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Un servizio di EWTN News

Lo studio delle catacombe di Malta inizia nel 1600 per sostenere l'Ordine di San Giovanni

Quando sabato 2 aprile pomeriggio Papa Francesco è sceso nella Grotta di San Paolo a Malta non tutti abbiamo pensato al grande contesto storico che racchiude il sacello. 

La grotta è infatti parte di un grande complesso di catacombe la cui storia è stati riscoperta nel XVII secolo da un personaggio singolare, Giovan Francesco Abela. 

Facciamo un passo indietro. A Malta nella prima metà del 1500 arrivano i Cavalieri che erano fuggiti da Rodi. L’Ordine ospedaliero di san Giovanni inizia subito una operazione di latinizzazione in senso cristiano dell’isola. L’idea è quella di far dimenticare il passaggio islamico e arabo su una terra la cui nascita è legata a San Paolo. Ovviamente si forma così un nuovo periodo politico, sociale, amministrativo e culturale rappresentato dall’Ordine.

 Gli storici dell’isola e vescovi come Tommaso Bosio cercano di capire anche la storia della Grotta di San Paolo, da sempre luogo di grande devozione, ma non basta per capire davvero e anche i testi di Marco Antonio Axiaq, un chirurgo maltese che scrive nel 1610 una lunga descrizione dell’isola articolata in più parti, si riferisce alle antichità ipogee in termini non sempre chiarissimi, e spesso mescolando il tutto con credenze pagane.

Di fatto però inizia così la storia delle descrizioni delle catacombe maltesi. Bisogna aspettare un altro storico maltese Giovan Francesco Abela, il primo maltese di nascita a raggiungere alte cariche all’interno dell’Ordine di san Giovanni.

Nella sua “carriera” Abela soggiorna a Roma dove incontra Giacomo Bosio, Agente in Roma e quindi più alta carica del Sacro Ordine in loco e il di lui nipote Antonio che sta scrivendo il suo trattato sulla Roma Sotterranea, le catacombe appunto. 

Giovan Francesco Abela diventa il primo ad occuparsi degli ipogei e delle catacombe cristiane di Malta in modo “moderno” citando spesso Bosio. 

Capisce che gli ipogei a Malta non sono solo sepolcreti e non solo cristiani.  In tutta Malta Abela identifica sette cimiteri cristiani, rispetto alla “costellazione dei numerosi ipogei più piccoli che si rintracciano, oggi come allora, ovunque nell’isola” come spiega la professoressa Chiara Cecalupo Alt nei suoi studi su Antonio Bosio. 

Abala inizia con la Catacomba di San Paolo fuori le mura della “Città Notabile”, passa poi alla contigua Catacomba di Sant’Agata ritenuta antica cofondatrice della Chiesa Maltese dopo San Paolo. Alla scuola del testo di Bosio, Abela descrive tutte le catacombe, gli ipogei e i sepolcreti.

Il suo però è uno sguardo ancora soprattutto religioso più che archeologico. “Abela- spiega la Cecalupo Alt- dimostra di conoscere la Roma Sotterranea nella versione edita, ma di non ispirarsi o servirsi troppo del suo taglio analitico, preferendo la trattazione latina della Historia Passionis, che nobilita il testo e fornisce una documentazione sicuramente attendibile ma anche più devota”.

E’ una notazione importante perché, conclude la Cecalupo Alt, “colui grazie al quale nasce la coscienza storica del paese sente la necessità di legare strettamente il cristianesimo maltese a quello romano per emendarne il passato islamico e nobilitarne il futuro sotto l’egida del Sovrano Ordine, che forse più di tutti deve all’Abela l’aver finalmente creato per Malta, tramite le antichità cristiane e il recupero di un sacro passato, un ponte tangibile e non più solo leggendario, con la chiesa antica romana”.

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