è un dialogo in corso, che però rischia di sbattere sulla volontà della Cina, comunque, di dimostrare che le decisioni, nella Repubblica Popolare, sono prese dal governo. E ci sono casi particolari, come quello di Hong Kong, e come quello dei sacerdoti denunciati per non essersi registrati nell’Associazione Patriottica, l’organo governativo non riconosciuto dalla Santa Sede che riunisce i vescovi. Ma c’è, soprattutto, un mondo cattolico da evangelizzare e supportare, superando la visione della Chiesa ufficiale e della Chiesa clandestina.

Tante le sfide, insomma, cui il dossier dei missionari cerca di rispondere. In particolare, vanno segnalate due interviste: quelle con il cardinale preconizzato Stephen Chow, gesuita, vescovo di Hong Kong; e quella con Emmanuel Lincot, professore universitario esperto di Cina con una particolare esperienza nelle relazioni internazionali.

Lincot ha preso le mosse dal viaggio del Papa in Mongolia, Paese confinante con la Cina, e dal suo messaggio al popolo cinese.

Dice Lincot: “Per Papa Francesco, che è il primo papa gesuita della storia, la Cina è una terra di missione e di evangelizzazione, quindi per lui non si tratta di abbandonare la Cina, bisogna mantenere il legame, è fondamentale. Ciò avviene a lungo termine e dobbiamo mantenere il legame, anche se ciò significa ingoiare qualche serpente...

Aggiunge Lincot che “la cosa principale per il Vaticano è avvicinarsi: è una politica di compromesso, di tentativi ed errori, e fa parte di una strategia a lungo termine. Il Papa vuole il riconoscimento reciproco a lungo termine tra i due Stati. Forse la vedremo durante la sua vita? C’è la volontà, nonostante tutto, di mantenere legata al mondo la Cina, che rappresenta ancora un quinto dell’umanità! Soprattutto perché lì i convertiti sono tanti, in maniera esponenziale. In maggioranza protestanti, ma non sono esclusi i cattolici. È una vera terra di missione”.

Quella del Vaticano è “una diplomazia multivettore”, che “non esita a incoraggiare le Chiese locali” a moltiplicare iniziative come quella del recente viaggio del vescovo Chow a Pechino. E certo, il negoziato è “un’arma a doppio taglio”, perché questo negoziato non può che “incoraggiare la repressione”, come è successo con le accuse al Cardinale Joseph Zen. Tuttavia, il professor Lincot sottolinea di essere sicuro che sul lungo termine il Vaticano ne uscirà vincitore.

Allo stesso tempo, Lincot si dice sicuro che la Santa Sede non voglia agire troppo in fretta per non rischiare di colpire Taiwan, l’altra Cina che “difende chiaramente i diritti umani”.

Nella sua intervista, il vescovo Chow ha messo in luce come la società cinese sia profondamente ferita e divisa e ha ritagliato per Hong Kong il ruolo di “Chiesa ponte”. “Credo – ha detto – che la mia creazione a cardinale rafforzerà il ruolo della Chiesa cattolica di Hong Kong come Chiesa ponte per sostenere gli scambi e le interazioni tra la Chiesa cinese continentale e la Chiesa universale”.

Il prossimo cardinale ha anche affrontato il tema della paura della Chiesa locale, ha detto che si deve ben comprendere la legge per la sicurezza nazionale, relativamente nuova, ma allo stesso tempo ha sottolineato che “in tutti i casi, la Chiesa deve avviare e mantenere il dialogo con le diverse parti. Da parte sua, il governo di Hong Kong ci ha assicurato che la libertà religiosa è garantita dalla Legge Fondamentale (ndr: che funge da mini-Costituzione per la Regione amministrativa speciale di Hong Kong), purché la religione non venga utilizzata come una piattaforma per attività politiche”.

Il vescovo Chow cerca anche di trovare il lato positivo di ogni questione. “La sinicizzazione – spiega - per la Chiesa cattolica in Cina, è da due anni uno spazio di scambio e di apprendimento. Per quanto riguarda Hong Kong, che è ben collegata con la Chiesa universale, è attraverso l’‘inculturazione’ che possiamo comprendere e apprezzare la sinicizzazione della Cina continentale. Questo è il motivo per cui il concetto di sinicizzazione riguarda più uno scambio di idee su fede e cultura”.

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