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Un servizio di EWTN News

Guerra in Ucraina, la Santa Sede: il Papa non prende posizione politica

Papa Francesco saluta alcuni soldati ucraini al termine di una udienza generale del 2018

Gli appelli di Papa Francesco per la fine della guerra in Ucraina “vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica”. Alla fine, arriva una dichiarazione della Santa Sede (e si legge: Segreteria di Stato) a chiarire le parole di Papa Francesco al termine dell’ultima udienza generale, che hanno scatenato un ampio dibattito, specialmente in Ucraina.

Per comprendere il senso della dichiarazione, pesata in ogni parola, bisogna fare un passo indietro. Al termine dell’udienza generale del 24 agosto, Papa Francesco fa l’ennesimo appello per la fine delle ostilità in Ucraina – ne ha fatti circa 80 in sei mesi di guerra.

Le sue parole, però, suscitano reazioni molto dure in ambito ucraino, specialmente perché il Papa volge anche il pensiero “a quella povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti! Pensiamo a questa realtà e diciamoci l’un l’altro: la guerra è una pazzia”. La ragazza è Darya Dugina, la figlia di quello che viene considerato “l’ideologo di Putin”, il filosofo Dugin, vittima di un attentato.

Le parole del Papa toccavano un nervo scoperto, a due livelli. Il primo è sentimentale, perché per la parte ucraina sentire definire “innocente” una personalità che più volte si è espressa in favore della guerra che sta avendo luogo nel Paese è una ferita che provoca cicatrici. Il secondo è formale, perché il Papa sembra connettere l’attentato alla guerra, in un momento in cui in realtà non sono ancora state definite le responsabilità. In pratica, il Papa fa sua la narrativa russa, che subito ha individuato in una agente ucraina la responsabile dell’attentato.

Sono parole che hanno persino portato il ministro degli Esteri ucraino Kuleba a convocare il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, per chiedere spiegazioni, mentre Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, pubblicava per la sezione ucraina di Vatican News un chiarimento delle parole del Papa, sottolineando che il Papa “aveva parlato con il cuore del pastore, non del politico”.

Ora, arriva il comunicato della Santa Sede, che rimarca come “nel contesto della guerra in Ucraina, sono numerosi gli interventi del Santo Padre Francesco e

dei suoi collaboratori al riguardo. Essi hanno come finalità per lo più quella di invitare i Pastori ed i fedeli alla preghiera, e tutte le persone di buona volontà alla solidarietà e agli sforzi per ricostruire la pace”.

Nel comunicato, notando le ampie discussioni sul significato delle parole del Papa, viene ribadito che “che le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica”.

Il comunicato chiarisce anche che “quanto alla guerra di ampie dimensioni in Ucraina, iniziata dalla Federazione Russa, gli interventi del Santo Padre Francesco sono chiari e univoci nel condannarla come moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega”.

Il dettaglio fondamentale sta proprio in quella parte della frase, “iniziata dalla Federazione Russa”, che vuole indicare come la Santa Sede sia ben consapevole delle responsabilità della guerra. Anche questo, infatti, era stato un tema di dibattito, perché è stato fatto notare che il Papa non si sarebbe mai espresso sulle responsabilità russe, avrebbe messo sullo stesso piano aggredito e aggressore, e sarebbe stato incline anche alla posizione russa, a partire dalla sua decisione di visitare l’ambasciata russa presso la Santa Sede all’inizio della guerra e continuando con il reiterato desiderio del Papa di visitare Mosca, fino al prossimo viaggio in Kazakhstan, che avviene prima di uno sperato e ventilato viaggio del Papa a Kyiv.

Il comunicato della Santa Sede, insomma, fa chiarezza non solo della posizione del Papa, ma anche di quella della diplomazia pontificia. Ed era un chiarimento senz’altro necessario.

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