Roma, 02 April, 2015 / 7:13 PM
Terzo inizio di triduo pasquale in un carcere per Papa Francesco. Questa volta è la cappella del Padre Nostro di Rebibbia ad ospitare la messa “in Coena Domini”, primo atto dei giorni che commemorano la passione in vista della Pasqua. Il Papa ha lavato i piedi a dodici detenuti e detenute dei penitenziari di Roma, ripetendo il gesto compiuto da Gesù agli Apostoli; ma “voi rappresentate loro”, ha detto il Papa indicando gli altri presenti nella cappella.
“Gesù lava come schiavo i nostri piedi”, ha detto il Francesco durante l’omelia. “Nel cuore nostro dobbiamo avere la certezza – ha aggiunto -, dobbiamo essere sicuri che il Signore quando ci lava i piedi ci lava tutto, ci purifica, ci fa sentire un’altra volta il suo amore”.
“Anche io ho bisogno di essere lavato dal Signore – ha detto ancora il Papa -. E per questo pregate durante questa messa perché il signore lavi le mie sporcizie, perché diventi più schiavo nel Servizio per la gente, com’è stato Gesù”.
Cappella gremita: oltre ai detenuti, erano presenti numerosi volontari, funzionari dell’amministrazione e agenti della Polizia penitenziaria. Tanti i bambini che hanno partecipato alla messa; molti di loro vivono il carcere con le madri detenute. Il Papa, in una sorta di fuori programma, ha lavato e baciato i piedi anche ad bambino in braccio a sua madre, mentre compiva il gesto della lavanda a due detenute nigeriane, una congolese, due italiane, un’ecuadoregna, un detenuto brasiliano, un nigeriano e quattro italiani.
Durante l’omelia il Papa è tornato sul tema della misericordia: “Gesù ci amò, Gesù ci ama, ma senza limite, sempre, fino alla fine”, ha detto commentando il Vangelo del giorno. “L’amore di Gesù per noi non ha limiti, sempre di più, sempre di più”, ha ripetuto. Gesù “non si stanca di amare, a nessuno. Ama tutti noi al punto di dare la vita per noi”.
“Si – ha incalzato -, dare la vita per noi, dare la vita per tutti noi, dare la vita per ognuno di noi”, perché il “il suo amore è così, personale”: “L’amore di Gesù non delude mai perché lui non si stanca di amare, così come non si stanca di perdonare, non si stanca di abbracciarci”.
All’arrivo al Penitenziario romano il Papa ha salutato i trecento ospiti che aspettavano nel cortile interno, baciandoli uno per uno e benedicendo vari oggetti. “Io ti benedico il rosario – ha detto ad uno di loro sottovoce – ma tu devi pregare per me”.
“Ringrazio tutti voi dell’accoglienza, tanto calorosa e sentita, grazie tante!”, invece, il saluto per i presenti, in rappresentanza dei 2100 ospiti del polo nuovo di Rebibbia, di cui 350 donne.
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