Città del Vaticano , 20 November, 2015 / 12:44 AM
Papa Francesco parla ad una Chiesa tedesca che vive una forte crisi di fede, nota che “ai Sacramenti ci si accosta sempre meno”, sottolinea che “il Sacramento della penitenza è spesso scomparso”. E chiede una “conversione pastorale” per le istituzioni, delle quali “deve essere curato il profilo cattolico”. Insomma, più pastorale, meno rigidità, ma di certo non a discapito della dottrina.
I vescovi di Germania sono a Roma per la loro visita ad limina, guidati dal Cardinal Reinhard Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e tra i primi collaboratori di Papa Francesco. È dall’area tedesca che è venuta la maggiore spinta verso “l’agenda della misericordia” e soprattutto l’accesso alla Comunione per i divorziati risposati, in maniera così forte che a volte è nato il sospetto che la Chiesa tedesca puntasse a riguadagnare fedeli per mantenere alto l’introito della tassa sulla Chiesa e mantenere le sue strutture.
I vescovi tedeschi, dal canto loro, si sentono molto vicini a Papa Francesco. Il quale, però, nel suo incontro con i presuli di Germania, si mostra molto consapevole dei problemi che sta vivendo la loro Chiesa, e in molti passaggi sembra riprendere i ragionamenti di Benedetto XVI a Friburgo nel 2011, quando il Papa emerito sottolineò l’inefficienza delle strutture se queste non avevano uno sguardo comune su Cristo. Era la richiesta di una Chiesa “non Ong” che poi Papa Francesco ha declinato in più modi durante il suo pontificato.
Parlando ai vescovo di Germania, Papa Francesco inizia ricordando la crisi dei profughi in Europa, plaudendo al lavoro che fanno le Chiese cristiane e molti singoli cittadini del Paese nell’aiutarli, e chiedendo allo stesso tempo di sostenere “tutte le iniziative umanitarie per far sì che le condizioni di vita nei Paesi di origini diventino più sopportabili”.
Quindi, Papa Francesco si sofferma sulla situazione della Chiesa in Germania. L’analisi è chirurgica. Nonostante le differenze tra le realtà locali, la Chiesa in Germania è molto impegnata in scuole e in campo caritativo, con diverse istituzioni. “Bisogna assicurare che in queste istituzioni sia curato il profilo cattolico”, sottolinea Papa Francesco. E forse il cenno è alla recente decisione dei vescovi tedeschi di cambiare il regolamento di assunzione per le istituzioni cattoliche, e di non licenziare più divorziati risposati oppure gay che fanno “coming out”.
Ci vuole più identità però, perché “si nota particolarmente nelle religioni di tradizione cattolica un calo molto forte della partecipazione alla Messa domenicale, nonché della vita sacramentale”. Succede che “meno del 10 per cento dei fedeli” partecipa alla Messa domenicale lì dove ci andavano quasi tutti. E poi, ricorda il Papa, “sempre meno cattolici ricevono la Cresima o contraggono un matrimonio cattolico”, mentre “il numero delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata è nettamente diminuito”.
Papa Francesco dà le sue soluzioni. Spiega che non ci si deve abbandonare “alla rassegnazione che paralizza”, e magari si deve guardare ai primi cristiani, che lavoravano volontariamente per gli apostoli. “L’esempio di questi volontari – afferma Papa Francesco – ci può far riflettere, considerata la tendenza ad una crescente istituzionalizzazione. Vengono inaugurate strutture sempre nuove, per le quali alla fine mancano i fedeli”.
Il Papa afferma che “una eccessiva centralizzazione” può complicare “la vita della Chiesa”, la quale “non è un sistema chiuso che gira sempre intorno alle stesse domande e interrogativi”, ma è “viva, si presenta agli uomini della loro realtà, sa inquietare, sa animare”.
Per questo l’imperativo è “la conversione pastorale”, anche se le “condizioni della società oggi” non sono favorevoli, specialmente perché “prevale una certa mondanità” che “deforma le anime e soffoca la coscienza della realtà”. Una persona mondana – afferma Papa Francesco – “vive in un mondo artificiale”, e si “circonda come di vetri oscurati” e per questo è difficile raggiungerla. Ma “la fede ci dice che è Dio ad agire per primo” e per questo dobbiamo prima di tutto pregare, per le persone delle diocesi e anche per i sacerdoti stessi perché “Dio ci mandi un raggio della carità divina attraverso i nostri vetri oscurati toccando i cuori, perché intendono il suo messaggio”.
