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Papa Francesco nomina il nuovo ausiliare di Roma rettore del seminario romano maggiore

Monsignor Michele Di Tolve con Papa Francesco

Con una nomina che idealmente fa seguito a quella del nuovo prefetto della Dottrina della Fede, Papa Francesco nomina il vescovo ausiliare di Roma eletto Michele Tolve rettore del Seminario Romano Maggiore, e gli dà per decreto il compito di “rafforzare i rapporti tra le realtà di formazione al sacerdozio presenti nel territorio della diocesi di Roma e di coordinarne le attività”.

Sarà ordinato vescovo il prossimo 2 settembre a Milano, e una volta arrivato a Roma Michele Di Tolve si troverà, dunque, catapultato in un nuovo incarico, che è quello di gestire la formazione dei sacerdoti. E, come è successo all’arcivescovo Victor Manuel Fernandez, cui il Papa ha dato il compito di “guardare” più che essere guardiano della dottrina nel suo nuovo ruolo di prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, allo stesso modo a Di Tolve sarà dato il compito probabile di creare nuovi percorsi di formazione, più adeguati al pensiero di Papa Francesco.

Così, con due nomine successive, Papa Francesco comincia a plasmare non solo il modo in cui si gestiscono le questioni dottrinali, ma anche a dare una chiara indicazione di come vuole sia la formazione.

La nomina di Di Tolve viene dopo un decreto in cui il Papa ricorda la promulgazione della In Ecclesiarum Comunione del 6 gennaio 2023, che ridefiniva l’ordinamento del Vicariato di Roma, e in cui ricordava che in quello stesso giorno aveva assegnato al vescovo Baldassarre Reina l’incarico di vicegerente.

Ora, con un decreto, il Papa decide che “a S.E. Mons. Michele Di Tolve sia affidato il compito di rafforzare i rapporti tra le realtà di formazione al Sacerdozio presenti nel territorio della Diocesi di Roma e di coordinarne le attività, in accordo con S.E. Mons. Baldassarre Reina, Vicegerente. In tale contesto, nomino S.E. Mons. Michele Di Tolve Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore”. Inoltre, il nuovo rettore sarà chiamato a riferimento direttamente al Papa per le Questioni importanti.

Termina, così, il quinquennio di padre Gabriele Faraghini, dei Piccoli Fratelli della Comunità Jesus Caritas di Charles de Foucauld, come rettore del seminario, e inizia l’era del nuovo vescovo Di Tolve. Come abbia conosciuto e apprezzato Di Tolve, il Papa lo aveva raccontato ai parrocchiani di Rho incontrandoli lo scorso 25 marzo: gli era stato segnalato da una cugina, aveva chiamato, aveva sentito le urla vocianti dei ragazzi intorno a lui, aveva chiesto di portare la parrocchia di Rho. Se Faraghini incarnava il modello di “prete di periferia” che Papa Francesco voleva, il neo vescovo Di Tolve incarna il modello di pastorale giovanile del Papa.

Di Tolve è già stato rettore di un seminario, e precisamente del Seminario Arcivescovile di Milano dal 2014 al 2020. In precedenza, era stato anche responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale Scolastica.

Colpisce che a gestire il vicariato siano stati chiamati due vescovi ausiliari non romani, come Baldassare Reina, siciliano, e Michele Di Tolve, lombardo. È un segno che il Papa vuole dare un taglio netto con il passato.

Si chiude, così, il percorso di riforma del Vicariato di Roma cominciato con la In Ecclesiarum Comunione dello scorso 6 gennaio. Prima di entrare in alcuni dettagli del nuovo decreto, si deve però comprendere la storia precedente. L’ultima riforma della struttura del vicariato di Roma fu delineata da Giovanni Paolo II nel 1988, con la costituzione apostolica Ecclesia In Urbe. Anche in quel caso, la riforma della struttura del vicariato si andava a collegare direttamente con la riforma della Curia, promulgata proprio in quei giorni.

Pur in realtà riprendendo in larghi tratti la Costituzione di Giovanni Paolo II, la riforma di Papa Francesco, però, presentava allo stesso tempo due caratteristiche generali del modo di Papa Francesco di legiferare: l’utilizzo di consigli o commissioni; e il riferire tutti i consigli e le commissioni direttamente alla potestà del Papa stesso.

È chiaro che il Papa è vescovo di Roma, e che il Vicario del Papa per la diocesi è il suo ausiliare. Papa Francesco, però,  era andato oltre, accompagnando anche la Costituzione con un decreto che ha definito direttamente le aree di competenza dei vescovi ausiliari. Il Papa, dunque, non nomina più solo i settori di competenza degli ausiliari di Roma, ma ne decide anche gli ambiti di competenza nell’ambito del governo del vicariato.

Papa Francesco mostra, in questo modo, una volontà di esercitare un maggiore controllo personale su tutto quello che succede in vicariato. Con il decreto di monsignor Michele Di Tolve, si è garantito anche una eredità nella formazione dei sacerdoti. Il Pontificio Seminario Romano Maggiore è il seminario di Roma dove si forma il clero di domani. Ma il Papa sembra pensare anche ad una realtà più integrata con la formazione nel territorio. Sarà da vedere come monsignor Di Tolve assolverà il suo incarico.

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