Piacenza, 14 June, 2023 / 9:00 AM
Si chiama La terra dei cardinali il progetto di turismo religioso lanciato a Piacenza in una giornata in ricordo del Cardinale Agostino Casaroli nel 25esimo della morte, ma che ha anche raccontato della straordinaria fecondità del piacentino nel fornire nell’utlimo secolo, e contemporaneamente, ben sette cardinali alla Chiesa.
Il progetto è stato lanciato in una giornata di studi che si è tenuta il 9 giugno e che si è conclusa con una Messa celebrata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che fu allievo di Casaroli, nella Chiesa di San Giovanni Battista a Castel San Giovanni, lì dove il Cardinale Casaroli apprese i primi rudimenti della fede.
L’uomo dell’Ostpolitik vaticana, di cui si è detto tutto e il contrario di tutto; emblema del martirio della pazienza, che ha dato il titolo ad un suo libro; diplomatico raffinato e maestro di una grande scuola era tutto questo il Cardinale Agostino Casaroli, figlio illustre di Piacenza, che ha tessuto la diplomazia della Santa Sede per un cinquantennio, e in uno dei periodi più difficili, quando l’interlocutore più ostico stava dall’altra parte della Cortina di Ferro ed era l’Unione Sovietica e tutta l’influenza che aveva sui suoi stati satelliti.
Nell’omelia, il Cardinale Parolin ha ricordato i tratti spirituali di Casaroli, dal servizio nelle carceri all’incrollabile fede nella provvidenza e la capacità di affidarsi a Dio anche nei momenti di estrema difficoltà.
Ha spiegato il Cardinale Parolin: “La costante fiducia in Dio, l’abbandono quasi infantile alla Sua volontà non l’avevano mai fatto indietreggiare davanti alle difficoltà e ai problemi apparentemente impossibili”.
La storia del Cardinale Casaroli, ha aggiunto l’attuale segretario di Stato vaticano, è “una storia bella e ottimistica, che ci insegna a non perdere mai la fiducia nella Provvidenza divina”.
Non poteva mancare un accenno al lavoro diplomatico di Casaroli, che fu Segretario di Stato vaticano dal 1979 al 1990, e prima ancora fu “viceministro” e “ministro” degli Esteri vaticano.
Ricordando l’approccio di Casaroli, Parolin lo ha definito come “un uomo del dialogo lungo e faticoso”, e per questo apprezzato da figure importanti nella Curia, ma anche “avversato e criticato da altre personalità perché ritenuto, a torto, troppo remissivo e rinunciatario davanti al blocco guidato dall’Unione Sovietica”. Un’azione che, ha sottolineato ancora Parolin, era animata da “una grande fede nella missione della Chiesa, chiamata ad annunciare la speranza del regno di Dio a poveri e a ricchi, a dotti e a indotti, a credenti e ad agnostici. E perché no, anche ad atei”.
Nel convegno che ha preceduto la Messa, il professor Antonio G. Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Piacenza, ha delineato la figura del Cardinale Casaroli, ricordando anche i tratti che ne hanno fatto il Cardinale Pietro Parolin, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher e lo stesso Papa Francesco.
Ci troviamo oggi, ha detto il professor Chizzoniti, in un panorama mutato quando dieci anni fa si discusse dell’eredità di Casaroli in un convegno sullo “sguardo lungo della Chiesa”, e che oggi è difficile “collocare la figura di Agostino Casaroli nell’attuale contesto dell’azione della diplomazia vaticana”.
Casaroli, ricorda il professor Chizzoniti, “aveva avuto occasione di visitare il Cremlino (primo segretario di Stato ad entrarci accolto da Michail Gorbaciov). E poi negli anni prima della morte la nascita dell’Unione europea e il ritorno della guerra in Europa con il conflitto dell’ex Jugoslavia.
Quando la Santa Sede contraddicendo ogni prassi diplomatica fino ad allora consolidata nel gennaio del 1992 riconobbe la Croazia e la Slovenia ad un vaticanista che lo interrogava, off record, disse ‘E’ una catastrofe. Non mi faccia dire altro’. E forse non lo era... I tempi cambiano! Non credo che avesse immaginato nulla di tutto ciò e del suo viaggiare per il mondo accompagnando il capo della Chiesa cattolica”.
Casaroli era, sottolinea il professore, “un saggio al servizio della Chiesa”, che – come disse a Famiglia Cristiana nel 1996 – continuava a rimanere convinto della utilità della diplomazia della Santa Sede, e aggiungeva: “L’importante è che il servizio diplomatico della Santa Sede sia di prim’ordine: dal punto di vista spirituale, culturale e di concreta conoscenza”.
