Città del Vaticano , 03 November, 2015 / 11:55 AM
Come ogni anni il Papa ha presieduto stamane all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana la Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’ultimo anno.
Guardando al loro servizio – ha detto il Pontefice – anche noi “siamo chiamati a rinnovare la scelta di servire nella Chiesa. Il ministro di Gesù, venuto per servire e non per essere servito, non può che essere a sua volta un Pastore pronto a dare la vita per le pecore. Chi serve e dona, sembra un perdente agli occhi del mondo. In realtà, proprio perdendo la vita, la ritrova. Perché una vita che si spossessa di sé, perdendosi nell’amore, imita Cristo: vince la morte e dà vita al mondo. Chi serve, salva. Al contrario, chi non vive per servire, non serve per vivere”.
L’amore d Dio – ha aggiunto è così concreto da aver “preso su di sé la nostra morte. Per salvarci, ci ha raggiunti là dove noi eravamo andati a finire, allontanandoci da Dio datore di vita: nella morte, in un sepolcro senza uscita. Questo è l’abbassamento che il Figlio di Dio ha compiuto, chinandosi come un servo verso di noi per assumere tutto quanto è nostro, fino a spalancarci le porte della vita. La sua morte ci salva dalla nostra morte”.
Gesù ha affrontato la realtà della morte, “non l’ha fuggita, ma l’ha presa pienamente su di sé con tutte le sue contraddizioni. Ora noi, guardando a Lui, credendo in Lui, veniamo salvati da Lui”.
La vittoria di Gesù sulla morte – ha spiegato ancora il Papa – non è “trionfante” ma “umilissima: innalzato sulla croce, lascia che il male e la morte si accaniscano contro di Lui mentre continua ad amare. Per noi è difficile accettare questa realtà. È un mistero, ma il segreto di questo mistero, di questa straordinaria umiltà sta tutto nella forza dell’amore. Nella Pasqua di Gesù vediamo insieme la morte e il rimedio alla morte, e questo è possibile per il grande amore con cui Dio ci ha amati, per l’amore umile che si abbassa, per il servizio che sa assumere la condizione del servo. Così Gesù non solo ha tolto il male, ma l’ha trasformato in bene. Non ha cambiato le cose a parole, ma con i fatti; non in apparenza, ma nella sostanza; non in superficie, ma alla radice. Ha fatto della croce un ponte verso la vita. Anche noi possiamo vincere con Lui, se scegliamo l’amore servizievole e umile, che rimane vittorioso per l’eternità. È un amore che non grida e non si impone, ma sa attendere con fiducia e pazienza, perchè è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”.
Come uomini “siamo portati ad amare ciò di cui sentiamo il bisogno e che desideriamo. Dio, invece, ama fino alla fine il mondo, cioè noi, così come siamo”.
Domandiamo – ha concluso Papa Francesco – “di rivolgere il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra; all’amore di Dio e del prossimo, più che ai nostri bisogni. Che non abbiamo a inquietarci per quello che ci manca quaggiù, ma per il tesoro di lassù; non per quello che ci serve, ma per ciò che veramente serve. Che sia sufficiente alla nostra vita la Pasqua del Signore, per essere liberi dagli affanni delle cose effimere, che passano e svaniscono nel nulla. Che ci basti Lui, in cui ci sono vita, salvezza, risurrezione e gioia. Allora saremo servi secondo il suo cuore: non funzionari che prestano servizio, ma figli amati che donano la vita per il mondo”.
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