Città del Vaticano , 31 January, 2023 / 2:00 PM
"Oggi, cari fratelli e sorelle, preghiamo per la pace e la riconciliazione nella vostra patria, nella Repubblica Democratica del Congo, tanto ferita e sfruttata. Ci uniamo alle Messe celebrate nel Paese secondo questa intenzione e preghiamo perché i cristiani siano testimoni di pace, capaci di superare ogni sentimento di astio, ogni sentimento di vendetta, superare la tentazione che la riconciliazione non sia possibile, ogni attaccamento malsano al proprio gruppo che porta a disprezzare gli altri". Era il 3 luglio del 2022 e Papa Francesco che aveva dovuto rinunciare al viaggio in Congo e Sud Sudan per motivi di salute certo, ma anche di sicurezza, celebrava una messa a San Pietro in rito congolese.
Il viaggio comprendeva inizialmente anche una tappa nella provincia del Nord Kivu, dove Francesco voleva per incontrare le vittime delle violenze. Ma quella tappa non c'è nel viaggio che inizia oggi, proprio per motivi di sicurezza.
Dal 2017 gli appelli per la pace sono stati tanti a cominciare dalla speciale veglia di preghiera per la pace in Congo e nel Sud Sudan da lui presieduta nella Basilica di San Pietro il 23 novembre, poi la Giornata di preghiera indetta il 23 febbraio del 2018 dopo il rinvio, anche in quel caso per motivi di sicurezza, del viaggio in Sud Sudan che il Papa voleva fare insieme al Primate anglicano inglese Justin Welby, che era stato annunciato per il 2017. In quelle occasioni il Pontefice aveva chiesto nuovamente sforzi adeguati, soprattutto da parte della comunità internazionale, nella ricerca della pace in questi due Paesi, attraverso il dialogo e il negoziato.
Oggi finalmente questo viaggio si svolgerà quasi come previsto.
C'è una immagine suggestiva della attenzione del Papa per il Sud Sudan durante il ritiro spirituale convocato in Vaticano il 10 aprile 2019 con i due leader sud-sudanesi rivali, è quella in cui Francesco mentre bacia i loro piedi.
Il 9 luglio 2021 Papa Francesco, l’arcivescovo Welby insieme all’allora moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia Jim Wallace ha scritto un messaggio congiunto ai leader sud sudanesi esprimendo soddisfazione per i progressi compiuti nel processo di pace, riaffermando la necessità di compiere “maggiori sforzi” affinché il popolo del Sud Sudan possa “godere pienamente dei frutti dell'indipendenza”.
Nell'estate del 2017 veniva lanciata la iniziativa “Il Papa per il Sud Sudan”, un contributo economico pari a circa mezzo milione di dollari a sostegno di interventi nel campo sanitario, educativo e agricolo, con il quale Francesco ha voluto esprimere concretamente carità e vicinanza alle popolazioni della nazione africana. Dopo il nuovo rinvio del suo Viaggio apostolico nei due Paesi previsto nell’estate 2022, in un videomessaggio diramato il 2 luglio, Papa Francesco aveva nuovamente ribadito la sua vicinanza e affetto per il popolo congolese e sud-sudanese esortandoli a non lasciarsi “rubare la speranza”.
E c'è un uomo speciale da ricordare in Sud Sudan: Cesare Mazzolari, .Un uomo mite e passionale il vescovo del Sud Sudan ha compiuto la missione: dal 9 luglio del 2011 il paese è indipendente e lui ha festeggiato con quello che è il suo popolo da quando decenni fa è arrivato come missionario comboniano. Pochi mesi dopo si è spento mentre celebrava la messa. L’ ho incontrato un pomeriggio di maggio di quell'anno. Veniva presentato un libro che racconta la sua vita. Eravamo pochissimi. Eppure era bello sentirlo raccontare tutto il processo che ha portato alla creazione del nuovo stato. C’era una serenità anche nel raccontare il dramma dei cristiani che vivono nel nord e subiscono la sharia, in modo decisamente poco consueto.
“Io prevedo che siamo all’inizio di un’epoca nuova- ci disse in quell’incontro-di consolidamento del cristianesimo nel Sud Sudan, sono convinto e lo dicono anche le parole dell’ inno nazionale che dice: Dio ti ringraziamo per averci dato la Grazia! E sono parole che vengono dal cristianesimo!”
Eppure si sparge ancora sangue innocente, i cristiani sono cittadini di serie B nel Sudan ma anche nel nuovissimo stato del Sud Sudan. Ma il sangue dei martiri non è mai sparso invano. Anche quando il martirio è l’offerta spontanea di tutta una vita come quella di Cesare Mazzolari il vescovo africano nato a Brescia che in Sudan ha creato una fondazione che porta il suo nome.
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