Città del Vaticano , 21 June, 2022 / 12:30 AM
Il rito congolese della celebrazione eucaristica “è certamente il frutto della predicazione missionaria sotto il sole d’Africa”, e “nella sua triplice fedeltà alla fede e alla tradizione apostolica”, e “al genio religioso e al patrimonio culturale africano e congolese”, il “ Missel Romain pour les Diocèses du Zaïre è l’unico messale romano «inculturato», nato della riforma liturgica del Vaticano II”. Lo dice Papa Francesco, in un videomessaggio che accompagna la presentazione della traduzione francese del Messale già pubblicato in italiano, redatto sotto la direzione di Suor Rita Mbshu Kongo.
Papa Francesco aveva inviato un videomessaggio già nel 2020, quando il testo fu pubblicato in italiano a un anno dalla Messa che Papa Francesco celebrò nel rito congolese nella Basilica di San Pietro. Una Messa, quella per la comunità congolese, che si dovrebbe replicare il 3 luglio in Vaticano, giorno in cui il Papa sarebbe dovuto essere a Kinshasa e invece sarà a Roma, dopo aver dovuto annullare il viaggio per ragioni di salute.
La pubblicazione del Messale in francese è proprio parte dei preparativi del viaggio del Papa, che Francesco mette sulla scia del viaggio di Giovanni Paolo II, di cui ricorda le parole nella Ecclesia In Africa.
“Nella vostra Patria africana – scriveva il Papa polacco - si è rinnovata la Pentecoste di Gerusalemme. I vostri antenati udirono il messaggio della Buona Novella, che è la lingua dello Spirito. I loro cuori accolsero per la prima volta questa parola ed essi chinarono il capo nell'acqua del fonte battesimale, in cui l'uomo, ad opera dello Spirito Santo, muore insieme a Cristo crocifisso e rinasce a nuova vita nella sua risurrezione [...]. Fu certamente lo stesso Spirito a spingere quegli uomini di fede, i primi missionari, che nel 1491 approdarono alla foce del fiume Zaire, a Pinda, dando inizio ad una vera e propria epopea missionaria. Fu ancora lo Spirito Santo, operante a modo suo nel cuore degli uomini, che spinse il grande re del Congo Nzinga-a-Nkuwu a sollecitare la venuta di missionari per annunciare il Vangelo”.
Papa Francesco chiosa che il cristiano non ha niente di più prezioso che la fede in Gesù Cristo, e che per tramandare questo tesoro è “inestimabile” l’apporto della liturgia, perché “il suo contenuto modella la fede, allo stesso modo in cui la fede di un popolo determina il suo culto. Il rito congolese della celebrazione eucaristica è certamente il frutto della predicazione missionaria sotto il sole d’Africa e che è stato raccolto all’alba”.
Ecco allora il messale di rito congolese, frutto “di lunghi anni di ricerca, di esperienza sul posto e di feconda collaborazione tra la Santa Sede e la Chiesa in Congo”, che ora “permette al congolese di pregare nella sua lingua, con il suo corpo e la sua anima, e di utilizzare simboli che gli sono familiari”.
Papa Francesco ricorda che “il 30 aprile 1988, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina de Sacramenti ha approvato e confermato l’ordinario della Messa in francese, con, come appendice, i preliminari, il calendario e le Messe”, e propone “il rito congolese della celebrazione dell’Eucaristia come modello per le altre Chiese alla ricerca di un’espressione liturgica appropriata per portare a maturazione i frutti dell’impresa missionaria dell’evangelizzazione delle culture e dell’inculturazione del Vangelo”.
Sempre sulla scorta di Giovanni Paolo II, che lo disse ai vescovi del Congo in visita ad limina il 23 aprile 1988, Papa Francesco esorta a impegnarsi “allo stesso modo per l’insieme del rituale dei sacramenti e dei sacramentali che state preparando per completare questo rito. Vi auguro una feconda lettura di questo libro, per comprendere che è bello celebrare insieme le meraviglie del nostro Dio in suo figlio Gesù Cristo Nostro Signore”.
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