Nicosia, 02 December, 2021 / 4:15 PM
Il primo evento del Papa a Cipro è l'incontro con i sacerdoti, religiosi, diaconi, catechisti, associazioni e movimenti ecclesiali di Cipro nella Cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie a Nicosia.
La Cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie a Nicosia, è sede dell’arcieparchia di Cipro. Il primo impianto risalirebbe al XVII secolo. Ricostruita intorno al 1959, è stata inaugurata il 28 ottobre 1961 dall’arcivescovo maronita di Cipro, Elias Farah. Restauri successivi hanno interessato in particolare l’altare, che è stato rifatto secondo le norme della liturgia maronita; sono state, poi, istallate vetrate artistiche che ritraggono episodi della vita di santi maroniti e sono stati realizzati mosaici all’esterno. L’ha visitata il 6 giugno 2010 Benedetto XVI, primo Papa a compiere un viaggio apostolico a Cipro.
Il Papa viene accolto all'ingresso principale dal Patriarca maronita e dall’Arcivescovo, il quale gli porge la croce e l’acqua benedetta. Successivamente si recano insieme all’interno della Cattedrale. Dopo il canto iniziale, seguito dall’indirizzo di saluto del Patriarca di Antiochia dei Maroniti, e dall’alternarsi di canti e dalle testimonianze di una suora francescana e di una suora giuseppina e dalla Lettura degli Atti degli Apostoli, Papa Francesco pronuncia il suo discorso.
"Condivido la mia gioia di visitare questa terra, camminando come pellegrino sulle orme del grande Apostolo Barnaba, figlio di questo popolo, discepolo innamorato di Gesù, intrepido annunciatore del Vangelo che, passando tra le nascenti comunità cristiane, vedeva la grazia di Dio all’opera e se ne rallegrava ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore. Vengo con lo stesso desiderio: vedere la grazia di Dio all’opera nella vostra Chiesa e nella vostra terra, rallegrarmi con voi per le meraviglie che il Signore opera ed esortarvi a perseverare sempre, senza stancarvi, senza mai scoraggiarvi", saluta cosi il Papa nel suo primo discorso ufficiale.
"Saluto la Chiesa maronita, che nel corso dei secoli è approdata a più riprese nell’isola e, spesso attraversando molte prove, ha perseverato nella fede. Quando penso al Libano provo tanta preoccupazione per la crisi in cui versa e avverto la sofferenza di un popolo stanco e provato dalla violenza e dal dolore - dice il Papa pensando al Libano - Porto nella mia preghiera il desiderio di pace che sale dal cuore di quel Paese. Vi ringrazio per ciò che fate qui a Cipro. I cedri del Libano sono citati tante volte nella Scrittura come modelli di bellezza e grandezza. Ma anche un grande cedro comincia dalle radici e lentamente germoglia. Voi siete queste radici, trapiantate a Cipro per diffondere la fragranza e la bellezza del Vangelo. Grazie!".
"Saluto anche la Chiesa latina, qui presente da millenni, che nel tempo ha visto crescere, insieme ai suoi figli, l’entusiasmo della fede e che oggi, grazie alla presenza di tanti fratelli e sorelle migranti, si presenta come un popolo “multicolore”, un vero e proprio luogo di incontro tra etnie e culture diverse. Questo volto di Chiesa rispecchia il ruolo di Cipro nel continente europeo: una terra dai campi dorati, un’isola accarezzata dalle onde del mare, ma soprattutto una storia che è intreccio di popoli e mosaico di incontri. Così è anche la Chiesa: cattolica, cioè universale, spazio aperto in cui tutti sono accolti e raggiunti dalla misericordia di Dio e dall’invito ad amare. Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa cattolica: è una casa comune, è il luogo delle relazioni, è la convivenza delle diversità", sottolinea Papa Francesco.
