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Un servizio di EWTN News

Il carisma della Carmelitane per preparasi al Natale

Il Natale è l’evento più importante della storia della salvezza in quanto si fa memoria dell’incarnazione del Verbo di Dio. Con la sua venuta nel mondo, il Figlio di Dio ha realizzato il ‘misterioso scambio’ tra la divinità e l’umanità: Egli ha assunto, infatti, la natura umana perché l’uomo fosse reso partecipe di quella divina.

E si racconta nella vita di Santa Teresa di Gesù che un giorno, nel monastero dell’Incarnazione di Avila, mentre stava scendendo le scale, incontrò un bel bambino che le sorrideva. La Santa, sorpresa di vedere un bambino all’interno della clausura del Monastero, gli chiese: ‘E tu chi sei?’. Ma il bambino rispose con un’altra domanda: ‘E tu chi sei?’. La Santa replicò: ‘Io sono Teresa di Gesù’. Il Bambino, con un sorriso ampio e luminoso, le disse: ‘Io sono Gesù di Teresa’.

Partendo da questo episodio abbiamo chiesto alle carmelitane scalze (ritornate da poco tempo a Tolentino, dopo 6 anni a causa del sisma del 2016) di raccontarci la devozione che aveva santa Teresa per l’infanzia di Gesù: “La tenerezza di Santa Teresa d’Avila per Gesù Bambino era grande e ci è testimoniata, tra l’altro, dalle statuette del Piccolo Gesù che lei portava con sé durante i viaggi delle sue Fondazioni e che poi lasciava a custodia e protezione del Monastero appena fondato. Questa devozione si radica nell’amore appassionato della Santa per Cristo nella sua Umanità, cioè nella concretezza della sua vicenda terrena di Dio fatto carne, con quegli aspetti di fragilità propri della nostra natura, come, appunto, la debolezza di un bimbo che, quando nasce, non può sopravvivere se qualcuno non si prende cura di lui. Pensare che Dio ha scelto questa strada per esserci vicino e rivelarci la Sua Misericordia faceva traboccare il cuore di Santa Teresa di gioia, e la infiammava nel desiderio di ricambiare tanto Amore”.

Santa Teresa di Gesù Bambino, alcuni secoli dopo, scrive: ‘In quella notte nella quale Gesù si fece debole e sofferente per mio amore, Egli mi rese forte e coraggiosa’: in quale modo la nascita di Gesù cambia la vita?

“Il Natale ci cambia la vita non per magia, ma…se ce la lasciamo cambiare! Cioè se prestiamo attenzione a questa sconvolgente scelta di Dio, se ci fermiamo un attimo perché il cuore torni a gustare la dolcezza del Suo Amore e fiorisca in noi il desiderio di ricambiarglielo, con gesti concreti di carità e di servizio, con la preghiera che abbraccia i bisogni di ogni persona e del mondo intero. Come il Figlio di Dio si è abbassato per amore fino a diventare uomo, così noi possiamo lasciarci trasformare dagli eventi quotidiani se li viviamo come occasioni di bene, di gentilezza, di perdono”.

Nelle ‘romanze’ san Giovanni della Croce racconta la speranza dei Profeti dell’Antico Testamento di vedere Dio: può essere un’indicazione per l’Avvento?

“La speranza lunga/e il crescente desiderio/di godere con lo Sposo… Oh, se squarciassi/i cieli e potessi ammirare / con i miei occhi la tua discesa: queste sono le parole di Giovanni della Croce, riferite, appunto all’attesa che attraversa il Primo Testamento e trova appagamento nell’Incarnazione. Siamo abituati a pensare l’Avvento come ai giorni che ci preparano al Natale. Ed è vero: il 25 dicembre celebriamo un evento inaudito, la nascita di Dio! Ma, come ci insegna la Liturgia, soprattutto con i Vangeli delle domeniche di questo periodo, è importante riscoprire l’Avvento come la preparazione a un incontro, anzi, all’Incontro più importante della nostra vita: quello con l’Emmanuele, il Dio con noi, che è nato e ha scelto di rimanere sempre al nostro fianco, che si nasconde nelle pieghe del quotidiano e che tornerà per asciugare ogni lacrima e farci godere pienamente del Suo Amore”.

Cosa è l’Avvento per la tradizione carmelitana?

“Come emerge anche dalle tue domande e dalle citazioni che hai scovato nelle opere dei nostri Santi, nel Carmelo è molto vivo e caratteristico un grande amore per Gesù nei misteri della Sua Incarnazione e della Sua Infanzia. Il tempo di Avvento, segnato da un clima più intenso di silenzio e di preghiera, da una maggior sobrietà nelle comunicazioni con l’esterno, reca con sé anche qualche antica tradizione. Ne citiamo solo un paio: ogni sorella riceve un impegno particolare per queste settimane (ad esempio l’attenzione al silenzio, alla carità fraterna, all’umiltà…) e trascorre un giorno di preghiera con Gesù Bambino, che ogni mattina viene portato in processione nelle celle. Piccoli segni che aiutano a prepararsi all’Incontro senza dimenticare le esigenze della carità”.

Ed al termine dell’intervista chiediamo qualche consiglio per vivere il tempo di Dio ‘fattosi uomo’: “C’è un grande bisogno di pace e di speranza. Ritagliamoci ogni giorno qualche minuto di silenzio per rileggere il Vangelo della Domenica, per ritrovare lì, nella Parola di Dio, nella certezza del Suo Amore per noi, le ragioni della speranza cristiana e dell’impegno per la pace, e per implorare questi doni come i più preziosi regali di Natale”.

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