Kiev, 07 March, 2022 / 4:00 PM
In questa insensata guerra di morte e distruzione, una delle più belle cattedrali ortodosse del mondo è minacciata: è la cattedrale di Santa Sofia, vero e proprio gioiello di architettura ed arte, dichiarata dall'UNESCO patrimonio mondiale dell’Umanità.
La cattedrale di Santa Sofia, infatti, vanta una storia millenaria. L’edificio religioso risale al Rus’ di Kiev, antica monarchia degli Slavi orientali che comprendeva - in parte - i territori dell'odierna Ucraina, Russia occidentale, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia orientali.
Le prime fondamenta risalgono al 1037, anno in cui il sovrano Jaroslav I di Kiev decise di far costruire questo gioiello artistico, ispirandosi all’antica Hagia Sophia di Costantinopoli, l’odierna Istanbul. Secondo la tradizione, il suo modello era l’omonima cattedrale di Novgorod, con le sue tredici cupole di quercia: Jaroslav I di Kiev decise di emulare questo edificio religioso in segno di gratitudine verso i cittadini di Novgorod che lo avevano aiutato ad assicurarsi il trono di Kiev nel 1019.
A seguito del saccheggio della capitale ucraina avvenuto nel 1169 sotto Andrea I del Principato di Vladimir-Suzdal e dopo l'invasione mongola della Russia del 1240, la cattedrale cadde in disuso. Ma dopo l’unione di Brest (1595-1596), questa meravigliosa struttura venne annessa alla chiesa greco-cattolica ucraina finché non venne reclamata nel 1633 dal metropolita ucraino ortodosso Pietro Mogila (Mohyla) che fece ricostruire la parte superiore dell’edificio. La ricostruzione venne eseguita in stile barocco sotto la direzione dell'architetto italiano Octaviano Mancini mentre i lavori furono completati nel 1740 sotto il cosacco Ivan Mazepa.
A seguito della rivoluzione russa del 1917 e della campagna antireligiosa sovietica del 1920, il governo decise di distruggerla e trasformarla - dopo la vittoria dell’Armata Rossa nella guerra civile di Crimea (1918-1921) - in un parco dedicato agli “eroi di Perekop”. Tuttavia, la cattedrale venne salvata dalla distruzione grazie agli sforzi di molti uomini di cultura, scienza e da molti storici. Nel 1934, le autorità sovietiche confiscarono la chiesa e le vicine strutture risalenti al XVII-XVIII secolo, trasformandole in museo storico.
La cattedrale è affascinante per via della sua sublime architettura, per la bellezza delle opere d’arte di inestimabile valore presenti al suo interno. La pianta della cattedrale presenta cinque navate e tre absidi, sormontate da ben tredici magnifiche cupole di color verde smeraldo che spiccano con il colore predominante della struttura, il bianco. La cupola più grande - impostata su un enorme tamburo alleggerito da finestroni lunghi e stretti - sta a simboleggiare Cristo, mentre le altre dodici cupolette - tutte poggiate su dei magnifici colonnati - gli apostoli. Nelle vele della cupola centrale sono ritratti i quattro evangelisti.
Meraviglioso anche l’interno della cattedrale, impreziosito da mosaici in stile bizantino che ricoprono complessivamente 260 metri quadrati di superficie: questi sono tra i migliori esempi dell’arte bizantina. Sulla parete interna della semicupola absidale centrale ricoperta di bellissimi mosaici è ritratta la Vergine Orante, con le mani alzate verso il cielo, che guarda chi entra dall’accesso principale. Sotto la Vergine spicca una rappresentazione pittorica dell’Ultima Cena nella quale Cristo è rappresentato due volte: una volta distribuisce il pane e l’altra il vino. Questa parete, rimasta integra nei secoli, è chiamata “La Parete Indistruttibile”. Tra le altre maggiori opere artistiche ci sono varie scene della Bibbia come l’Infanzia della Vergine, gli atti degli apostoli, le vite e le immagini dei Santi e le raffigurazioni della Passione di Cristo. Ma non solo fede: tante, infatti, sono le opere che ritraggono scene della storia di Kiev, come il ritratto del principe Yaroslav, il fondatore della cattedrale.
Una particolarità: un’antica tradizione ci racconta che la città continuerà a esistere fino a quando il mosaico della Vergine Orante sarà preservato. Questa, la nostra speranza.
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