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Un servizio di EWTN News

Il Papa al Movimento dei Cursillos: “Esortatevi a vicenda ad andare oltre"

Nell’Aula Paolo VI Papa Francesco riceve in Udienza i Membri del Movimento dei Cursillos di Cristianità d’Italia in occasione della VII Ultreya nazionale. Questo è un Movimento di Chiesa che, mediante un metodo proprio, “rende possibile la convivenza del fondamentale cristiano, aiuta la singola persona a scoprire e a rispondere alla propria vocazione personale e promuove la creazione di gruppi di cristiani che fermentino di Vangelo gli ambienti”. “Voi utilizzate questo antico saluto dei pellegrini, “ultreya”, per indicare il senso di questi raduni, che fin dagli inizi caratterizzano il vostro carisma: sono momenti di incontro, di annuncio, di testimonianza e di preghiera, per esortarvi a vicenda ad andare “più in là”, ad andare oltre”, spiega il Papa nel suo discorso.

“Già nelle vostre riunioni di gruppo settimanali voi fate un passo “più in là”. Avete infatti la possibilità di andare oltre una visione solo orizzontale, terrena e materialista della vita, per riscoprire ogni volta lo sguardo nuovo che la fede in Cristo ci ha donato su tutto: su noi stessi, sul mondo, sul senso dell’esistenza”, commenta il Pontefice.

Il Papa propone ai presenti due direzioni fondamentali per l’“andare oltre”.

 “La prima è l’andare verso la comunione. Si tratta di andare oltre sé stessi e oltre il proprio gruppo per fare comunità e crescere nella Chiesa, che è sempre corpo e mai membra slegate, separate. Perciò, mai isolarsi e mai rinchiudersi! Sempre conservare e accrescere i legami vitali con i luoghi di comunione nei quali siamo inseriti”, commenta Francesco.

“Siete chiamati a fare comunità con l’intero movimento dei Cursillos – sottolinea il Papa – La grande sfida qui è quella di conservare uno spirito di carità e di unità, sapendo che il carisma di fondazione del vostro movimento è quello che vi è stato trasmesso dagli iniziatori e dalla prima generazione e del quale tutti voi siete ugualmente responsabili. L’unità non si fonda sul carisma di un singolo individuo o sulla “linea” spirituale di qualche corrente. I vostri gruppi e tutto il vostro movimento, infatti, non sono “accanto” alla Chiesa, ma sono anch’essi parte della Chiesa che vive in quel territorio. Siete chiamati perciò a identificarvi appieno con il sentire e l’agire della Chiesa.”

La seconda direzione fondamentale dell’“andare oltre”, e dunque di ogni ultreya, è la missione. “Voi avete un carisma particolare, che vi ha portato a riscoprire e a saper annunciare in modo semplice e diretto l’essenziale dell’esperienza cristiana, cioè l’amore di Dio per ogni uomo e ogni donna. E sapete trasmettere quest’annuncio all’interno di legami di amicizia e di vicinanza che stabilite, senza forzature, con tante persone che incontrate, anche quelle dotate di più forte personalità e che sembrano quasi indifferenti o addirittura ostili alla fede. Vi incoraggio, perciò, a lasciarvi animare da questo carisma che lo Spirito Santo vi ha concesso, per sperimentare così la dolce gioia di evangelizzare, in tutti gli ambiti della vita, privata e pubblica, cioè movimento, movimento per unità interna e movimento per evangelizzare.”, conclude il Papa.

Il Papa aggiunge infine a braccio: “Vorrei aggiungere una cosa: stare in movimento significa anche vivere il servizio di annuncio e di testimonianza cristiana, e questo tocca anche alle persone che sono gli incaricati o i responsabili di ogni Paese o di tutto il movimento. Una cosa brutta che voi dovete evitare, prima che succeda – perché sembra che da voi non sia successo, ma ve lo dico prima –: “eternizzare” le cariche, cioè che sempre è lo stesso o la stessa. Per favore, no. Tutti sono bravi, ma non tutti indispensabili. Non siamo indispensabili. Io finisco questo compito di coordinatore o coordinatrice, non so come si chiama da voi, sia del gruppo, sia dei Paesi o generale, me ne vado a casa, cioè entro nei gruppi come uno qualunque, una qualunque. “No, ma io ho fatto questo, adesso tocca...”. Non tocca nulla, a te tocca andare a casa! Capito? E questo rinnovamento contro le ambizioni personali, che il diavolo fa muovere, è un lavoro per continuare a vivere. Perché tanti movimenti si sono spenti nelle mani di un unico o di un’unica dirigente. Ne abbiamo tanta esperienza nella Chiesa. Così, rinnovare il servizio dell’autorità, diciamo così, rinnovarlo: nessuno è eterno nell’autorità”.

 

 

 

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