Roma, 21 February, 2022 / 9:00 AM
“L’amore non è solo questione di fortuna. Hai presente quando costruisci una casa? Non basta sperare che stia in piedi. Io non sono nessuno per dire a un altro come si fa. Semmai ho bisogno che qualcuno lo ricordi a me. Ognuno ha le sue macerie, i suoi errori di valutazione, le sue crepe. Se ho potuto scrivere questo libro è solo perché ho trovato sulla mia strada degli ottimi muratori. Questo libro lo dedico a loro”.
Parto da questo incipit per parlare con Cecilia Galatolo, autrice del libro sull’amore coniugale ‘Voglio donarmi completamente a te’ (Editrice Punto Famiglia); è inoltre autrice anche dei due romanzi sul beato Carlo Acutis, ‘Sei nato originale, non vivere da fotocopia’, e sulla beata Sandra Sabattini, ‘Amando scoprirai la tua strada’.
A lei chiediamo di spiegarci il motivo per cui ha scelto questo titolo per un libro sul matrimonio:
“Questo libro tratta il tema delicato della sessualità. E’ pensato in particolare per i fidanzati che si stanno preparando al matrimonio, ma si rivolge anche a persone single, coppie conviventi o sposate.
Ci sono molti modi di vivere il sesso, lo sappiamo. Per qualcuno è un gesto d’amore; per altri è un gioco, uno sfogo, una dipendenza. Nella visione cristiana, l’atto sessuale è un vincolo sacro, perchè sancisce il dono definitivo che due persone reciprocamente si fanno il giorno delle nozze. Il titolo, ‘Voglio donarmi completamente a te’, indica che la sessualità ha un fine molto alto: ci permette di realizzare un dono irrevocabile di noi stessi, mediante il nostro corpo, alla persona amata”.
E’ possibile vivere un’intimità liberata e liberante?
“Perché ci sia una liberazione deve esserci un’oppressione. Dovremmo dunque chiederci: c’è qualcosa che ostacola, inibisce, opprime la sfera dell’intimità? Cosa mi impedisce di vivere in pace, con gioia, la mia sessualità? Le testimonianze che riporto nel libro hanno tutte un comune denominatore: ad offuscare la bellezza del sesso sarebbe l’egoismo, la tentazione di viverlo come un gesto meccanico. E’ possibile vivere un’intimità liberata e liberante, ma bisogna capire che abbiamo un corpo per amare e per essere amati. Non per usare ed essere usati. So bene che a volte ci sentiamo quasi trascinati e invischiati in situazioni di fronte alle quali non riusciamo a essere forti. Il mio consiglio è affidare a Cristo le fatiche che viviamo anche nella sfera della sessualità e affrontare, con l’aiuto di persone fidate e competenti, i vuoti o le ferite che magari ci portano a svenderci”.
In quale modo gli sposi possono essere fedeli al magistero della Chiesa?
“Penso che il primo modo per essere fedeli all’insegnamento evangelico sull’amore coniugale, difeso dal Magistero della Chiesa, è riconoscere che ognuno di noi è un dono unico, prezioso, e il corpo merita rispetto. Poi è importante avere consapevolezza di questo: in virtù del sacramento del matrimonio, l’atto sessuale diventa la più alta forma di preghiera per un marito ed una moglie. C’è un capitolo, nel libro, in cui parlo proprio della celebrazione del sacramento nuziale mediante l’atto coniugale. Cristo stesso si serve del marito per amare la moglie, della moglie per amare il marito. Se siamo cristiani, dobbiamo avere il coraggio di credere che in ogni sacramento – quindi anche in quello del matrimonio- Gesù stesso si fa presente con il Suo amore”.
Cosa significa vivere un fidanzamento casto?
“In tantissimi ragazzi brucia dentro una domanda: ‘Quando devo vivere il sesso? Qual è il momento giusto?’. A volte si pensa che il primo rapporto intimo sia una ‘conquista personale’ e quando si vive una relazione lo si mette quasi ‘alla base’, come se fosse necessario per conoscersi. Al contrario, quando si parla di attesa si pensa a una limitazione che logora il rapporto. Ma non è forse vero che attendere qualcosa dona valore a ciò che si attende? Conoscersi senza fretta è un aiuto per la coppia, non una tortura, per quanto difficile possa apparire. Una ragazza una volta mi ha detto: Vedo la castità come un tempo per capire quali sono le vere priorità di coppia e se la casa che si vuole costruire insieme ha basi sabbiose o rocciose. Vedo la castità anche come una palestra di pazienza, ascolto, rispetto, scoperta e dono reciproco”.
Fra qualche mese a Roma ci sarà l’incontro mondiale della famiglia e nella lettera alle famiglie Papa Francesco afferma che la rottura di una relazione coniugale genera sofferenza: ‘La rottura di una relazione coniugale genera molta sofferenza per il venir meno di tante aspettative; la mancanza di comprensione provoca discussioni e ferite non facili da superare. Nemmeno ai figli è risparmiato il dolore di vedere che i loro genitori non stanno più insieme’. In quale modo si può ‘salvare’ un matrimonio?
“Secondo me, come ha affermato papa Francesco nella lettera, la prima cosa da fare è avere fiducia in Dio e non pretendere di salvarsi da soli. E poi aprirsi a persone fidate. Essere umili e chiedere aiuto. Dio ci aiuta sempre attraverso qualcun altro, siamo fatti per la relazione con gli altri. Ma l’aiuto di chi? Di altre coppie, di un sacerdote, della comunità di appartenenza. Troveremo tutto l’aiuto di cui necessitiamo se accettiamo che non siamo autosufficienti”.
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