Kabul, 13 February, 2023 / 4:00 PM
L’impegno è quello per sviluppare ulteriormente “una Chiesa sinodale”, seguendo le indicazioni di Papa Francesco. Ma le note conclusive dei vescovi di Europa che si sono riuniti al termine dell’Assemblea Continentale del Sinodo sono molto dense, e hanno tra le righe molti più messaggi di quelli che si comprendono ad una prima lettura.
Il documento di lavoro per la tappa continentale del Sinodo, al punto 108, chiedeva ai vescovi di riunirsi tra loro dopo l’assemblea generale. Un modo per discernere sui risultati dell’assemblea, che a Praga si è riunita dal 5 al 9 febbraio, e che ha dato la parola a centinaia di persone.
Durante l’assemblea, insomma, è stata fatta una fotografia del continente europeo, con tutte le sue diversità, le sue tensioni Est – Ovest, ma anche Nord – Sud, le sfide. Ogni conferenza episcopale poteva scegliere i membri della sua delegazione, e anche da queste scelte si può comprendere quale è il messaggio che vogliono dare, o dove vogliono tendere.
Da questa assemblea, è scaturito un documento finale, che non vuole essere programmatico. È una raccolta di sollecitazioni, completa, che punta a dare alla Segreteria generale del Sinodo materiale per poter preparare l’instrumentum laboris del Sinodo sulla Sinodalità di ottobre.
Questo testo è stato letto e accettato dall’assemblea, e verrà pubblicato presto, appena saranno recepiti gli emendamenti dell’assemblea e verrà reso stilisticamente omogeneo.
Ma il testo sarà sostanzialmente quello, e contiene già le grandi sfide del continente: dalla secolarizzazione alla guerra che imperversa nel cuore dell’Europa e che richiede una giusta pace, dall’attenzione per le povertà a quello del ruolo della donna e dei giovani.
I vescovi, dal canto loro, hanno meditato i risultati dell’assemblea. Non era mai previsto che il loro testo sarebbe stato di commento o avrebbe sostituito quello dell’assemblea, ma la avrebbe piuttosto “accompagnata”.
È per questo che il testo è denso, contiene i grandi temi, ma non affronta questioni esplicite. È un testo che ribadisce comunque il ruolo dei vescovi, chiamati non solo ad accompagnare il processo sinodale, ma anche a prendere decisioni, a guidare il popolo di Dio.
Nella nota conclusiva, i vescovi mettono in luce come “l’ascolto reciproco, il dialogo fecondo, il racconto di come le nostre comunità ecclesiali hanno vissuto la prima fase del processo sinodale e si sono preparate a questo appuntamento continentale” siano “il segno evidente dell’unica appartenenza a Cristo”.
I vescovi si impegnano quindi “a continuare a vivere e promuovere il processo sinodale nelle strutture e nel vissuto delle nostre diocesi”, sottolineando che “questa esperienza della sollecitudine per tutta la Chiesa in Europa ci ha rincuorato nel nostro impegno per vivere con fedeltà la nostra missione universale”.
“Ci impegniamo – scrivono i vescovi - a sostenere le indicazioni del Santo Padre, successore di Pietro, per una Chiesa sinodale alimentata dall’esperienza della comunione, della partecipazione e della missione in Cristo”.
Il lavoro, insomma, è appena cominciato. Ma resta ferma la comune appartenenza a Cristo – “Cristo è speranza dell’Europa”, aveva detto l’arcivescovo Gintaras Grusas, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa, all’inizio dlel’assemblea – e anche la volontà di continuare il processo in ogni diocesi, considerando il difficile contesto europeo.
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