Città del Vaticano , 08 February, 2022 / 3:10 PM
"Un grazie speciale al gruppo Talitha Kum che coordina l’iniziativa in collaborazione con tante organizzazioni locali e internazionali. Il tema di quest’anno è: La forza della cura. Donne, economia e tratta di persone. Esso ci invita a considerare la condizione delle donne e delle bambine, sottoposte a molteplici forme di sfruttamento, anche attraverso matrimoni forzati, schiavitù domestica e lavorativa. Le migliaia di donne e bambine che ogni anno vengono trafficate denunciano le drammatiche conseguenze di modelli relazionali fondati sulla discriminazione e la sottomissione. E non è un’esagerazione: migliaia!". Così esordisce il Papa nel Videomessaggio inviato in occasione della VIII Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra oggi.
Per il Pontefice l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza il fatto che le donne hanno la stessa dignità e gli stessi diritti degli uomini.
"La tratta di persone, attraverso lo sfruttamento domestico e quello sessuale, riconsegna con violenza le donne e le bambine al loro supposto ruolo di subordinate alla prestazione di servizi domestici e di servizi sessuali, alla loro figura di erogatrici di cura e dispensatrici di piacere, che ripropone uno schema di rapporti improntati al potere del genere maschile su quello femminile. Ancora oggi, e ad alto livello. La tratta di persone è violenza! La violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera, è una ferita profonda che riguarda anche ognuno di noi", ne è convinto il Papa.
"Insieme possiamo e dobbiamo lottare perché i diritti umani siano declinati in forma specifica, nel rispetto delle diversità e nel riconoscimento della dignità di ogni persona, avendo a cuore in modo particolare chi è leso nei suoi diritti fondamentali", osserva Papa Francesco.
"Santa Bakhita ci indica la via per la trasformazione. La sua vita racconta che il cambiamento è possibile quando ci si lascia trasformare dalla cura che Dio ha per ciascuno di noi. È la cura dell misericordia, è la cura dell’amore che ci cambia nel profondo e ci rende capaci di accogliere gli altri come fratelli e sorelle. Riconoscere la dignità di ogni persona è il primo atto di cura. È il primo atto di cura: riconoscere la dignità! E il prendersi cura fa bene a tutti, a chi dà e a chi riceve, perché non è un’azione unidirezionale ma genera reciprocità. Dio si è preso cura di Giuseppina Bakhita, l’ha accompagnata nel processo di guarigione delle ferite causate dalla schiavitù fino a rendere il suo cuore, la sua mente e le sue viscere capaci di riconciliazione, di libertà e di tenerezza", conclude il Papa invitando tutti a partecipare a questa Giornata di preghiera e riflessione, di vari Paesi e di diverse tradizioni religiose
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