Città del Vaticano , 21 December, 2022 / 6:00 PM
“Con quanta ragione la memoria dei grandi beni, a noi largiti dal Salvatore quando prese i nostri mali per darci i suoi beni, giustifica l’usanza dei doni natalizi! Con quanta ragione la frequenza degli auguri, che i figli della Redenzione si scambiano in questi giorni, è giustificata da quella singolare fiducia che deve ispirarci la manifestazione della grande benignità del Salvatore, perché da Colui che tanto ci ha dato possiamo sperare altre grazie e favori, così per noi come per coloro ai quali ci legano dolci vincoli di stima e di benevolenza”. Così parlava Papa Benedetto XV il 24 dicembre 1921 durante lo scambio di auguri natalizi con i Cardinali di Santa Romana Chiesa.
Nel discorso alla Curia, Benedetto XV tracciava il bilancio dell’anno che si stava per concludere. E guardava già a quello che stava per aprirsi tracciando le figure di tre Santi che avrebbero segnato con le loro ricorrenze nel 1922: Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Francesco di Sales.
“Non vogliamo nemmeno tacere – spiegava - che Ci punge vivo anche il desiderio di indirizzare gli uomini dell’età nostra a quelle fonti, dalle quali possano attingere la vera dottrina, ed essere fatti capaci di respingere l’errore. Ma l’austera figura di Ignazio di Loyola non ci additerà un capitano, che conduce un esercito di valorosi a combattere gli errori di una falsa Riforma? Accanto a lui vedremo anche una monaca, che al serto della santità congiunse quello della dottrina… La doppia forza che emana dalla dialettica dei figliuoli di Sant’Ignazio e dalla teologia mistica di Santa Teresa di Gesù!… L’una e l’altra giovano per allontanare gli studiosi dai pascoli avvelenati del mondo; giovano l’una e l’altra per ricondurre le creature, sitibonde di verità e di amore, all’amplesso di quel Vero assoluto che è anche Bene Sommo”.
“La centenaria ricorrenza della morte di San Francesco di Sales, la quale anch’essa sarà celebrata nell’anno ormai imminente – concludeva Benedetto XV - potrà ad un tempo rinnovare e rendere più efficaci ambedue le lezioni date dai centenari celebrati nell’anno che muore. Il Salesio, come dottore di Santa Chiesa, fu banditore della verità, e, come modello di vescovi, apparisce, nei suoi scritti e nelle opere sue, esempio insuperabile di quella mansuetudine che, meglio degli insegnamenti della cattedra, cattiva i cuori. Ma poiché Ci arride la speranza di poter volgere nell’anno prossimo uno sguardo più riposato e più attento al centenario di San Francesco di Sales, ci basti per ora rilevare che anche l’annunzio di questa centenaria ricorrenza esclude il timore che non abbiano ad estendersi oltre l’anno presente le lezioni dedotte dai centenari in esso commemorati”.
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