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120 anni fa nasceva il giurista cattolico Salvatore Satta

Salvatore Satta, scrittore, giurista e ordinario di procedura civile, è nato il 9 agosto 1902 a Nuoro. Centoventi anni sono trascorsi da quel giorno, eppure, il suo nome ancora parla all'uomo di oggi.

Figlio del notaio Salvatore Giovanni Paolo, presa la maturità classica presso il  liceo Azuni di Sassari, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza laureandosi brillantemente con una tesi sul Sistema della revocatoria fallimentare avendo come relatore il professor Lorenzo Mossa. Corre l'anno 1924.

Dopo una breve esperienza come avvocato penalista si trasferisce a Milano divenendo allievo di Marco Tullio Zanzucchi, avvocato e docente di diritto processuale civile.

Nel 1932 consegue la libera docenza, iniziando il proprio percorso professionale.

Docente universitario in varie atenei nel corso della carriera la procedura civile è stato il suo mondo.

Nella prefazione al suo manuale, osserva che questo era il talento affidatogli e che nel giorno del giudizio si sarebbe presentato davanti a Dio accresciuto dallo studio.

Ed il giudizio rappresenta uno dei temi ricorrenti della propria attività. Sia dal punto di vista spirituale che giuridico, questo diviene il punto di incontro di varie necessità presenti nella vita dell'uomo.

Nel 1939 sposa Laura Boschian, docente di letteratura russa. La loro unione è raccontata nelle  tante lettere pubblicate nel 2017: un rapporto forte e fatto di grande stima ed affetto.

Autore di uno storico Commentario al codice di procedura civile, le sue ricerche mettono in evidenza la delicatezza del giudizio in rapporto con la collettività.

Nel 1945, oltre all'insegnamento, fu nominato pro-rettore dell'Università di Trieste ed a Roma fu preside della Facoltà di giurisprudenza.

Cattolico convinto, sostenne l'importanza del vincolo matrimoniale riconosciuto anche dall'articolo 29 del dettato costituzionale.

Persona di grande interiorità e spessore, il senso dell'altro emerge nei propri scritti come attenzione al mondo dei piccoli.

La scrittura, oltre al diritto, è una delle sue grandi passioni. Dopo la scomparsa, nello studio del docente, sono ritrovati alcuni manoscritti come Il giorno del giudizio e La veranda, pubblicato in età giovanile.

Testi autobiografici che raccontano parte della giovinezza e della permanenza dello scrittore in un sanatorio, a Merano, per problemi polmonari.

La prosa è avvincente, ma ciò che colpisce è l'attenzione all'uomo ed all'esistenza delle persone.

Volti scomparsi e storie dimenticate dal tempo, assumono il sapore della partecipazione, aprendo a quel solidarismo, presente nel cuore dell'uomo.

Se ne leggiamo la vita, a distanza di oltre un secolo, si scopre che se c'è un filo rosso nell'opera di Salvatore Satta, è proprio l'umanità ed il senso dell'uomo che va difeso e tutelato, non solo con le norme, ma con la parola. 

Dagli scritti emerge il senso di Dio e di una fede letta alla luce di quell'Assoluto che redime e salva.

Spira a Roma il 19 aprile 1975, affrontando quel giudizio che in lui fu presenza.

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