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Un servizio di EWTN News

Benedetto XV, la pace al centro della sua prima enciclica

Il 1° novembre 1914, a nemmeno due mesi dalla sua elezione, Papa Benedetto XV pubblicava la sua prima enciclica: Ad Beatissimi Apostolorum.

La Prima Guerra Mondiale fa da cornice al testo papale, come accaduto per la prima Esortazione Apostolica Ubi Primum. E il conflitto – ed il suo spettro - accompagnerà quasi tutto il pontificato.

“Il tremendo fantasma della guerra – scriveva Benedetto XV - domina dappertutto, e non v’è quasi altro pensiero che occupi ora le menti. Nazioni grandi e fiorentissime sono là sui campi di battaglia. Qual meraviglia perciò, se ben fornite, come sono, di quegli orribili mezzi che il progresso dell’arte militare ha inventati, si azzuffano in gigantesche carneficine? Nessun limite alle rovine, nessuno alle stragi: ogni giorno la terra ridonda di nuovo sangue e si ricopre di morti e feriti. E chi direbbe che tali genti, l’una contro l’altra armata, discendano da uno stesso progenitore, che sian tutte della stessa natura, e parti tutte d’una medesima società umana? Chi li ravviserebbe fratelli, figli di un unico Padre, che è nei Cieli? E intanto, mentre da una parte e dall’altra si combatte con eserciti sterminati, le nazioni, le famiglie, gli individui gemono nei dolori e nelle miserie, funeste compagne della guerra; si moltiplica a dismisura, di giorno in giorno, la schiera delle vedove e degli orfani; languiscono, per le interrotte comunicazioni, i commerci, i campi sono abbandonati, sospese le arti, i ricchi nelle angustie, i poveri nello squallore, tutti nel lutto”.

Riprendendo l’appello del suo predecessore Pio X, il Papa chiedeva ai governanti di “ridare ai loro popoli i vitali benefìci della pace”.

Benedetto XV elencava i mali che affliggono il mondo: “la mancanza di mutuo amore fra gli uomini, il disprezzo dell’autorità, l’ingiustizia dei rapporti fra le varie classi sociali, il bene materiale fatto unico obiettivo dell’attività dell’uomo, come se non vi fossero altri beni, e molto migliori, da raggiungere. Bisogna dunque diligentemente adoperarsi per eliminare tali disordini, richiamando in vigore i princìpi del cristianesimo, se si ha veramente intenzione di sedare ogni conflitto e di mettere in assetto la società”.

Benedetto XV denunciava poi come la fratellanza umana sia calpestata: “mai tanto si disconobbe l’umana fratellanza quanto ai giorni che corrono. Gli odi di razza sono portati al parossismo; più che da confini, i popoli sono divisi da rancori; in seno ad una stessa nazione e fra le mura d’una città medesima ardono di mutuo livore le classi dei cittadini, e fra gl’individui tutto si regola con l’egoismo, fatto legge suprema”.

A questo punto il Papa chiedeva di “fare ogni sforzo perché la carità di Cristo torni a dominare fra gli uomini. Questo sarà sempre il Nostro obiettivo, e questa l’impresa speciale del Nostro Pontificato”.

Nel testo, infine, il Pontefice non mancava di condannare il socialismo e spingeva i Vescovi a “rivolgere un’attenzione specialissima a sopire i dissensi e le discordie tra i cattolici, quali esse siano, e ad impedire che ne sorgano altre in avvenire, talché tra i cattolici uno sia il pensare ed uno l’operare. Ben comprendono i nemici di Dio e della Chiesa che qualsiasi dissidio dei nostri nella propria difesa, segna per essi una vittoria; pertanto usano assai di frequente questo sistema che, allorquando più vedono compatti i cattolici, proprio allora, astutamente gettando tra di loro i semi della discordia, maggiormente si sforzano di romperne la compattezza. Piacesse al Cielo che tale sistema non così spesso avesse avuto l’esito desiderato, con danno tanto grave per la religione! Quindi, qualora la legittima autorità impartisca qualche ordine, a nessuno sia lecito trasgredirlo, perché non gli piace; ma ciascuno sottometta la propria opinione all’autorità di colui al quale è soggetto, ed a lui obbedisca per debito di coscienza”.

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