venerdì, novembre 22, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Parolin in Sud Sudan, “l’unica lotta da fare è quella per la pace e per lo sviluppo”

Il Cardinale Pietro Parolin con il presidente sud sudanese Salva Kiier

L’unica lotta da fare è quella per la pace e per lo sviluppo”. Le parole del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, al termine dell’incontro con il presidente del Sud Sudan Salva Kiir ben riassumono il senso del viaggio a Juba del capo della diplomazia pontificia.

Ci sarebbe dovuto essere Papa Francesco, per un viaggio da lui tanto desiderato e rinviato per ragioni mediche. Intanto, il viaggio lo ha fatto il Cardinale Pietro Parolin, una anticipazione di quello desiderato del Papa, a segnalare la vicinanza a quelle terre.

Dopo, dunque, la permanenza in Repubblica Democratica del Congo, il Cardinale Parolin è arrivato a Juba, la capitale del Sud Sudan, dove ha incontrato il presidente Salva Kiir, il primo vicepresidente Riek Machar, i vescovi del Paese. Ma, soprattutto, dove ha celebrato Messa nel campo di Bentiu, tra sfollati in condizioni difficilissime, accompagnato nella zona con un aereo ONU a quindici posti.

Ieri, invece, messa conclusiva nel John Garang Mausoleum Park, memoriale dedicato al leader del Sudan People’s Liberation Movement/Army e primo vice presidente del Sudan dopo gli accordi di pace, lì dove avrebbe dovuto celebrare Papa Francesco.

Accolto in maniera festosa dall’arcivescovo Hubertus Mathews Maria van Megen, nunzio in Sud Sudan, e dal cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo emerito di Khartoum, nonché dai vescovi, tra cui padre Christian Carlassare, il missionario vicentino vescovo di Rumbek. 

"È una grande gioia per me – ha detto il Cardinale - essere qui e stare qui per qualche giorno per celebrare, pregare, incontrare gente a nome del Santo Padre che vi porta sempre nel cuore, è molto preoccupato per la pace e la riconciliazione del Sud Sudan e segue i buoni sviluppi che si stanno verificando".

Nell’incontro con il presidente Salva Kiir, si è parlato molto di pace, ricordando il giorno di preghiera in Vaticano del 2019. “Sono fiducioso della visita del Papa”, ha detto Salva Kiir, garantendo che il Paese è pronto a sostenere questo importante evento e che tutti i cristiani delle diverse denominazioni si sono uniti per pregare per una pronta guarigione del Pontefice.

Il Cardinale Parolin ha portato il messaggio di Papa Francesco, che si riassume con le parole “riconciliazione e pace”. Il cardinale ha sottolineato che, in questi anni, passi avanti sono stati fatti, ma che ci sono ancora altri passi da fare per garantire la stabilità del Paese, per ora in equilibrio instabile con il Revitalised Peace Agreement, l’accordo di pace in scadenza nel febbraio 2023, che deve essere ancora attuato. Parolin ha indicato quindi le vie da percorrere, in vista anche delle elezioni generali del prossimo anno: promuovere l’unità nazionale, stabilizzare il Paese, introdurre la riforma della Costituzione, incoraggiare il movimento di unità, “necessario per lo sviluppo del Sud Sudan”. 

Il 7 luglio, la visita a Bentiu, nel campo profughi che lo scorso anno fu colpito da epidemie di epatite e colera, in un posto con scarse condizioni idriche o igieniche.

A Bentiu, il Cardinale ha incontrato i membri el governatorato locale, prima della partenza verso il campo profughi di Bentiu. Tra due ali di folla, il Cardinale è poi andato nella parrocchia di St. Martine de Porres. Non una chiesa ma un’enorme capanna semi buia, illuminata da due file di piccoli ministranti con in mano una candela verde. Cantano per il cardinale sul quale si lanciano tre anziane che eludono la sicurezza e gli portano ciabatte di tela, in segno di ospitalità.

Il Cardinale Parolin afferma: “Non sono venuto per conto mio ma per portarvi l’affetto di Papa Francesco. Vengo a preparare il suo arrivo come Giovanni Battista. Il Papa vuole venire in Sud Sudan, sta progettando un viaggio a Juba ma la visita è intesa in tutto il Paese, per incontrare tutto il popolo”.

Quindi, il Cardinale ha visitato il quartier generale dell’Unmiss, la missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan, dove il porporato incontra il responsabile della missione per il Sud Sudan, Paul Ebweko, e assicura che “la Santa Sede apprezza quello che viene fatto per la popolazione del campo”. Ancora in auto, il cardinale torna nell’area nord per fare ingresso nel campo e celebrare la Messa, che si svolge nel piazzale del campo. Il segretario di Sato vaticano, nell’omelia, afferma che “la nostra storia ci fa gridare al Signore, ci fa porre davanti al suo altare le ingiustizie, gli abusi, le persecuzioni che ancora troppi di noi soffrono; ma sappiamo che questo grido è ascoltato da Dio e redento, un grido che lui stesso trasformerà in un canto di gioia, se sappiamo come chiedere perdono per i nostri persecutori e pregare per coloro che ci fanno del male”.  

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