Città del Vaticano , 07 April, 2023 / 5:40 PM
“Voci di pace in un mondo di guerra”. E' questo il tema scelto per le meditazioni della Via Crucis 2023. A differenza degli anni passati i testi delle meditazioni sono stati resi noti solo questo pomeriggio dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Papa Francesco a causa del freddo non sarà presente fisicamente al Colosseo, ma si unirà alla preghiera. Si unirà alla voce di tutti coloro che vivono “la terza guerra mondiale a pezzi".
“I testi proposti quest’anno per le stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo sono testimonianze ascoltate dal Santo Padre nel corso dei sui Viaggi Apostolici e in altre occasioni. La raccolta è stata curata da alcuni Dicasteri della Curia Romana”, specifica la Sala Stampa della Santa Sede.
Come si legge nella preghiera iniziale a ripercorrere la Via della Croce sarannno "echi di pace che riaffiorano in questa “terza guerra mondiale a pezzi”, grida che vengono da Paesi e aree oggi dilaniati da violenze, ingiustizie e povertà. Tutti i luoghi dove si patiscono conflitti, odi e persecuzioni sono presenti nella preghiera di questo venerdì santo".
Nella Via Crucis di questo anno non c'è solo la guerra in Ucraina, ma anche quella in tanti altri Paesi del pianeta, non dimenticando il dramma dei migranti. C’è anche la storia di un sacerdote torturato durante la guerra nei Balcani e i sogni e le speranze dei giovani dell'Africa più povera. Anche gli scorsi anni il Papa aveva dato attenzione a questi temi.
E sono i giovani a gridare la pace. “Noi giovani vogliamo la pace. Ma spesso cadiamo e la caduta ha tanti nomi: ci buttano a terra la pigrizia, la paura, lo sconforto, e anche le vuote promesse di una vita facile ma sporca, fatta di avidità e corruzione. È questo che accresce le spirali del narcotraffico, della violenza, delle dipendenze e dello sfruttamento delle persone, mentre troppe famiglie continuano a piangere la perdita dei figli; e l’impunità di chi truffa, rapisce e uccide non ha fine. Come ottenere la pace? Gesù, tu sei caduto sotto la croce, ma poi ti sei rialzato, hai preso di nuovo la croce e con essa ci hai dato la pace", così si legge nella terza stazioni.
La decima stazione "Gesù è spogliato delle vesti" è opera di un giovane ucraino e di uno russo. "L’anno scorso, papà e mamma hanno preso me e mio fratello più piccolo per portarci in Italia, dove nostra nonna lavora da più di vent’anni. Siamo partiti da Mariupol durante la notte. Alla frontiera i soldati hanno bloccato mio padre e gl’hanno detto che doveva rimanere in Ucraina a combattere. Noi abbiamo continuato in pullman per altri due giorni. Arrivati in Italia io ero triste. Mi sono sentito spogliato di tutto: completamente nudo. Non conoscevo la lingua e non avevo nessun amico. La nonna si sforzava per farmi sentire fortunato ma io non facevo altro che dire di voler tornare a casa. Alla fine la mia famiglia ha deciso di rientrare in Ucraina. Qui la situazione continua ad essere difficile, c’è guerra da tutte le parti, la città è distrutta. Ma nel cuore mi è rimasta quella certezza di cui mi parlava la nonna quando piangevo: “Vedrai passerà tutto. E con l’aiuto del buon Dio tornerà la pace”, dice il ragazzo ucraino.
"Io invece, sono un ragazzo russo… mentre lo dico sento quasi un senso di colpa, ma al tempo stesso non capisco perché e mi sento male due volte. Spogliato della felicità e di sogni per il futuro. Sono due anni che vedo piangere la nonna e la mamma. Una lettera ci ha comunicato che mio fratello più grande è morto, me lo ricordo ancora nel giorno del suo 18° compleanno, sorridente e brillante come il sole, e tutto questo solo qualche settimana prima di partire per un lungo viaggio. Tutti ci dicevano che dovevamo essere orgogliosi, ma a casa c’era solo tanta sofferenza e tristezza. La stessa cosa è successa anche per Papà e Nonno, anche loro sono partiti e non sappiamo più nulla. Qualche mio compagno di scuola, con tanta paura, mi ha detto all’orecchio che c’è la guerra. Tornato a casa ho scritto una preghiera: Gesù, per favore, fa che ci sia la pace in tutto il mondo e che tutti possiamo essere fratelli", conclude il giovane russo.
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