Rimini, 27 August, 2022 / 2:00 PM
Anche al Meeting dell’Amicizia tra i popoli, martedì 23 agosto, ha fatto sold out lo spettacolo ‘Anche i Santi hanno i brufoli’, racconto giullaresco dove Giovanni Scifoni, accompagnato dagli strumenti di Davide Vaccari e Maurizio Vicchiò, ha preso in prestito le vite e le opere di cinque
grandi santi: san Giovanni Bosco, sant’Agostino, san Giovanni di Dio, santa Francesca Romana.
Ed insieme a loro ha ripercorso quei racconti dimenticati, quando nonna parlava e nell’immaginazione si costruiva la faccia del santo: “E nonna non aveva paura a mescolare realtà e leggenda, mentre le sue mani impastavano farina e acqua la sua voce impastava fatti storici e
fandonie stratificate nel tempo, ma magnifiche. I santi facevano di tutto, sembrano aver vissuto 5 vite, eroi giganteschi in piccoli corpi, sono le gesta di uomini innamorati pazzi, che partono per un viaggio, il viaggio per incontrare il loro innamorato e scoprire qual è l’impresa che ha affidato loro”.
Al termine dello spettacolo e dopo aver atteso che la firma degli autografi e le fotografie con i fans si esaurissero, abbiamo chiesto a Giovanni Scifoni di spiegarci il motivo per cui anche i Santi hanno
i brufoli: “Perché i Santi sono come noi: hanno i nostri difetti, i nostri limiti, le nostre difficoltà ed il nostro pus… Proprio per questo ci danno grande coraggio. A volte sembra che Dio lo faccia apposta: si sceglie le persone peggiori per compiere le sue grandi opere, e forse lo fa apposta, per rendere evidente che sicuramente è merito suo. Spesso i santi sono
persone senza qualità, senza talento, che ricevono una proposta: vuoi fare questa cosa? Non se capace a farla e sicuramente sarà un disastro. Ti va? Il santo è colui che risponde: se ci sei Tu mi va”.
Cosa ha colpito dei cinque santi raccontati nello spettacolo?
“In ognuno di questi santi c’è qualcosa che mi colpisce, soprattutto il coraggio della debolezza”. Perché è importante raccontare la fede anche sotto la forma teatrale? “Non è che sia importante. Ogni artista racconta ciò che per lui è importante. Per me la fede è importantissima, perché ha segnato la vita. Sul palcoscenico racconto i fatti che per me sono
cruciali”.
Allora in quale modo essere cattolico ‘con leggerezza’?
“Sinceramente non conosco un altro modo. Non so come si possa essere cattolico con pesantezza, in quanto il cristianesimo è una bella notizia, che ti porta gioia. La pesantezza non esiste nel cristianesimo, perché il cuore lieto è fondamentale”.
Quindi la Buona Notizia è per tutti?
“Certo! Il Vangelo è per tutti quelli che lo vogliono”.
Quale rapporto ha con la Bibbia? “Io ho avuto la fortuna e la Grazia di avere grandi maestri, sia sacerdoti che laici, che insieme alla
comunità parrocchiale che frequento mi hanno nutrito tantissimo di queste perle preziose dell’Antico e del Nuovo Testamento, da cui ho imparato tutto, ma soprattutto a vivere. Ed ad avere
una passione quasi ossessiva per i paradossi che ci sono all’interno delle Sacre Scritture”.
Quello dei Santi è un tema sul quale ha lavorato molto in questi anni. La sua pagina facebook è piena di video divertentissimi girati con i membri della sua famiglia in cui racconta alcune
delle loro vite con un approccio ‘colto’ ma distante dai ‘santini’ ai quali siamo abituati. Come è arrivato a questa forma di racconto?
“La forma è arrivata in maniera spontanea, la parte difficile è stato il lavoro di ricerca. Ho avuto la fortuna di partecipare per tre anni alla trasmissione ‘Beati voi’ su Tv2000 dove ci siamo avventurati nelle storie dei Santi. Sono storie bellissime, ma andare a scavare in mezzo all’agiografia terribilmente mielosa è complicatissimo. I Santi si portano dietro questa stratificazione di racconti edulcorati pieni di melassa, un imbellettamento per restituire al mondo un’immagine appetibile per la causa di canonizzazione. Andare a pescare l’uomo, la verità in tutto questo è molto difficile. Però se ne ricava un’idea sorprendente di queste figure. Il racconto, poi, viene fuori in maniera semplice, il meccanismo del paradosso, dell’ironia e del rovesciamento fanno il resto”.
Per quale motivo il suo libro, ‘Senza offendere nessuno’, racconta la storia di un dialogo possibile?
“E’ quello che cerca di fare il personaggio del libro, che si chiama Giovanni come me e che si trova ad affrontare ventuno conflitti quotidiani con tifoserie ideologiche di ogni genere: dai buddhisti ai
cattolici, dagli antiabortisti agli attivisti Lgbqt+, dagli atei militanti ai cattolici leghisti… tutte tifoserie ideologiche vissute in maniera ossessiva che chiedono al protagonista, di volta in volta, di schierarsi da una parte o dall’altra. Giovanni invece rivendica la volontà di affrontare il mondo nella
sua complessità, senza la pretesa di avere sempre la risposta pronta o sapere da subito con chi schierarsi”.
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