Chizzoniti individua in pazienza, fedeltà, ma anche capacità di analisi e forza di convinzione i tratti caratteristici dell’agire di Casaroli. Il quale ha vissuto al servizio di una diplomazia pontificia che ha sia un tratto ad extra (le relazioni con gli Stati, ma anche la missione) sia ad intra (la difesa della libertà religiosa), un respiro a doppo polmone che “che ha consentito il riconoscimento per l’azione diplomatica vaticana di un ruolo centrale per la composizione di numerosi conflitti e per l’avvio di programmi a favore del superamento delle disuguagliante” e “in questo ambito la figura di Agostino Casaroli è stata decisiva al servizio, con modulazioni ed incari diversi, di pontefici di grande levatura”.
Nel pensiero di Casaroli “non esiste diplomazia senza una visione universale del Pontefice, ogni pontefice delimita modi e confini dell’azione diplomatica e le strutture ecclesiastiche sono al servizio di quella visione. Almeno nel pensiero di Casaroli...”.
E qui Chizzoniti introduce un mosaico, una diversità di approcci dei Papi, guardando alla figura di Papa Francesco che si rivolge soprattutto “agli uomini di buona volontà”, e “in questa cornice il rilancio del multilateralismo è essenziale e le relazioni internazionali devono mirare a promuovere la responsabilità di ogni paese per il superamento delle ingiustizie sociali”.
“È chiaro – aggiunge Chizzoniti - che in questa ricostruzione il bilateralismo e l’azione ad intra è insufficiente e finisce col favorire la condizione dei paesi ricchi a scapito di quelli poveri”. E nota: “Il protagonismo e la capacità mediatica di Francesco vanno bilanciati con la necessità di non azzerare l’attività diplomatica ‘classica’ che come, ad esempio, nel caso della Cina guarda alle esigenze tipiche di tutela per le comunità cattoliche”.
Il professore parla in particolare della vicenda cinese, che “ricorda molto l’Ostpolitik casaroliana”, il cui tema centrale è la nomina dei vescovi, come successe con l’accordo dell’Ungheria. “Lo stesso Casaroli – racconta - nel febbraio del 1981 ad Hong Kong incontra mons. Deng Yiming, allora vescovo di Canton che suggerisce alla Santa Sede di consentire che i vescovi legittimi cinesi possano scegliere ed ordinare i propri successori, facoltà che nel dicembre dello stesso anno viene accordata senza necessità di “mandato apostolico”.
Si tratta “dell’avvio della ‘Chiesa clandestina cinese’ che porterà alla costituzione di una conferenza episcopale mai riconosciuta da Roma”.
E “molti anni dopo nel 2009 sarà proprio Pietro Parolin, allora sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, a giungere quasi alla conclusione di un accordo circa la procedura per la nomina condivisa e sulle modalità di consacrazione. In quel contesto l’ordinazione vescovile dell’attuale segretario di Stato e la sua nomina a nunzio in Venezuela ne rallenterà la firma per parte vaticana. Firma poi sfumata”.
Solo nel 2018 si giungerà ad un accordo, seguendo una logica che “riporta all’attenzione l’esigenza di non abbandonare e ritenere superata un’attività diplomatica che guarda al dialogo con gli Stati e in molte parti del mondo è ancora decisivo per garantire la libertà religiosa della Chiesa. Uno spazio di azione nel quale Casaroli rimane ancora un esempio insuperato di capacità diplomatica”.
Chizzoniti nota che il quadro europeo sembra “aver perso definitivamente centralità per la vita della Chiesa”, sottolinea l’assai problematico spazio di confine non solo politico, ma anche religioso tra la Russia, l’Ucraina e con essa anche quell’area peculiare di ex territori sovietici a cavallo tra Europa ed Asia, nota “la nuova centralità dello spazio latino-americano. Rivivificato dal pontificato di Francesco, e molto tempo prima agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso cuore dell’attività dei due ecclesiastici e poi cardinali piacentini Samorè e Casaroli”.
Conclude il professore: “Agostino Casaroli era figlio e allievo di una Chiesa e di una scuola diplomatica oggi assai diverse. La sua figura continua apparentemente ad essere richiamata, ma più che i ricordi simbolici credo rimangano gli insegnamenti che guardavano agli interessi della Chiesa nel suo stare nel mondo, nel confronto costante con gli Stati, spesso padroni (della libertà religiosa dei fedeli cattolici), con i quali la Chiesa doveva contrattare e se possibile collaborare; con le organizzazioni internazionali che operando a livello multilaterale consentivano e continuano a consentire alla Chiesa non solo di rafforzare l’impegno a tutela della libertà religiosa, ma di svolgere quel ruolo di ‘espertissima in umanità’ al servizio della pace e delle miserie umane”.
