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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, “migrare dovrebbe sempre essere una scelta libera”

Papa Francesco con alcuni migranti

Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera”. Papa Francesco lo sottolinea nel messaggio per la 109esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che ha come tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Perché la Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre sostenuto che il primo diritto è quello di rimanere nella propria terra, o perlomeno di migrare liberamente, senza costrizioni. E propone di stabilire il diritto “non ancora codificato” di non emigrare. La strada per questo diritto, riconosce il Papa, è lunga, ma “fino a quando questo diritto non sarà garantito, saranno ancora in molti a dover partire per cercare una vita migliore”.

Il messaggio è breve e intervallato da citazioni bibliche. Il primo esempio è quello della Sacra Famiglia di Nazaret, costretta ad andare in Egitto, in una migrazione “non frutto di una scelta libera, come del resto non lo furono molte delle migrazioni che hanno segnato la storia del popolo di Israele”.

Sottolinea Papa Francesco: “Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire.”

Papa Francesco ricorda anche le migrazioni di Giacobbe e i suoi discendenti a causa di “una grave carestia”, e sottolinea che “persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione”.

Così, aggiunge il Papa, “al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune”.

Ripercorrendo le citazioni bibliche, il Papa rammenta che la prima comunità cristiana stava insieme e metteva ogni cosa in comune, una realtà “che pare così distante dalla realtà odierna”. E aggiunge che “per fare della migrazione una scelta davvero libera, bisogna sforzarsi di garantire a tutti un’equa partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso allo sviluppo umano integrale. Solo così si potrà offrire ad ognuno la possibilità di vivere dignitosamente e realizzarsi personalmente e come famiglia”.

Garantire il diritto di restare, continua il Papa, spetta prima di tutto “ai Paesi di origine e ai loro governanti, chiamati ad esercitare la buona politica, trasparente, onesta, lungimirante e al servizio di tutti, specialmente dei più vulnerabili”. Ma riconosce che questi Paesi devono “essere messi in condizione di fare questo, senza trovarsi depredati delle proprie risorse naturali e umane e senza ingerenze esterne tese a favorire gli interessi di pochi”.

Solo “dove le circostanze permettano di scegliere se migrare o restare, si dovrà comunque garantire che tale scelta sia informata e ponderata, onde evitare che tanti uomini, donne e bambini cadano vittime di rischiose illusioni o di trafficanti senza scrupoli”.

Continuando con le sollecitazioni bibliche, Papa Francesco ricorda che “a celebrazione del giubileo per il popolo d’Israele rappresentava un atto di giustizia collettivo”, in cui i debiti venivano cancellati, venivano restituite le terre. E quindi “ci avviciniamo al Giubileo del 2025, è bene ricordare questo aspetto delle celebrazioni giubilari. È necessario uno sforzo congiunto dei singoli Paesi e della Comunità internazionale per assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace e con dignità nella propria terra”.

Il diritto di non dover emigrare “non è ancora codificato, ma è di fondamentale importanza”, la cui garanzia “è da comprendersi come corresponsabilità di tutti gli Stati nei confronti di un bene comune che va oltre i confini nazionali”.

Aggiunge Papa Francesco che “le risorse mondiali non sono illimitate”, e dunque “lo sviluppo dei Paesi economicamente più poveri dipende dalla capacità di condivisione che si riesce a generare tra tutti i Paesi”.

Papa Francesco poi cita il passaggio di Matteo 25, che, ha detto più volte, è il “protocollo su cui saremo giudicati”. Da qui, l’esortazione del Papa “perché ogni migrazione possa essere frutto di una scelta libera, siamo chiamati ad avere il massimo rispetto della dignità di ogni migrante; e ciò significa accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare”.

Conclude Papa Francesco: “Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno”.

E sottolinea che “il percorso sinodale che, come Chiesa, abbiamo intrapreso, ci porta a vedere nelle persone più vulnerabili – e tra questi molti migranti e rifugiati – dei compagni di viaggio speciali, da amare e curare come fratelli e sorelle. Solo camminando insieme potremo andare lontano e raggiungere la meta comune del nostro viaggio”.

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