Città del Vaticano , 26 October, 2015 / 12:15 AM
Hanno iniziato ad arrivare alle 8 questa mattina per essere con il Papa. I Gitani di ogni perte del mondo. In Aula esibizioni e canti, preghiere in diverse lingue e di diverse religioni per ricordare i 50 anni della vista di Paolo VI al campo nomadi di Pomezia il 26 settembre 1965.
I bambini rom musulmani di Mazara del Vallo hanno salutato il Papa con una esibizione, poi alcune testimonianze di alcuni dei circa 5 mila presenti e ancora dei canti struggenti di tradizione spagnola, dei Gitani, che ricorda il flamenco e che trascina tutti i presenti e commuove il Papa.
Poi la testimonianza di una rgazza rom serba che racconta la sua vita tra campi abusivi e una nuova vita, con i suoi figli. “ Ho sempre sentito Dio nella mia vita”.
“O Del si tumentsa!” esordisce il Papa in Il Signore sia con voi con una delle lingue della grande famiglia dei nomadi.
“Un segno forte di fede e crescita spirituale delle vostre etnie è il numero sempre in aumento di vocazioni sacerdotali, diaconali e di vita consacrata” dice il Papa e aggiunge “siete un tramite tra due culture e, per questo, vi si chiede di essere sempre testimoni di trasparenza evangelica per favorire la nascita, la crescita e la cura di nuove vocazioni.”
E saluta un vescovo che nasce da questo popolo.
Il Papa ricorda le sue visite nelle parrocchie delle periferie “ho potuto vedere le condizioni precarie in cui vivono molti di voi, dovute alla trascuratezza e alla mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di sussistenza. Ciò contrasta col diritto di ogni persona ad una vita dignitosa, a un lavoro dignitoso, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. L’ordine morale e quello sociale impongono che ogni essere umano possa godere dei diritti fondamentali e debba rispondere ai propri doveri. Su questa base è possibile costruire una convivenza pacifica, in cui le diverse culture e tradizioni custodiscono i rispettivi valori in atteggiamento non di chiusura e contrapposizione, ma di dialogo e integrazione. Non vogliamo più assistere a tragedie familiari in cui i bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti in mano a persone depravate, i giovani e le donne sono coinvolti nel traffico di droga o di esseri umani. E questo perché spesso cadiamo nell’indifferenza e nell’incapacità di accettare costumi e modi di vita diversi dai nostri.”
E, chiede il Papa, la storia nuova per il popolo per “sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato e nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri. È lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valori.”
L’invito del Papa al popolo nomade è di impegnarsi “a costruire periferie più umane, legami di fraternità e condivisione; avete questa responsabilità, è anche compito vostro. E potete farlo se siete anzitutto buoni cristiani, evitando tutto ciò che non è degno di questo nome: falsità, truffe, imbrogli, liti. Avete l’esempio del beato Zeffirino Giménez Malla, figlio del vostro popolo, che si distinse per le sue virtù, per umiltà e onestà, e per la grande devozione alla Madonna, una devozione che lo portò al martirio e ad essere conosciuto come “Martire del Rosario”. Ve lo ripropongo oggi come modello di vita e di religiosità, anche per i vincoli culturali ed etnici che vi legano a lui.”
Ed ancora il Papa chiede ai Gitani di essere “protagonisti del vostro presente e del vostro futuro. Come tutti i cittadini, potete contribuire al benessere e al progresso della società rispettandone le leggi, adempiendo ai vostri doveri e integrandovi anche attraverso l’emancipazione delle nuove generazioni”. E il Papa ricorda la necessità della educazione e della scolarizzazione, di un cambiamento della cultura nomade: “È importante che la spinta verso una maggiore istruzione parta dalla famiglia, dai genitori, dai nonni; è compito degli adulti assicurarsi che i ragazzi frequentino la scuola. L’accesso all’istruzione permette ai vostri giovani di diventare cittadini attivi, di partecipare alla vita politica, sociale ed economica nei rispettivi Paesi.” Il Papa conclude citando Paolo VI e ricordando l’affetto di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.
Il Papa poi ha incoronato la Madonna degli Zingari, e alla fine della udienza tutti i presenti sono stati invitati a rimanere in Aula per il loro pranzo.
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