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Dalle diocesi, in queste settimane molte inizieranno il nuovo anno pastorale

Incoraggiare i credenti a non rinunciare alla testimonianza sui temi dell’educazione affettiva, della preparazione al matrimonio religioso, dell’accoglienza della vita, del lavoro, della pace e della terza età. C’è tutto questo nella lettera pastorale dal titolo “Viviamo di una vita ricevuta” dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini pubblicata in occasione dell’apertura dell’anno pastorale. Un avvio tradizionalmente fissato all’8 settembre in occasione della festa della Natività di Maria, patrona della cattedrale del capoluogo lombardo. Durante una solenne celebrazione ieri mattina il Rito di ammissione di undici seminaristi della diocesi al percorso verso l’ordinazione sacerdotale e di un laico che inizia il cammino per diventare diacono permanente. E poi la proposta pastorale contenuta nella lettera: proposta che è da intendersi più propriamente come un “programma di lavoro” per gli anni a venire e nasce da un ascolto e una consultazione che he ha coinvolto i Consigli diocesani - presbiterale e pastorale -, così come persone che hanno ritenuto di “farmi pervenire osservazioni e proposte”, sottolinea Delpini.

Nell’omelia il presule ha offerto una prima presentazione dei contenuti e degli obiettivi del documento che parte dalla professione di fede che “riconosce la vita come dono di Dio. In questo senso si deve intendere la vita come ‘vocazione ad amare’”, si legge nel testo, pur nella consapevolezza che “i cristiani non vogliono e non possono giudicare nessuno”. Per l’arcivescovo “l’illusione dell’individualismo è di essere padroni e arbitri insindacabili della propria esistenza: ci si trova di fronte alle infinite possibilità offerte dalla situazione e si può scegliere la via da percorrere per giungere al compimento dei propri desideri. La vita è mia e ne faccio quello che voglio”. Le domande sul principio e sulla fine, sul perché e sul senso risultano “moleste, imbarazzanti”. Gesù – scrive Delpini – “chiama alla fede e la fede non si riduce a una convinzione, ma è la relazione di cui viviamo: la vita, infatti, non si limita a un fatto fisico di un organismo che funziona, ma è relazione che chiama a vivere, è dono, è grazia. La fede cristiana non si riduce a una convinzione personale né a una dottrina da imparare, né a un sentimento. Credere in Gesù è, piuttosto, entrare nel mistero di Dio che ha mandato il suo Figlio Unigenito nella carne, nella storia, nelle relazioni di cui vivono gli uomini e le donne”.

Presentazione del nuovo anno pastorale anche a Bologna questa mattina con l’Assemblea diocesana presieduta dall’arcivescovo, il card. Matteo Zuppi. “L’Assemblea diocesana – afferma mons. Stefano Ottani, Vicario generale per la Sinodalità – si svolgerà̀ con modalità̀ mista" per dare la possibilità̀ a chiunque di ascoltare anzitutto la presentazione dell’icona biblica che guiderà il cammino del prossimo Anno pastorale, cioè la pagina evangelica dei ‘discepoli di Emmaus’. Sarà anche l’occasione per fare il punto sul percorso sinodale diocesano e sulle linee guida per la nostra Chiesa nell’anno che sta per cominciare, poco prima della tradizionale tre Giorni del clero” che si svolgerà dal 18 al 20 settembre. “

Fare un passo nuovo significa fidarsi di Dio”, scrive in una lettera l’arcivescovo di Matera-Irsina,  Giuseppe Caiazzo. Rivolgendosi al clero scrive: “Ringrazio Dio perché ci siete! Siete una ricchezza per l’intera Chiesa e in particolare per il nostro territorio diocesano”.

A Perugia-Citta delle Pieve la comunità diocesana si appresta a celebrare l’annuale Festa della Madonna delle Grazie, il 12 settembre, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Una festa “speciale” la definisce il vicario generale don Simone Sorbaioli,  per il compimento del primo anno di episcopato dell’arcivescovo Ivan Maffeis al quale verrà conferito il pallio degli arcivescovi metropoliti dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherring, in rappresentanza del Papa durante la solenne concelebrazione eucaristica di martedì 12 settembre a cui parteciperanno anche i vescovi delle diocesi suffraganee della Metropolia (Assisi, Città di Castello, Foligno e Gubbio).

Nella stessa data Maffeis consegnerà alla diocesi la sua prima Lettera pastorale dal titolo “Il coraggio dei passi”. Non si tratta – spiega la diocesi - di un bilancio del primo anno di episcopato, ma di una   riflessione pastorale a 360 gradi, dopo aver conosciuto tutte le componenti della Chiesa diocesana, avviato contatti con le realtà istituzionali, socio-culturali e produttive del territorio, soprattutto su quanto è emerso dall’Assemblea diocesana dello scorso maggio. Questa lettera è, come si evince dal titolo, una proposta di cammino che attende la Chiesa perugino-pievese per essere sempre “più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile (non è casuale l’immagine di giovani in copertina), per contribuire allo sviluppo di una società più umana e più giusta per dirsi, in primis, cristiana”. “In una stagione di fragilità diffusa – scrive Maffeis – la comunità cristiana rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna la crescita delle giovani generazioni”.

Un invito a “non chiudere gli occhi sulla situazione delle nostre comunità” arriva dal vescovo di Ivrea, Edoardo Aldo Cerrato in una lettera che ha inviato alla diocesi per il prossimo anno pastorale. Il vescovo, il prossimo 13 ottobre compirà 75 anni e presenterà al Papa la rinuncia al servizio nella diocesi. Nell’anno pastorale che inizia “continueremo – scrive – il Cammino sinodale”. “Ho preferito che il cammino si svolgesse senza atti spettacolari (che possono essere – in questo come in altri ambiti – manifestazioni esteriori che ci fanno fare ‘bella figura’, ma che poco aggiungono a quanto stiamo facendo nell’umiltà dell’impegno di ogni giorno…). Sono convinto che il ‘cammino’ sia fatto di passi umili e costanti: innanzi tutto quelli della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, della partecipazione cosciente ai Sacramenti: fecondo terreno su cui cresce un vero rapporto fraterno: ‘sinodalità’ infatti, non è gridarci l’un l’altro le proprie idee, ma conoscerci e comprenderci a vicenda, e confrontarci alla luce della Parola di Dio che è la Verità, consapevoli che apparteniamo tutti alla unità del Corpo di Cristo”.  “Siamo chiamati, innanzitutto, ad ascoltare – scrive il presule - che cosa dice il Signore e a chiederci, ognuno, come stiamo vivendo la comunione, la partecipazione alla vita della Chiesa, e la missione”, continua Cerrato, per il quale “realisticamente, non possiamo chiudere gli occhi sulla situazione delle nostre comunità, come di tutta la Chiesa e della stessa società”.

In queste settimane molte le diocesi che inizieranno il nuovo anno con celebrazioni e assemblee diocesane.

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