Città del Vaticano , 07 January, 2022 / 12:55 AM
Si gioca sui binomi “ideale e realtà” e “autorità e servizio” il discorso che Papa Francesco fa ad un gruppo di imprenditori francesi venuti a Roma lo scorso mese per un viaggio dedicato al bene comune e tornati per incontrare il Papa. A loro, Francesco cui non manca di ricordare che è consapevole della difficoltà di attuare il Vangelo in un “mondo competitivo e concorrenziale”.
Gli imprenditori sono parte di un gruppo che si è impegnato in un “Viaggio del bene comune” (Voyage du bien commune), iniziativa lanciata nel 2019 che mette insieme una serie di imprenditori allo scopo di raccogliere fondi e creare network virtuosi. Per dare delle cifre, nel 2019 furono raccolti 300 mila euro da 200 donatori, che sono andati a sostegno di 3 progetti. Il viaggio è già avvenuto, dal 5 al 7 dicembre, ma l’incontro con il Papa non ci poté essere perché il Papa era in Grecia. Da qui, il ritorno oggi, per ascoltare il discorso del Santo Padre.
Incontrandoli, Papa Francesco esalta la “sfida” degli imprenditori nell’impegnarsi per il bene comune, e articola la sua riflessione su concetti che “possano aiutarvi a svolgere il vostro ruolo di leaders secondo il cuore di Dio”.
Il primo binomio è quello di ideale e realtà, perché il cristiano, come Maria, spesso si trova a choc inaspettati, dovendo fare i conti con “l’ideale che sogna e il reale che incontra”. Così, afferma Papa Francesco, il bene comune “è un ideale nel quadro delle vostre responsabilità professionali”, ed è così “certamente un elemento determinante del vostro discernimento e delle vostre scelte di dirigenti” seppur deve, alla fine, “fare i conti con gli obblighi imposti dai sistemi economici e finanziari attualmente in atto, che spesso si prendono gioco dei principi evangelici della giustizia sociale e della carità”.
Papa Francesco dice di immaginare che gli imprenditori abbiano la coscienza in conflitto “quando l’ideale di giustizia e di bene comune che voi immaginereste di raggiungere non ha potuto realizzarsi, e che la dura realtà si presenti a voi come una mancanza, uno scacco, un rimorso, uno choc”, e sottolinea che quello choc va vissuto “nella fede, per poter perseverare e non scoraggiarvi”.
Così, vanno custodite, ovvero accolte, “le cose difficili da accettare che non abbiamo voluto, che non abbiamo potuto impedire; non cercare di camuffare o ‘truccare’ la vita, di sfuggire alle proprie responsabilità”, meditando nella preghiera in modo da “unificare le cose belle e quelle brutte di cui è fatta la vita, coglierne meglio l’intreccio e il senso nella prospettiva di Dio”
Il Papa poi si sofferma sulla questione di autorità e servizio, notando come “la missione del dirigente cristiano assomiglia, per molti aspetti, a quella del pastore, di cui Gesù è il modello, e che sa andare davanti al gregge per indicare la via, sa stare in mezzo per vedere quello che vi accade, e sa anche stare dietro, per assicurarsi che nessuno perda contatto”.
Anche gli imprenditori, come i vescovi, devono avere “l’odore delle pecore”, dice Papa Francesco, cioè devono essere vicini ai collaboratori, interessarsi alla loro vita, rendersi conto delle loro difficoltà, ricordando che “esercitare l’autorità come un servizio richiede di condividerla”.
Per questo, il Papa invita i dirigenti cristiani a “mettere in atto la sussidiarietà”, e a “considerare con attenzione il posto assegnato a tutte le persone della sua azienda, comprese quelle le cui mansioni potrebbero sembrare di minore importanza, perché ciascuno è importante agli occhi di Dio”.
Infatti, nota Papa Francesco, “anche se l’esercizio dell’autorità richiede di prendere decisioni coraggiose e a volte in prima persona, la sussidiarietà permette a ciascuno di dare il meglio di sé, di sentirsi partecipe, di portare la propria parte di responsabilità e di contribuire così al bene dell’insieme”.
Certo, conclude il Papa, il Vangelo può “essere esigente e difficile da attuare in un mondo professionale competitivo e concorrenziale”, ma l’invito è a “tenere lo sguardo fisso su Gesù Cristo, con la vostra vita di preghiera e l’offerta del lavoro quotidiano”, perché Gesù “ha fatto l’esperienza sulla croce di amare fino alla fine, di compiere la sua missione fino a dare la vita”, e anche i manager hanno “le loro croci da portare”.
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