Papa Francesco invita a stare “tra la gente con l’ardore di quelli che hanno accolto il Vangelo per primi” e a trovare forme di evangelizzazione nuova.
Ma queste forme di evangelizzazione nuove non devono allontanare dalla Chiesa. Per questo – spiega Papa Francesco – in questi “contesti di nuova evangelizzazione” il Vescovo deve “svolgere diligentemente il suo incarico quale Maestro della Fede – della fede trasmessa e vissuta nella Comunione viva della Chiesa universale – nei molteplici campi del suo ministero pastorale”.
E per questo “la fedeltà alla Chiesa e al magistero non contraddice la libertà accademica”, dice il Papa. Che però sottolinea che quelli che “educano e formano le nuove generazioni” devono essere caratterizzato da un “sentire cum ecclesia”, specialmente in Germania, dove c’è “la grande opportunità” della presenza delle Facoltà Teologiche presso gli Istituti di educazione statali.
Papa Francesco chiede ai vescovi tedeschi di “utilizzare bene anche l’Università Cattolica di Eichstätt con la sua Facoltà teologica e i suoi vari dipartimenti scientifici,” perché è “l’unica Università Cattolica del vostro Paese”, e “sarebbe quindi auspicabile un adeguato impegno di tutta la Conferenza Episcopale per rafforzare la sua importanza sovraregionale e per promuovere lo scambio interdisciplinare sulle questioni attuali e future secondo lo spirito del Vangelo”.
Quindi, Papa Francesco guarda alle parrocchie, e rilancia il ruolo della Confessione e dell’Eucarestia. In particolare, “l’imminente Giubileo Straordinario della Misericordia offre l’opportunità di far riscoprire il sacramento della Penitenza e Riconciliazione”, perché “la Confessione è il luogo dove si riceve in dono il perdono e la misericordia di Dio”. Dunque, la Confessione deve avere nuovo vigore “nei piani pastorali diocesani e parrocchiali” non solo durante l’Anno Santo, ma anche dopo.
Ma anche “piani pastorali che non attribuiscono adeguata importanza ai sacerdoti nel loro ministero di governare, insegnare e santificare riguardo alla struttura e alla vita saramentale della Chiesa, sulla base dell’esperienza sono destinati al fallimento” e “la preziosa collaborazione di fedeli laici, soprattutto là dove mancano le vocazioni, non può diventare un surrogato del ministero sacerdotale o farlo addirittura sembrare un semplice ‘optional’”.
Insomma, “senza sacerdote non c’è l’Eucarestia”, sottolinea con forza Papa Francesco. Parole che sembrano una risposta ad una tendenza di ammettere sempre più i laici alla distribuzione dell’Eucarestia, o anche alla guida di alcune funzioni.
Papa Francesco chiede una pastorale vocazionale, ma sottolinea anche un compito del vescovo mai abbastanza apprezzato, overo “l’impegno della vita”. “La Chiesa – dice il Papa - non deve stancarsi mai di essere l’avvocata della vita e non deve fare passi indietro nell’annuncio che la vita umana sia è proteggere incondizionatamente dal momento del concepimento fino alla morte naturale”.
Su questo, dice il Papa, “non ci possono essere compromessi!”. Parole che fanno pensare anche alla polemica dei consultori in Germania. Dopo un braccio di ferro durato cinque anni per la fiera opposizione dei vescovi di Germania, a partire dal 1 gennaio 2001 i consultori della Chiesa cattolica tedesca avevano ricevuto istruzioni dal Vaticano di non poter più rilasciare alle donne che si rivolgono a loro i certificati d'avvenuta consulenza, necessari per legge per le donne che vogliono interrompere una gravidanza in Germania I vescovi tedeschi facevano resistenza perché – sostenevano - grazie al rilascio del certificato, i vescovi volevano tener aperto un canale di contatto con le donne intenzionate ad abortire, per poterle aiutare e dissuadere. Il dibattito in molti casi sembrava ancora aperto. Papa Francesco lo ha definitivamente chiuso.
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