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Un servizio di EWTN News

Da Rostock a Lubiana per i giovani di Taizè, raccontando Kiev

Il prossimo incontro dei giovani europei, organizzato dalla comunità di Taizé, si svolgerà a Lubiana, come ha annunciato frère Alois: “E poi, tra un anno, ci sarà il 46° incontro europeo. Si svolgerà in un paese in cui le amicizie con Taizé esistono da molto tempo. Eppure, questa capitale europea non ha mai ospitato un tale incontro. Dal 28 dicembre 2023 al 1° gennaio 2024, saremo ricevuti in una città dove i giovani e l’arcivescovo sono tra noi stasera, nella capitale della Slovenia, Lubiana”.

Ed immancabilmente anche a Rostock frère Alois ha ricordato il papa emerito Benedetto XVI, deceduto nell’ultimo giorno dello scorso anno: “La morte del papa emerito Benedetto XVI tocca i nostri cuori a Taizé perché la nostra comunità è in relazione con lui da più di mezzo secolo. In realtà, Joseph Ratzinger e frère Roger si conoscevano già al Concilio Vaticano II, dove uno era un esperto e l’altro un osservatore.

Io stesso ricordo di aver soggiornato con frère Roger a casa del teologo che era diventato arcivescovo di Monaco durante un incontro di giovani che avevamo preparato in quella città. Ci ha accolto calorosamente nella sua casa”.

Ed ha ricordato l’ultimo scambio di lettere tra frère Roger ed il papa emerito: “L’ultima lettera che frère Roger scrisse tre giorni prima di essere assassinato era indirizzata al nuovo papa Benedetto XVI per dirgli che la sua età avanzata non gli permetteva di andare alla GMG di Colonia, ma che sarebbe andato a Roma il prima possibile per salutarlo. Il papa aveva questa lettera tra le mani durante l'udienza generale di mercoledì, quando ha annunciato con tristezza la tragica morte del fondatore della nostra comunità. Aveva una grande stima di frère Roger e cinque anni dopo la sua morte scrisse: Che la sua testimonianza di un ecumenismo della santità ci ispiri nella nostra marcia verso l’unità”.

Inoltre ha raccontato il suo rapporto con il papa emerito: “Da parte mia, sono molto grato per l’accoglienza che Benedetto XVI mi ha riservato quando sono andato a incontrarlo pochi mesi dopo l'inizio del mio nuovo ministero come priore della nostra comunità. Lo stesso anno, il 2005, ha visto la morte di Giovanni Paolo II e di frère Roger. Come continuerebbe il rapporto della nostra comunità con il papa? Fin dalla prima udienza ho capito che la sua fiducia in noi era stata conquistata e che potevo andare a trovarlo ogni anno. Mi ha detto: ‘A Taizé, avete i canti e il silenzio; andate all'essenziale con i giovani, verso un rapporto personale con Dio’. E’ stato molto importante per lui come per noi”.

Mentre nelle catechesi finali ha ringraziato i cittadini e le autorità civili per l’accoglienza ricevuta a Rostock, in Germania: “Siamo molto grati per la calorosa accoglienza che riceviamo in questi giorni a Rostock. Grazie a tutti coloro che hanno scelto di aprire i loro cuori e le loro porte per accoglierci! In un tempo in cui le nostre società sono talvolta così segnate dalla paura, specialmente dalla paura dello straniero, questa generosa ospitalità è un segno di speranza”.

Ed ha invitato i 5000 giovani ad essere speranza per il mondo, perché hanno riposto la fiducia in Dio: “Infine, vorrei dirvi quanto la vostra presenza in questi giorni a Rostock sia di per sé un segno di speranza che ha toccato tanti cuori. Avete presentato in questi giorni il volto di una gioventù gioiosa e anche seria, felice di ritrovarsi insieme e aperta e attenta alle sfide del momento.

La fiducia in Dio può dare una speranza più forte della paura del futuro. Viene dalla convinzione, da ancorare nei nostri cuori, che Dio è all’opera, e che ci chiama ad operare a nostra volta, assumendoci la nostra responsabilità per noi stessi... e per la prossima generazione”.

