Atene, 04 December, 2021 / 3:58 PM
“Veleni mondani ci hanno contaminato, la zizzania del sospetto ha aumentato la distanza e abbiamo smesso di coltivare la comunione”. Papa Francesco lo ha detto oggi nell’ Arcivescovado Ortodosso di Atene nell’incontro con Sua Beatitudine Ieronymos II.
Il Papa nel suo discorso ha detto: “Con vergogna – lo riconosco per la Chiesa Cattolica – azioni e scelte che poco o niente hanno a che vedere con Gesù e con il Vangelo, improntate piuttosto a sete di guadagno e di potere, hanno fatto appassire la comunione. Così abbiamo lasciato che la fecondità fosse compromessa dalle divisioni. La storia ha il suo peso e oggi qui sento il bisogno di rinnovare la richiesta di perdono a Dio e ai fratelli per gli errori commessi da tanti cattolici. È però di gran conforto la certezza che le nostre radici sono apostoliche e che, nonostante le storture del tempo, la pianta di Dio cresce e porta frutti nello stesso Spirito”.
E per questo però, dice il Papa, “Non temiamoci dunque, ma aiutiamoci ad adorare Dio e a servire il prossimo, senza fare proselitismo e rispettando pienamente la libertà altrui” e “invochiamo lo Spirito di comunione, perché ci sospinga nelle sue vie e ci aiuti a fondare la comunione non su calcoli, strategie e convenienze, ma sull’unico modello a cui guardare: la Santissima Trinità”.
Il Papa ha ricordato la “proficua collaborazione in ambito culturale tra l’Apostolikí Diakonía della Chiesa di Grecia – i cui rappresentanti ho avuto la gioia di incontrare nel 2019 – e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nonché l’importanza dei simposi intercristiani, promossi dalla Facoltà di Teologia ortodossa dell’Università di Salonicco insieme alla Pontificia Università Antonianum di Roma. Sono occasioni che hanno permesso di instaurare cordiali rapporti e di avviare utili scambi tra accademici delle nostre confessioni. Ringrazio anche per l’attiva partecipazione della Chiesa Ortodossa di Grecia alla Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico. Lo Spirito ci aiuti a proseguire sapientemente in queste vie!”
E le proposte concrete sono quelle di sviluppare “insieme forme di cooperazione nella carità, apriamoci e collaboriamo su questioni di carattere etico e sociale per servire gli uomini del nostro tempo e portare loro la consolazione del Vangelo” e “portare al mondo la consolazione di Dio e risanare le nostre relazioni ferite occorre la preghiera degli uni per gli altri”.
Infine un accenno alla sinodalità: “abbiamo appena avviato, come cattolici, un itinerario per approfondire la sinodalità e sentiamo di avere tanto da apprendere da voi. Lo desideriamo con sincerità, certi che, quando i fratelli nella fede si avvicinano, scende nei cuori la consolazione dello Spirito”.
Sua Beatitudine Ieronymos II , Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia e Primate della Chiesa Ortodossa autocefala di Grecia, è nato a Oinofyta, in Beozia, nel 1938 da una famiglia di etnia albanese (arvanita
Archeologo di formazione È stato ordinato diacono e poi presbitero nel 1967, abbandonando la carriera accademica. Numerose anche le sue iniziative nel campo sociale. il 16 aprile 2016 ha visitato il campo di Mòrias nell'isola di Lesbo insieme a Papa Francesco e al Patriarca Ecumenico Bartolomeo per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema dei profughi. I tre leader cristiani hanno firmato una Dichiarazione congiunta. Oltre a svolgere il suo ministero pastorale, ha proseguito le sue ricerche sull’archeologia cristiana pubblicando libri e numerosi articoli e studi su temi teologici, sociali e storici.
Nella Sala del Trono dell’Arcivescovado, dove sono riuniti i rispettivi seguiti, è esposto il libro del Vangelo e, prima di sedersi, l’Arcivescovo e il Papa lo hanno baciato.
Ieronymos II , nel suo saluto ha messo in luce i drammi che sono nati durante la pandemia “è necessario che noi tutti leader cristiani insieme rendiamo testimonianza di ciò di cui il mondo ha bisogno in questo momento” e ha sottolineato: “la pandemia che ci ha colpiti non mette in pericolo la fede quanto più la stessa vita dell’Uomo”. Ha detto ed poi messo in evidenza il dramma dei rifugiati: “Insieme dovremo smuovere le montagne, i muri e l’intransigenza dei potenti della terra. Non sono più sufficienti le belle parole”.
L’arcivescovo ha parlato anche dei problemi ambientali, e ha detto al Papa: “La Chiesa di Atene e tutte le sue istituzioni saranno a Sua disposizione”. E poi ancora sottolinea la minaccia della tecnologia digitale, e alla fine aggiunge che” il cammino comune della Chiesa cattolica romana e della Chiesa ortodossa nel primo millennio della cristianità ha davvero molto da insegnarci”.
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