Roma, 18 September, 2023 / 9:00 AM
“Vorrei dilatare il mio cuore per abbracciare tutte le creature sparse in ogni angolo della Terra, specialmente le più bisognose ed emarginate”: sono le parole che diceva madre Elisa Martinez, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca, che sono state ricordate dal card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi nella celebrazione della messa di beatificazione della religiosa nel Santuario che alla congregazione dà il nome:
“E’ con questa gioia che ci ritroviamo insieme, sotto lo sguardo della Vergine Maria, per lodare con Lei e come Lei il Signore per il dono che questa nostra terra del Salento oggi riceve: la beatificazione della Venerabile Serva di Dio Elisa Martinez, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca”.
A fine giugno il cardinale Semeraro ha beatificato suor Elisa Martinez, nata a Galatina nel 1905 e morta a Roma nel 1991, che dedicò la sua Congregazione alla formazione delle adolescenti, all’educazione della prima infanzia, all’assistenza delle madri nubili e al servizio parrocchiale: è stata l’umiltà “il cemento col quale Madre Elisa ha costruito il suo edificio spirituale, di modo che ogni cosa la faceva con gioia senza aspettarsi compensi e apprezzamenti umani ed accettando anzi, quelle umiliazioni che lo stesso servizio del prossimo comporta”.
A distanza di alcuni mesi dalla beatificazione abbiamo chiesto a mons. Sabino Amedeo Lattanzio, postulatore della causa di beatificazione di madre Elisa Martinez, di spiegare il motivo per cui è stata proclamata beata: “La Beata Elisa Martinez nei suoi lunghi anni di vita si è contraddistinta per una grande fede e per un appassionato amore per Cristo e per la sua Chiesa. Da questi presupposti basilari è scaturito il suo amore e la sua dedizione instancabile a favore del prossimo, specialmente il più bisognoso, raggiungendo le periferie esistenziali del mondo”.
Per quale motivo suor Elisa Matinez predilesse i bambini e le madri soli?
“Madre Elisa da sempre ha avuto un’attenzione particolare verso le ragazze madri, permettendo loro di portare avanti la maternità e, quindi, proteggere anche i figli ancora nel grembo materno che diversamente non sarebbero mai nati. Si tratta, questo, di un altissimo obiettivo che fa onore alla nostra beata, specialmente oggi che rischia di essere offuscato da una diffusa cultura abortista.
Anche i figli già nati da queste madri nubili trovarono in diverse Case da lei fondate un nido caldo e sicuro, concretizzando l’altro suo chiodo fisso: mai separare i figli dalle mamme! Trattasi di opere benemerite e molto ardite, se pensiamo che nel contesto storico dei lontani anni ‘40-50, così diversi per mentalità e tolleranza dai nostri tempi, l’avere un figlio fuori del vincolo matrimoniale per una donna era la più infamante delle colpe.
Molte di esse, per un certo perbenismo di facciata, venivano addirittura cacciate di casa per la vergogna provata dalla famiglia di provenienza di fronte all’opinione pubblica, mentre i loro piccoli, strappati all’affetto materno, solitamente erano segregati in orfanotrofi. In questo madre Elisa Martinez ha precorso i tempi. Tali attenzioni materne che vanno a suo merito, madre Elisa le ha fissate anche tra le principali finalità di apostolato della sua Congregazione Religiosa delle Figlie di Santa Maria di Leuca”.
Con quali intenzioni fondò la Congregazione?
“Ispirata dalla massima evangelica di Gesù Buon Pastore che esorta: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25,40) madre Elisa nel 1938 diede inizio a Miggiano (Le) alla ‘Pia Unione dell’Immacolata’, dedicandosi con le prime suore alla catechesi in parrocchia, all’educazione della prima infanzia, all’apostolato svolto in casa a vantaggio delle adolescenti che apprendevano l’arte del cucito e del ricamo, al servizio infermieristico a domicilio. Nel 1941 la Pia Unione fu riconosciuta come ‘Istituto di Diritto Diocesano’ prendendo il nome di ‘Figlie di Santa Maria di Leuca’. Con questo riconoscimento e soprattutto nel 1943 con l’ulteriore riconoscimento di Diritto Pontificio, le finalità di apostolato si estesero all’assistenza delle madri nubili e dei loro piccoli, dei carcerati, dei fratelli emigranti sparsi nel mondo, degli anziani, negli asili nidi, e in altre necessità che si presentavano nei territori in cui si stabiliva la presenza delle sue suore”.
Per quale motivo aprì un asilo dedicato a Maria Montessori?
“Nelle scuole d’infanzia delle Figlie di Santa Maria di Leuca si privilegia il metodo didattico di Maria Montessori che è in linea con il loro metodo educativo”.
Perché il suo apostolato è stato ‘mariano’?
“Nella sua vita la beata Elisa ha amato appassionatamente e filialmente Maria Santissima. Infatti, oltre a quella cristologica, colonna portante della sua spiritualità fu quella mariana. Ella si è ispirata continuamente alla Vergine Maria pronunciando sul suo esempio il ‘sì’ generoso. Seguendo le sue orme, la imitò nella vita interiore, nella contemplazione assidua della parola di Dio e nello slancio verso il prossimo bisognoso, così come fece Maria stessa quando si mise a servizio della cugina Elisabetta (Lc 1, 39-56).
Questa peculiarità mariana l’ha trasfusa alla sua Famiglia Religiosa che, dietro il suo esempio, continua a diffondere nel mondo oltre il nome di Maria, anche il suo culto e il suo stile di vita. Lo stesso abito indossato dalle suore è marcatamente mariano: il colore bianco e stretto da un nastro azzurro richiama le apparizioni di Maria Immacolata a Lourdes.
La beata Elisa ha sempre riposto con filiale fiducia nelle sue mani tutta se stessa e la Congregazione che, appunto, volle a Lei dedicata con questa specifica finalità: Ebbene io vi ho aperto questa casa spirituale nella quale voi vivete come a casa vostra, perché possiate lodare Maria e avere così la vita eterna, oppure, come dice la Sacra Scrittura, per ‘ascoltarvi’ Maria e ‘vegliare’ sulla soglia della sua casa e avere così la felicità”.
Quale era la sua spiritualità?
“Come accennato precedentemente, uno dei punti cardini della sua spiritualità fu quella cristologica. L’Eucaristia celebrata e adorata costituiva il cuore della sua giornata. Quando poteva, partecipava durante la giornata a più sante Messe anche (diceva) per supplire a tanti che non ne sentono più il bisogno. Nel silenzio della cappella dell’Istituto la si trovava volentieri in lunghi e appassionati colloqui eucaristici. Anche il sacramento della penitenza era un suo costante punto di riferimento”.
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