E domani sabato 26 novembre si svolgerà nella basilica di Santa Sofia a Roma, la commemorazione dell’Holodomor, lo sterminio per fame provocato dall’Urss di Stalin in Ucraina dal 1932 al 1933, che causò diversi milioni di morti, ricordato da Papa Francesco durante l’ultima udienza generale. Il programma della giornata, organizzata dall’Associazione religiosa Santa Sofia, prevede alle ore 17 la messa in lingua ucraina, italiana ed inglese, celebrata dal card. Leonardo Sandri, il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e da don Marco Jaroslav Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes dell’Esarcato apostolico degli ucraini in Italia. Alle ore 17,45 il momento di teatro e musica sui brani Melodia (M.Skoryk), Holodomor e Requiem of Two Poems (Stephen L. Melillo), mentre alle ore 18 si aprirà la visita alla mostra di disegni, foto e sculture di Armandì “Il dolore dimenticato – Holodomor” e l’accensione della candela della memoria.
Città del Vaticano , 25 November, 2022 / 3:28 PM
"Nell’immane tragedia che sta subendo, il popolo ucraino non si è mai scoraggiato o abbandonato alla commiserazione. Il mondo ha riconosciuto un popolo audace e forte, un popolo che soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire". Papa Francesco lo scrive in una lettera a nove mesi dall'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina. Scrive al popolo che soffre, scrive a chi subisce "l’assurda follia della guerra".
Una lettera piena di sentimento. "Accanto ai vostri grandi fiumi scorrono ogni giorno fiumi di sangue e di lacrime" e, dice, "vorrei unire le mie lacrime alle vostre e dirvi che non c’è giorno in cui non vi sia vicino e non vi porti nel mio cuore e nella mia preghiera. Il vostro dolore è il mio dolore". Francesco vede nella croce di Gesù gli ucraini che soffrono "il terrore scatenato da questa aggressione. Sì, la croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante altre immagini cruente che ci sono entrate nell’anima, che fanno levare un grido: perché? Come possono degli uomini trattare così altri uomini?"
Scorrono sulla carta le immagini dei bambini uccisi e orfani "in ciascuno di loro è sconfitta l’umanità intera. Ora essi sono nel grembo di Dio, vedono i vostri affanni e pregano perché abbiano fine. Ma come non provare angoscia per loro e per quanti, piccoli e grandi, sono stati deportati? È incalcolabile il dolore delle madri ucraine".
E poi i giovani "che per difendere coraggiosamente la patria avete dovuto mettere mano alle armi anziché ai sogni che avevate coltivato per il futuro; penso a voi, mogli, che avete perso i vostri mariti e mordendo le labbra continuate nel silenzio, con dignità e determinazione, a fare ogni sacrificio per i vostri figli; a voi, adulti, che cercate in ogni modo di proteggere i vostri cari; a voi, anziani, che invece di trascorrere un sereno tramonto siete stati gettati nella tenebrosa notte della guerra; a voi, donne che avete subito violenze e portate grandi pesi nel cuore; a tutti voi, feriti nell’anima e nel corpo". E ancora il Papa pensa ai volontari, ai pastori che restano accanto alla gente e "ai profughi e agli sfollati interni, che si trovano lontano dalle loro abitazioni, molte delle quali distrutte". Un pensiero anche alle Autorità: "su di loro incombe il dovere di governare il Paese in tempi tragici e di prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne".
Il pensiero del Papa è tutto per il coraggio delle gente: "in tutto questo mare di male e di dolore – a novant’anni dal terribile genocidio dell’Holodomor –, sono ammirato del vostro buon ardore. Pur nell’immane tragedia che sta subendo, il popolo ucraino non si è mai scoraggiato o abbandonato alla commiserazione. Il mondo ha riconosciuto un popolo audace e forte, un popolo che soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire. Io continuo a starvi vicino, con il cuore e con la preghiera, con la premura umanitaria, perché vi sentiate accompagnati, perché non ci si abitui alla guerra, perché non siate lasciati soli oggi e soprattutto domani, quando verrà forse la tentazione di dimenticare le vostre sofferenze".
Una preghiera a pochi giorni dal Natale: "In questi mesi, nei quali la rigidità del clima rende quello che vivete ancora più tragico, vorrei che l’affetto della Chiesa, la forza della preghiera, il bene che vi vogliono tantissimi fratelli e sorelle ad ogni latitudine siano carezze sul vostro volto. Tra poche settimane sarà Natale e lo stridore della sofferenza si avvertirà ancora di più". Ma come a Betlemme, "la luce arrivò: non dagli uomini, ma da Dio; non dalla terra, ma dal Cielo".
Infine l'affidamento a Maria "al suo Cuore Immacolato, in unione con i Vescovi del mondo, ho consacrato la Chiesa e l’umanità, in particolare il vostro Paese e la Russia. Al suo Cuore di madre presento le vostre sofferenze e le vostre lacrime. A lei che, come ha scritto un grande figlio della vostra terra, «ha portato Dio nel nostro mondo», non stanchiamoci di chiedere il dono sospirato della pace, nella certezza che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Egli dia compimento alle giuste attese dei vostri cuori, sani le vostre ferite e vi doni la sua consolazione".
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