E’ un invito ad essere ‘popolo di Dio’; e per esserlo è necessario “inventare un volto nuovo della Chiesa. Che diventi una comunità abitata dal fuoco dell’amore dello Spirito Santo, una comunità che segua Cristo vincitore del male, che si faccia vicina a chi soffre, che metta in luce la presenza nascosta di Dio nel mondo. Questa Chiesa dal volto nuovo sarà priva di segni di prestigio e di potere, vivrà con mezzi semplici”.

Nella giornata di apertura frère Alois aveva invitato i giovani europei a riflettere sulla fede attraverso due immagini dell’Altare dei Re Magi di Rostock in viaggio verso Betlemme, che è l’opera d’arte medievale più significativa della città, perchè ha 800 anni:

“Vediamo l’inizio del viaggio di ritorno dei Re Magi su un veliero, che si chiama un cog. Nel Medioevo, quando una nave di questo tipo appare all’orizzonte, può significare sia commercio sia guerra. Ma questa nave sta navigando su una rotta diversa. Non è carica di merci né di strumenti di guerra. Lascia il porto sicuro della città a vele spiegate. Che cosa trasporta?”

E’ lo sguardo che cambia la realtà: “Lo sguardo del vecchio re e del bambino si incontrano. Si guardano negli occhi. E in quello sguardo si apre un tesoro. Il tesoro non è nella scatola… Non andarono semplicemente da un’altra parte. Andarono per un’altra strada”.

Quindi è possibile percorrere un’altra strada, come quella percorsa da frére Alois prima di giungere a Rostock: “Giusto prima di arrivare a Rostock, sono stato in Ucraina per cinque giorni, fino alla festa di Natale. Alcuni giovani dell’Ucraina hanno potuto venire qui a Rostock per l’incontro europeo e li saluto calorosamente.

A Kiev e Lviv abbiamo potuto condividere per alcuni giorni la vita quotidiana di questo popolo così coraggioso. La sera, interi quartieri sono immersi nell’oscurità a causa delle interruzioni della corrente elettrica. Questo non impedisce ai giovani di riunirsi per la preghiera, solo alla luce di qualche candela”.

E’ stato un invito ai giovani a compiere il viaggio guidati da una stella: “E’ sotto la guida della luce di una stella che i Magi hanno trovato il neonato nella sua umile casa… Sì, Cristo viene nel mondo, anche nella notte e nel buio, nel cuore delle tenebre brilla già la sua luce. Ringraziamo i giovani dell’Ucraina per il loro coraggio nell’avversità e anche per la loro perseveranza nella fede”.

Per l’occasione ha portato la testimonianza Joachim Gauck, ex-presidente della Repubblica Federale di Germania e nativo di questa città, che ha raccontato il suo incontro con i giovani della comunità di Taizé: “Ai tempi della scuola, il messaggio cristiano era diventato importante per me, mentre cercavo alternative intellettuali al comunismo repressivo… Fu allora che ebbi il mio primo contatto con i giovani che si erano riuniti con i fratelli di Taizé. Negli anni ‘80, tra i gruppi giovanili della Chiesa cresceva il desiderio di opporsi in qualche modo alla dittatura. I diritti umani e la pace giocavano un ruolo importante, così come le questioni ambientali. Ho scoperto un desiderio spirituale in molti di questi giovani”.

L’incontro è stato introdotto dalle letture dei messaggi istituzionali, tra cui quello di papa Francesco con l’invito ad accogliere lo Spirito Santo: “Avete scelto anche di interrogarvi sulla creatività alla quale Dio vi chiama in questo periodo storico, in cui molti giovani vivono nell’ansia e a volte nella paura. Vediamo nel Vangelo che Gesù prepara i suoi discepoli a resistere alla paura che paralizza, che blocca ogni iniziativa, che isola. Non promette loro comodità, ma la sua pace. Non dà loro risposte preconfezionate, ma promette il suo Spirito. Accogliendo questo Spirito, potrete pronunciare il ‘no’ alle ingiustizie in tutte le loro forme lasciando maturare in voi il ‘sì’ che vi permetterà di cercare insieme risposte alle sfide del nostro tempo”.

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