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Spei Satelles, progetto del Servizio per l’Apostolato Digitale dell’arcidiocesi di Torino

Lunedì 12 giugno alle ore 23.19 (ora italiana) dalla base di lancio di Vandemberg in California, a bordo di un razzo, è iniziato il progetto ‘Spei Satelles’: un CubeSat costruito dal Politecnico di Torino ed operato dall’Agenzia Spaziale Italiana, che è entrato in orbita per portare un messaggio di speranza e pace custodito in un nanobook realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Due i compiti principali: far volare nello spazio, trasformato in nanobook, il libro di papa Francesco ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’, e trasmettere ogni due minuti messaggi pontifici che tutti i radioamatori del mondo potranno captare sulla frequenza di 437,5 MH.

L’iniziativa, promossa dal Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, si ricollega al messaggio di papa Francesco avvenuto il 27 marzo 2020 con la ‘Statio Orbis’ in piazza san Pietro. Quella preghiera è divenuta una icona di speranza che continua il suo viaggio e che continua a chiamare all’azione gli abitanti del pianeta. Per significare questo impegno comune, camminando insieme al papa, chi lo desidera potrà partecipare al viaggio di ‘Spei Satelles’ e farsi portatore di speranza e pace iscrivendo il proprio nome sul sito www.speisatelles.org.

Nel terzo anniversario della ‘Statio Orbis’ e nel decimo anniversario del pontificato di papa Francesco, il Dicastero per la Comunicazione, ha lavorato con soggetti tra loro molto diversi per lanciare, insieme, un rinnovato segno di speranza; a partire da quel primo seme. E’ nato così un progetto, coordinato dal segretario del Dicastero per la Comunicazione, mons. Lucio Adrian Ruiz, che ha coinvolto il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Il Politecnico di Torino, l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, l’Istituto Universitario Salesiano Venezia – IUSVE e l’Apostolato Digitale dell’arcidiocesi di Torino: la missione spaziale ‘Spei Satelles’.

Per mettere in orbita, come segno e profezia di speranza, questo micro-manufatto, l’Agenzia Spaziale Italiana ed il Politecnico di Torino hanno lavorato poi in stretta sinergia. I giovani dell’Ateneo torinese, guidati dalla prof. sa Sabrina Corpino, hanno progettato e costruito a tempo di record un CubeSat 3U SpeiSat che potesse ospitare e custodire il nanobook. L’Agenzia Spaziale Italiana guidata dall’ing. Giorgio Saccoccia ha reso possibile il suo sviluppo, il lancio e la messa in orbita bassa terrestre (Low Earth Orbit-LEO) ad un’altitudine di circa 525 Km.

Per conoscere meglio il progetto ‘Spei Satelles’ abbiamo chiesto a don Luca Peyron, responsabile del Servizio per l’Apostolato Digitale dell’arcidiocesi di Torino, di spiegarci l’iniziativa: “Spei Satelles è una missione spaziale che ha come fine portare speranza ed attivare concreti gesti di fraternità. Consiste nella creazione, lancio e gestione di un nanosatellite che porta con sé il messaggio di speranza di Papa Francesco durante la pandemia, una trasmittente radio captabile sulla terra ed i nomi di coloro che hanno scelto di partecipare con Francesco a questa missione spaziale. Spei Satelles nasce dalla collaborazione di enti molto diversi che insieme hanno scelto di lavorare per la speranza. Il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, l’Agenzia Spaziale Italiana, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Politecnico di Torino, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia IUSVE oltre alle aziende private che concretamente ci stanno aiutando a realizzare tutto questo”.

Cosa significa questo progetto dal punto di vista culturale e pastorale?

“Lo spazio è uno dei pochi luoghi rimasti dove collaborazione e pace non sono degli slogan ma la quotidianità. Porre un satellite in orbita con l’unico scopo di essere un segno è uno strumento da un lato di profezia, dall’altro di pastorale. Profezia perché ci dice che la tecnica può essere a servizio del senso e del significato della vita anche al di là della semplice operatività di uno strumento. È pastorale perché comunicando con la terra può essere usato sia per invitare a fare gesti di fraternità sia a raccontare un nuovo rapporto tra fede, scienza e tecnica. Per questo stiamo approntando degli strumenti concreti da usare in tutti gli ambienti educativi: scuole, oratori, associazioni.

In cosa consiste una profezia intergenerazionale?

“Nella presa di coscienza che la metamorfosi digitale per essere vissuta secondo il Vangelo e secondo verità ha bisogno che le generazioni dialoghino e si mettano, ciascuna con le proprie competenze ed abilità a servizio del bene comune”.

Nel messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali il papa ha invitato a ‘comunicare cordialmente’: come è possibile?

“Si comunica cordialmente decidendo a monte qual è lo scopo del comunicare stesso. Il Verbo si è fatto carne per dirci innanzitutto che la comunicazione può avere come scopo principale non la gestione di poteri o l’informazione, ma la relazione, il cuore a cuore. Una parola cordiale è una parola che fa pulsare vita in chi l’ascolta, come il cuore pompa il sangue in un organismo”.

Quale sfida lancia alla Chiesa l’Intelligenza Artificiale?

“Di essere uno strumento a servizio del pieno compimento dell’umano che ciascuno di noi è. L’Intelligenza Artificiale è uno strumento in continua evoluzione e che accresce la propria capacità di stare nella realtà gestendone diversi aspetti. Questo ci interroga sulla progettazione, sull’uso e sull’implementazione di questi sistemi affinchè siano in ultima analisi a servizio del bene comune e dell’umano. Ma essa contemporaneamente ci interroga nuovamente sull’essere umano, sulle sue peculiarità, fragilità e grandezze. L’artificiale ci chiede di pensare il naturale, non per snaturarlo, ma per farlo fiorire ancora di più”.

Nel 2019 l’arcidiocesi di Torino ha dato vita al Servizio Diocesano per l’Apostolato Digitale, che si inserisce all’interno della Pastorale Universitaria: cosa è l’apostolato digitale?

“Un’equipe di persone con competenze ed età diverse che studia la contemporaneità digitale e si mette a servizio, attraverso il pensiero e l’azione, di questo tempo complesso. E’ nato dall’intuizione del sinodo su giovani e vocazione e si propone non di fare qualcosa, ma di essere a servizio di chi pensa e fa, di chi fa apostolato, di chi governa la tecnologia, di chi riflette accademicamente su questi temi, di chi ogni giorno si confronta, con ruoli e posizioni differenti, con questo potente segno dei tempi che è il digitale”.

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