Poi il Pontefice si rifà a San Barnaba e consegna ai religiosi e alle religiose due parole. La prima è pazienza. "Si parla di Barnaba come di un grande uomo di fede e di equilibrio, che viene scelto dalla Chiesa di Gerusalemme – si può dire la Chiesa madre – come la persona più idonea per visitare una nuova comunità, quella di Antiochia, composta da diversi neoconvertiti dal paganesimo. Viene inviato per andare a vedere cosa sta succedendo, quasi come un esploratore. Vi trova persone che provengono da un altro mondo, un’altra cultura, un’altra sensibilità religiosa; persone che hanno appena cambiato vita e perciò hanno una fede piena di entusiasmo, ma ancora fragile. In tutta questa situazione l’atteggiamento di Barnaba è di grande pazienza: è la pazienza di mettersi costantemente in viaggio; la pazienza di entrare nella vita di persone fino ad allora sconosciute; la pazienza di accogliere la novità senza giudicarla frettolosamente; la pazienza del discernimento, che sa cogliere i segni dell’opera di Dio ovunque", dice Papa Francesco.
"Cari fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di una Chiesa paziente. Di una Chiesa che non si lascia sconvolgere e turbare dai cambiamenti, ma accoglie serenamente la novità e discerne le situazioni alla luce del Vangelo - sottolinea il Papa nel suo lungo discorso alla Chiesa in Cipro - In quest’isola è prezioso il lavoro che svolgete nell’accogliere i nuovi fratelli e sorelle che giungono da altre rive del mondo: come Barnaba, anche voi siete chiamati a coltivare uno sguardo paziente e attento, a essere segni visibili e credibili della pazienza di Dio che non lascia mai nessuno fuori casa, privo del suo tenero abbraccio. La Chiesa in Cipro ha queste braccia aperte: accoglie, integra, accompagna".
"Occorre ricominciare ad annunciare il Vangelo con pazienza, soprattutto alle nuove generazioni. A voi, fratelli Vescovi, vorrei dire: siate pastori pazienti nella vicinanza, non stancatevi mai di cercare Dio nella preghiera, i sacerdoti nell’incontro, i fratelli di altre confessioni cristiane con rispetto e premura, i fedeli lì dove abitano. E a voi, cari sacerdoti, vorrei dire: siate pazienti con i fedeli, sempre pronti a incoraggiarli, ministri instancabili del perdono e della misericordia di Dio. Mai giudici rigorosi, sempre padri amorevoli. L’opera che il Signore compie nella vita di ogni persona è una storia sacra: lasciamocene appassionare. Nella multiforme varietà del vostro popolo, pazienza significa anche avere orecchie e cuore per diverse sensibilità spirituali, diversi modi di esprimere la fede, diverse culture. La Chiesa non vuole uniformare, ma integrare con pazienza. È quello che desideriamo fare con la grazia di Dio nell’itinerario sinodale: preghiera paziente, ascolto paziente per una Chiesa docile a Dio e aperta all’uomo".
Il Papa poi a braccio sottolinea l'importanza della Parabola del Figliol Prodigo. "Dio non si stanca mai di perdonare e voi sacerdoti non siate rigoristi nella confessione, dite ho capito, non è manica larga, è cuore di padre".
Poi Francesco ricorda Barnaba e Paolo, "come fratelli", che viaggiano insieme per annunciare il Vangelo, anche in mezzo alle persecuzioni. "Questa è la fraternità nella Chiesa - dice il Papa - si può discutere sulle visioni, su sensibilità e idee diverse. E in certi casi dirsi le cose in faccia con franchezza aiuta, è occasione di crescita e cambiamento. Ma ricordiamo sempre: si discute non per farsi la guerra, non per imporsi, ma per esprimere e vivere la vitalità dello Spirito, che è amore e comunione. Si discute, ma si rimane fratelli".
"Siete immersi nel Mediterraneo: un mare di storie diverse, un mare che ha cullato tante civiltà, un mare dal quale ancora oggi sbarcano persone, popoli e culture da ogni parte del mondo. Con la vostra fraternità potete ricordare a tutti, all’Europa intera, che per costruire un futuro degno dell’uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri e coltivare il sogno dell’unità. Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti!", conclude così il Papa il suo lungo discorso.
Papa Francesco successivamente si trasferisce al Palazzo Presidenziale di Nicosia per il suo ultimo incontro di oggi a Nicosia: la Cerimonia di Benvenuto, la Visita di cortesia al Presidente della Repubblica e l’Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico.
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