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La sfida della rete per testimoniare il Vangelo, un libro e tre autori

“Vi presentiamo alcune idee realizzabili (perché già realizzate) nei diversi ambienti e con varie fasce di età, partendo da ciò che viviamo ordinariamente, ma con una prospettiva nuova, quella in cui i new media sono una risorsa per la crescita, la formazione, la pastorale, l’insegnamento, la catechesi. Alcune delle attività sono frutto della nostra creatività, altre sono state davvero attuate e sono in corso, altre ancora si sono trasformate in veri percorsi di formazione in presenza e online”.

Così si può leggere nell’introduzione del libro di Marco Pappalardo, Lorenzo Galliani e Alfredo Petralia, dal titolo ‘Testimoniate il Vangelo con la vostra vita: andate in rete’ (Paoline), che mette in risalto il fatto che i new media sono una risorsa per la crescita, la formazione, la pastorale, l’insegnamento, la catechesi perché si possono trasferire le potenzialità di internet nelle attività di sempre, cogliendo il meglio, innovando, allargando il coinvolgimento. 

Con questo intento il libro presenta a catechisti, animatori, formatori (ma anche parroci, religiose e religiosi, insegnanti di IRC) alcune idee realizzabili nei diversi ambienti e con le varie fasce di età: dai bambini agli adulti. Tra i temi-ambiti trattati: Facebook, Instagram, TikTok, blog, web radio, giornalino, YouTube, videogames, contest… Di ogni proposta sono presentati: potenzialità; motivo pastorale/educativo/sociale; attività possibili; tecniche/consigli/modalità organizzative.

In questa intervista ai tre autori presentiamo questo interessante volume: a Marco Pappalardo, docente di ‘Educazione e mondo virtuale’ all’Istituto Teologico a Messina, e ‘Tematiche dei new media’ all’Università di Catania, chiediamo di spiegarci quale è la strada per testimoniare il Vangelo in rete:

“Innanzitutto, bisogna considerare il web come un ‘ambiente’ pastorale e educativo, né più né meno del cortile di un oratorio, del salone parrocchiale, della sala di comunità, dell’aula per la catechesi, dell’ora di religione… Dunque, bisogna prima essere presenti in rete come operatori e educatori in modo credibile attraverso i nostri social, poi formati adeguatamente per sfruttarne le potenzialità al fine di raggiungere chi è più lontano, creando nuove relazioni, valorizzando le risorse e i talenti. Quanto leggerete in ‘Testimoniate il Vangelo con la vostra vita: andate in rete’, non sostituisce i contenuti del messaggio evangelico o dell’insegnamento della Chiesa, dà loro una forma nuova, coinvolgente, al passo coi tempi”.

In quale modo comunicare in rete il Vangelo?

“Nel nostro libro presentiamo alcune idee, realizzate e realizzabili, nei diversi ambienti pastorali partendo da ciò che viviamo ordinariamente, ma con una prospettiva nuova, quella in cui i new media sono una risorsa per l’educazione, la formazione, l’insegnamento, la catechesi. Non pensiamo solo ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, ma anche agli adulti visto che Internet e le nuove tecnologie riguardano tutti; inoltre, queste proposte potrebbero diventare un’ottima opportunità per avvicinare e far collaborare le diverse generazioni. Utilizziamo al meglio le potenzialità della rete per raggiungere chi è più lontano, creiamo grazie ad essa una rete di nuove relazioni, facendo fruttificare nella condivisione i tanti talenti”.

 

Invece da Fredy Petralia, esperto in informatica applicata, consulente informatico e social media manager, ci facciamo spiegare i modi per permettere ai giovani di connettersi a Gesù: “Non pensiamo che ci possa essere una diretta connessione tra la domanda di fede dei nostri ragazzi e la tecnologia: Gesù non è uno youtuber o un pro-gamer, non gestisce un canale su Twitch, non moltiplicava smartphone e non riparava miracolosamente Iphone rotti. Quella che conta è la presenza dei ‘testimoni di Dio’ nel mondo tecnologico! Ognuno a suo modo e con il proprio carisma dovrebbe essere presente in rete, avere una propria cittadinanza digitale. Il web ormai ci mette a disposizione tanti strumenti per scrivere, farsi vedere o semplicemente ascoltare da molte persone; blog, canali YouTube, profili Instagram e Tik Tok, podcast sono tutti ambienti nei quali poter seminare la Parola in modo diverso, magari originale e più coinvolgente per le nuove generazioni”.

La Chiesa ama ciò che amano i giovani?

“Vengono in mente le parole di don Giovanni Bosco: ‘Amate ciò che amano i giovani affinché essi amino ciò che amate voi’. La frase non impone di imitare i ragazzi (alcune volte potremmo risultare anche ridicoli) ma certamente fare molto insieme a loro potrebbe essere affascinante; andare al cinema o ad un concerto, vedere una partita, giocare a Fifa su una console sono momenti che fortificano una relazione educativa dalla quale può nascere poi la fiducia che apre ai temi della fede. Parrocchie, oratori, movimenti, associazioni possono organizzare tornei sportivi pure su console, contest divertenti su Tik Tok, sfide culturali con Kahoot!, balli di gruppo con Just Dance o contest fotografici su Instagram, coinvolgendo le ragazze e i ragazzi nella gestione sotto una attenta guida e presenza nostra”.

 

Infine con Lorenzo Galliani, insegnante di religione e blogger, approfondiamo un tema di attualità ‘musicale’, perché al festival della canzone italiana di Sanremo Achille Lauro con il suo gesto ha provocato, ma è molto seguito dai ragazzi: in quale modo raccogliere queste provocazioni?

“Credo, ma è una considerazione personale, che Achille Lauro sia diventato un po’ prigioniero del suo personaggio, finendo per essere prevedibile e tutt’altro che anticonformista, quantomeno al Festival. L’ ‘auto-battesimo’ sul palco di Sanremo non mi è sembrata una provocazione, ma semplicemente una sciocchezza, e non mi pare che nei giovani (e non) abbia suscitato interesse o ammirazione. Come ha scritto in modo intelligente l’Osservatore Romano, riferendosi a David Bowie che si era messo in ginocchio a recitare il Padre Nostro, ‘non ci sono più i trasgressori di una volta’. Cerchiamo però di andare oltre. Con riferimento ad Achille Lauro, senza cadere nel tranello di chi vuole scandalizzare affinché si parli di lui, possiamo chiederci: siamo davvero consapevoli di cosa sia il battesimo? Siamo felici di essere battezzati? E perché? Tutto, persino una mezza fesseria, può diventare un pretesto per uno slancio di ricomprensione e di crescita”.

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