Lanciando il progetto "La terra dei cardinali", Giulia Mazzoni ha tratteggiato prima di tutto le figure cardinalizie della diocesi di Piacenza – Bobbio, che ha visto “la contemporanea presenza di sette cardinali legati per nascita, formazione o incardinazione a questo vasto territorio che si estende nelle province civili di Piacenza, Parma, Pavia e Genova e che vede come punti cardinali Castel San Giovanni, Piacenza e Bedonia”.
(La storia continua sotto)
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Cinque di loro si erano formati al Collegio Alberoni, intitolato ad un altro cardinale Piacentino, Giulio Alberoni. I sette cardinali sono: Mario Nasalli Rocca, Antonio Samorè, Silvio Oddi, Opilio Rossi, Ersilio Tonini, Luigi Poggi e Agostino Casaroli. Ripercorrere brevemente i tratti salienti della loro la vita aiuta a comprendere la portata dell’eredità culturale e spirituale acquisita dal territorio.
Al di là di Casaroli, Nasalli Rocca sarà creato cardinale nel 1969, con vari incarichi in Vaticano a Curriculum. Antonio Samoré è invece diplomatico sin dall’inizio, ed è colui che stipula i concordati tra Santa Sede e Spagna nel 1953 e tra Santa Sede e Repubblica Dominicana nel 1954. Negli Anni Cinquanta, Casaroli lavora con lui per consolidare il CELAM.
Oddi, classe 1910, compagno di Casaroli al Collegio Alberione, riceve il compito di ristabilire i contatti tra la Santa Sede e le sue rappresentanze in Medio Oriente interrotti a causa delle vicende belliche. Nel 1953 è nominato delegato apostolico per Gerusalemme e Palestina, mentre nel 1957 diviene Internunzio apostolico in Egitto sino al 1962 quando viene nominato Nunzio apostolico in Belgio e Lussemburgo mantenendo l’incarico fino alla nomina cardinalizia avvenuta nel 1969. Dieci più tardi ricoprirà la carica di Prefetto della Congregazione per il Cleo fino al 1985.
È nato New York, ma formato al Collegio Alberoni, Opilio Rossi, una carriera da nunzio in Ecuador, Cile ed Austria prima di rientrare a Roma, dove ricopre i ruoli di presindete del Pontificio Consiglio per i Laici e del Pontificio Comitato per la famiglia, nonché presidente del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali dal 1983 al 1990.
Tutti conoscono il Cardinale Ersilio Tonini, piacentino di nascita, arcivescovo di Ravenna e di Crevia e presidente del Consiglio di Amministrazione del quotidiano Avvenire. È forse l’unico non diplomatico della nidiata.
L’ultimo è Luigi Poggi, che si diploma alla Pontificia Accademia Ecclesiastica per poi lavorare nelle nunziature di Tunisia, Africa Centrale, Perù e poi da nunzio in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Bulgaria. Molti i concordati che ha stipulato in quegli anni. Ha finito la carriera come Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
La dottoressa Mazzoni nota che l’eredità di questi cardinali “rappresenta una concreta opportunità per dare risalto al territorio, secondo una duplice ma complementare modalità: se da un lato la loro testimonianza si rivela essere un canale per la valorizzazione del patrimonio della Diocesi, dall’altro un mezzo per promuovere il turismo locale, non solo di natura religiosa”.
Dopo una vasta disamina sulla normativa turistica, Mazzoni ricorda che “il crescente affermarsi del turismo lento e sostenibile e il parallelo consolidarsi dell’elemento dell’immaterialità di cui si è detto, da un punto di vista primariamente sociologico, prima ancora che normativo, hanno condotto verso la promozione di quelli che la CEI ha definito come i cammini della fede, itinerari turistico religiosi che non sono tali per la materialità del percorso e neppure per i beni culturali materiali che possono concettualmente inglobare (museo a celo aperto) ma per il significato spirituale, culturale identitario ed esperienziale che propongono: aspetti propri dell’immaterialità”.
La dottoressa lancia dunque il progetto “La terra dei cardinali” che intende predisporre una rete di percorsi e cammini che toccando i luoghi di vita e formazione di questi importanti ecclesiastici che hanno determinato la vita della Chiesa nel secolo scorso, oltre a promuoverne l'eredità spirituale, consentano un'efficacia valorizzazione turistico-culturale e religiosa del territorio”.
Il progetto si svilupperà “attraverso una mappatura del patrimonio culturale interessato di interesse religioso e non solo dei vari percorsi”, che porterà a disporre “una rete di itinerari turistici che metta in evidenza la specificità di ogni percorso arricchito anche dalla segnalazione di tutti i servizi turistici presenti (ricettivi, ristorazione eccetera). Ove possibile si predisporranno anche veri e propri cammini turistico religiosi da inserire nell'apposito registro regionale in quello nazionale recentemente costituito dal ministero del turismo”.
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