Città del Vaticano , 04 November, 2015 / 4:41 PM
Le pubblicazioni di questi giorni? “Si può dire che in buona parte si tratta di informazioni già note, anche se spesso con minore ampiezza e dettaglio, ma soprattutto va notato che la documentazione pubblicata è perlopiù relativa a un notevole impegno di raccolta di dati e di informazioni messa in moto dal Santo Padre stesso per svolgere uno studio e una riflessione di riforma e miglioramento della situazione amministrativa del Vaticano e della Santa Sede”.
“Naturalmente – spiega il Portavoce vaticano - ciò non rende in alcun modo ragione al coraggio e all’impegno con cui il Papa e i suoi collaboratori hanno affrontato e continuano ad affrontare la sfida di un miglioramento dell’uso dei beni temporali al servizio di quelli spirituali”: “Questo invece è ciò che andrebbe maggiormente apprezzato e incoraggiato in un corretto lavoro di informazione per rispondere adeguatamente alle attese del pubblico e alle esigenze della verità”, perché “la strada della buona amministrazione, della correttezza e della trasparenza, continua e procede senza incertezze. E’ questa evidentemente la volontà di Papa Francesco e non manca certo in Vaticano chi vi collabora con piena lealtà e con tutte le sue forze”.
Sul nuovo Vatileaks prende posizione Padre Federico Lombardi, per la seconda volta dopo un solo comunicato ufficiale di due giorni fa con dava conto degli arresti in Vaticano. Il gesuita a capo della Sala Stampa della Santa Sede spiega che le informazioni in mano alla Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle Strutture economico-amministrative della Santa Sede, “dal cui archivio proviene buona parte della informazione pubblicata”, non sono state ottenute “contro la volontà del Papa o dei responsabili delle diverse istituzioni”: piuttosto sono “informazioni ottenute o fornite con la collaborazione di queste stesse istituzioni, per concorrere allo scopo positivo comune”.
Lo stesso Papa Francesco, dal cui “impulso” è nata la Cosea, ha dato corso a nuove iniziative, quali la “riorganizzazione dei Dicasteri economici, la nomina del Revisore generale, il funzionamento regolare delle istituzioni competenti per il controllo delle attività economiche e finanziarie”, che “sono una realtà oggettiva e incontrovertibile”.
La commissione “ha compiuto da tempo il suo lavoro, e con le decisioni e iniziative che sono tuttora in corso di sviluppo e attuazione (e che almeno in parte sono seguite appunto a raccomandazioni della stessa COSEA alla fine del suo lavoro)” si snoda l’azione riformatrice.
Un’azione che proviene dallo stesso Papa e che non è percepibile da “una pubblicazione alla rinfusa di una grande quantità di informazioni differenti, in gran parte legate a una fase del lavoro ormai superata, senza la necessaria possibilità di approfondimento e valutazione obiettiva raggiunge invece il risultato – purtroppo in buona parte voluto – di creare l’impressione contraria, di un regno permanente della confusione, della non trasparenza se non addirittura del perseguimento di interessi particolari o scorretti”.
L’analisi scritta da Lombardi per la Radio Vaticana, spiega che “com’è noto, una buona parte di ciò che è stato pubblicato è il risultato di una divulgazione di notizie e documenti di per sé riservati e quindi di un’attività illecita che viene quindi perseguita penalmente con decisione dalle competenti autorità vaticane”; ma - precisa - “una gran quantità di informazioni di tal genere va studiata, compresa e interpretata con cura, equilibrio e attenzione”, perché “spesso sono possibili letture diverse a partire dagli stessi dati”.
Il portavoce vaticano fa anche un esempio: quello del “Fondo Pensioni, sul quale sono state espresse in successione di tempo valutazioni molto diverse, da quelle che parlano con preoccupazione di un grande ‘buco’, a quelle che forniscono invece una lettura rassicurante”, come pubblicato ampiamente dalla Sala Stampa vaticana.
Inoltre il Padre parla dei beni della Santa Sede, per cui si apre spesso “tutto il discorso sulle finalità e gli impieghi”; “beni che – spiega - presi nel loro complesso si presentano come ingenti, sono in realtà finalizzati a sostenere nel tempo attività di servizio vastissime gestite dalla Santa Sede o istituzioni connesse, sia a Roma, sia nelle diverse parti del mondo”.
“Le origini delle proprietà di questi beni sono varie, e vi sono a disposizione da tempo anche strumenti adatti per conoscerne la storia e gli sviluppi (ad esempio, è bene informarsi sugli accordi economici fra Italia e Santa Sede nel contesto dei Patti Lateranensi e sulla opera di impostazione di una efficace amministrazione, svolta da Pio XI con l’aiuto di ottimi ed esperti collaboratori, opera comunemente riconosciuta come saggia e lungimirante anche negli aspetti di investimenti all’estero e non solo a Roma o in Italia)”, sottolinea Lombardi.
Infine, “per quanto riguarda l’Obolo di San Pietro è necessario osservare che i suoi impieghi sono vari, anche a seconda delle situazioni, a giudizio del Santo Padre, a cui l’obolo viene dato con fiducia dai fedeli per sostenere il suo ministero” e “le opere di carità del Papa per i poveri sono certamente una delle finalità essenziali, ma non è certo intenzione dei fedeli escludere che il Papa possa valutare egli stesso le urgenze e il modo di rispondervi, alla luce del suo servizio per il bene della Chiesa universale”.
Oltre a questo “il servizio del Papa comprende anche la Curia Romana – in quanto strumento del suo servizio -, le sue iniziative fuori della Diocesi di Roma, la comunicazione del suo magistero per i fedeli nelle diverse parti del mondo anche povere e lontane, l’appoggio alle 180 rappresentanze diplomatiche pontificie sparse nel mondo, che servono le Chiese locali e intervengono come gli agenti principali per distribuire la carità del Papa nei diversi paesi, oltre che come rappresentanti del Papa presso i governi locali. La storia dell’Obolo dimostra tutto ciò con chiarezza”.
Oltre alla nota, questo pomeriggio la Sala Stampa ha pubblicato anche una “risposta ai giornalisti” di Padre Lombardi, circa alcune indagini in corso. “L’Ufficio del Promotore di Giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano – si legge nel bollettino vaticano -, a seguito di un rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, nel mese di febbraio 2015 ha avviato le indagini relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili al Sig. Gianpietro Nattino”.
Il medesimo Ufficio – prosegue il breve testo - ha richiesto la collaborazione dell’Autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate per vie diplomatiche il 7 agosto 2015”.
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