Città del Vaticano , 01 January, 2022 / 10:38 AM
“La mangiatoia ci anticipa che si farà cibo per noi. E la sua povertà è una bella notizia per tutti, specialmente per chi è ai margini, per i rifiutati, per chi al mondo non conta. Dio viene lì: nessuna corsia preferenziale, nemmeno una culla! Ecco la bellezza di vederlo adagiato in una mangiatoia”.
E’ questo il tema della omelia di Papa Francesco nella prima messa dell’ anno celebrata a San Pietro nella 55ma Giornata Mondiale della Pace sul tema: Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura.
Una omelia dedicata ai pastori che adorano Gesù e portano subito l’annuncio e a Maria che “custodisce” nel suo cuore anche le difficoltà della nascita in una stalla del suo primogenito.
“Come conciliare- dice il Papa- la gloria dell’Altissimo e la miseria di una stalla? Pensiamo al disagio della Madre di Dio. Che cosa c’è di più duro per una madre che vedere il proprio figlio soffrire la miseria? C’è da sentirsi sconfortati. Non si potrebbe rimproverare Maria se si fosse lamentata di tutta quella inattesa desolazione. Ma lei non si perde d’animo. Non si sfoga, ma sta in silenzio. Sceglie una parte diversa rispetto alla lamentela”.
Tra stupore e meditazione. Lo stupore “dei pastori ricorda la condizione degli inizi nella fede. Lì è tutto facile e lineare, si è rallegrati dalla novità di Dio che entra nella vita, portando in ogni aspetto un clima di meraviglia. Mentre l’atteggiamento meditante di Maria è l’espressione di una fede matura, adulta. Di una fede che non è appena nata, ma è diventata generativa. Perché la fecondità spirituale passa attraverso la prova”.
“Anche a noi - dice il Papa- capita di dover sostenere certi “scandali della mangiatoia”. Ci auguriamo che tutto vada bene e poi arriva, come un fulmine a ciel sereno, un problema inaspettato”.
Papa Francesco parla dell’urto tra attese e realtà e di come la “Madre di Dio ci insegna a trarre beneficio da questo urto. Ci mostra che è necessario, che è la via stretta per arrivare alla meta, la croce senza la quale non si risorge. È come un parto doloroso, che dà vita a una fede più matura”.
E Maria insegna a custodire “non disperde. Non respinge ciò che accade” e non cerca di “camuffare” la vita. Poi medita “mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano. Nel suo cuore, nella sua preghiera compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. E così afferra il senso pieno, la prospettiva di Dio”. E’ lo sguardo inclusivo delle madri “che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio”, di quelle madri che “sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e di crescita”.
E quindi il Papa conclude. “ C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni” e le madri “donano la vita e le donne custodiscono il mondo” per cui “diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne. Quanta violenza c’è nei confronti delle donne! Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità”.
Maria, dice Francesco, “ci aiuti a custodire e meditare ogni cosa, senza temere le prove, nella gioiosa certezza che il Signore è fedele e sa trasformare le croci in risurrezioni”.
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