Città del Vaticano , 29 May, 2023 / 11:45 AM
"State attenti a distinguere bene l’azione apostolica dal proselitismo: noi non facciamo proselitismo. Il Signore non ha mai fatto proselitismo". Il Papa lo ha detto ai Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti) e la famiglia spirituale di Sant’Antonio Maria Zaccaria in occasione del 125.mo anniversario dalla sua canonizzazione.
Ricordando la vita di Sant’Antonio Maria Zaccaria il Papa ha parlato del rapporto con Cristo, lo zelo apostolico e il coraggio creativo. "Nell’esperienza dello stesso Zaccaria, alla base della missione c’è il “correre verso Dio”, cioè un rapporto forte con il Signore Gesù" ha detto il Papa e a proposito della missionarietà ha detto: "Il nostro annuncio missionario non è proselitismo –
sottolineo tanto questo – ma condivisione di un incontro personale che ha cambiato la nostra vita!
Senza questo, non abbiamo nulla da annunciare, né una destinazione verso cui camminare insieme".
Poi ha ricordato che un cristiano non deve mai essere triste: "Noi non vogliamo diventare discepoli tristi! Anche qui faccio una domanda: c’è dentro di me quel verme della tristezza? A volte in me, religioso, religiosa, laico, lascio che quel verme entri? Qualcuno diceva che un cristiano triste è un triste cristiano: è vero". Invece, spiega il Papa "lo Spirito “vivo” di Cristo è quello che conquista il cuore, che non ti fa stare seduto in poltrona, ma ti fa uscire verso i fratelli, con lo zaino leggero e lo sguardo pieno di carità".
E parlando del "coraggio creativo" il Papa dice che"non si tratta tanto di elaborare tecniche sofisticate di evangelizzazione, quanto piuttosto, come dice San Paolo, di farsi «tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno»".
Il Papa ha ricordato che Sant’Antonio Maria con questo coraggio ha dato vita a "tutte realtà nuove – è stato creativo, ma con la fedeltà al Vangelo" anche perché "perché non ha esercitato la sua creatività al di fuori della Chiesa: lo ha fatto dentro di essa, accettando le correzioni e i richiami, cercando di spiegare e illustrare le ragioni delle sue scelte e custodendo la comunione nell’obbedienza".
Infine un richiama alla comunione nella vita e nell’apostolato che è "la prima testimonianza che siete chiamati a rendere, particolarmente in un mondo diviso da lotte ed egoismi. Essa è scritta nel DNA della vita cristiana e dell’apostolato: «Perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21), come pregò il Signore. Del resto la parola stessa “collegio” indica proprio questo: scelti per stare insieme, per vivere, lavorare, pregare, soffrire e gioire insieme, come comunità".
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