Roma, 18 October, 2021 / 4:00 PM
Non solo le cifre, ma anche la speranza. Il Rapporto 2021 della Caritas su Povertà ed Esclusione sociale, pubblicato la scorsa settimana alla vigilia della Giornata Internazionale di Lotta alla Povertà del 17 ottobre, punta anche a mettere in luce esempi di risposta e resilienza, da incrociare con le risposte istituzionali. Se la povertà aumenta, sembra dire la Caritas, e le difficoltà sono incrementate dall’emergenza pandemia, c’è ancora un modo di occuparsi dei poveri, e di farlo in maniera virtuosa.
Il rapporto prende in esame: le statistiche ufficiali sulla povertà, i dati di fonte Caritas, il tema dell’usura e del sovra-indebitamento, la crisi del settore turistico, lo scenario economico-finanziario, le politiche di contrasto alla povertà.
Cosa ha fatto la Caritas in questo ultimo anno? Ci sono 218 Caritas diocesane in Italia, che erogano 6.780 servizi a livello locale e parrocchiale grazie a 93 mila volontari, 1.300 volontari religiosi e 833 giovani in servizio civile. Nel 2020, questa rete di solidarietà ha sostenuto 1,9 milioni di persone, il 44 per cento delle quali sono “nuovi poveri”. Ed è interessante notare che le regioni con più alta incidenza di nuovi poveri ci sono anche regioni tradizionalmente ricche, come la Valle d’Aosta (prima in questa classifica) e il Trentino Alto Adige (quarta).
Sono, però, anche cresciuti i poveri cronici, come sono definiti quelli che sono in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente) che dal 2019 al 2020 passa dal 25,6% al 27,5%.
Scrive la Caritas: “Oltre la metà delle persone che si sono rivolte alla Caritas (il 57,1%) aveva al massimo la licenza di scuola media inferiore, percentuale che tra gli italiani sale al 65,3% e che nel Mezzogiorno arriva addirittura al 77,6%”.
Significa che chi ha un gap culturale non riesce, appunto, a superare l’ostacolo. E ancora, il 69,4 per cento degli assistiti ha figli, e quasi un terzo di loro vive con minori. Il 63 per cento delle persone incontrate vive in abitazione di affitto, il 5,8 per cento non ha abitazione, il 2,7 per cento è ospitato in centri di accoglienza.
A questo vanno aggiunte le statistiche dei senzatetto: sono 22.527 quelli sostenuti da Caritas, e sono in maggioranza uomini, stranieri, celibi e con una età media di 44 anni.
Nel rapporto, si parla anche di usura e sovra-indebitamento, con una sezione curata
dalla Consulta nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”. Già prima della pandemia, spiega il rapporto, c’erano 2 milioni di famiglie indebitate e praticamente impossibilitate a rifondare il debito, una situazione acuita dalla pandemia, perché nelle province rimaste in zona rossa per più tempo il reddito si è ridotto di oltre il 50 per cento per un nucleo familiare ogni 20, mentre solo un piccolo gruppo di privilegiati (2,6%) ha visto aumentare il proprio reddito.
Nel rapporto, anche uno studio sugli effetti della pandemia su 4 aree di interesse turistico: Assisi, Ischia, Riva del Garda e Venezia. Bastano alcuni dati per ognuna di queste realtà a far comprendere il quadro della situazione.
Solo ad Assisi città e frazioni, tra giovani laici e religiosi, la Chiesa locale ha messo a disposizione da giugno 2020 a inizio 2021 circa 7200 ore di volontariato per servizi assistenziali, empori e attività di distribuzione. A Ischia il 70% degli operatori del turismo non lavora. Nel 2019 la Caritas sfamava 500 famiglie, oggi sono 2500 famiglie e sono in aumento perché su circa 15000 lavoratori stagionali almeno il 50% non ha ricevuto nessun tipo di supporto economico. A Riva del Garda la crisi del turismo ha prodotto una fuga della manodopera, in gran parte straniera, ripartita verso i paesi di origine e mai più ritornata. Viene confermato un trend di crescita delle persone incontrate e aiutate da Caritas, con 302 nuclei familiari seguiti e un migliaio di persone coinvolte nel 2020, su una comunità di riferimento di circa 20.000 abitanti (dati in linea anche per il primo trimestre 2021.
A Venezia lo scoppio dell’emergenza ha prodotto un crollo dei flussi turistici con in un calo di entrate di 2miliardi di euro. Per sostenere le famiglie, la diocesi ha istituito il Fondo San Nicolò, distribuendo circa 250.000 euro.
Il rapporto nota come il reddito di cittadinanza (RdC), che ha complessivamente supportato 3,7 milioni di persone nel corso del 2020 a livello nazionale, ha interessato uno su cinque fra coloro che si sono rivolti ai centri e servizi Caritas nel 2020 e più della metà (55%) dei beneficiari di una indagine longitudinale sui beneficiari Caritas monitorati dal 2019 (pre-pandemia) al 2021.
La Caritas ha una agenda per riordinare il Reddito, che prevede un pacchetto complessivo di interventi con un mix di ampliamento e riduzione dei criteri di accesso e che ponga attenzione al processo di miglioramento/rafforzamento di servizi e azioni per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale, al fine di intercettare al meglio la povertà assoluta.
E cosa è successo nei primi otto mesi del 2021? Rispetto al 2020 crescono del 7,6% le persone assistite; le persone che per la prima volta nel 2020 si erano rivolte ai servizi Caritas e si trovano ancora in uno stato di bisogno rappresentano il 16,1% del totale; rimane alta la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7%); più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali; preoccupa anche la situazione dei poveri “intermittenti” (che pesano per 19,2%), che oscillano tra il “dentro- fuori” la condizione di bisogno, collocandosi a volte appena al di sopra della soglia di povertà e che appaiono in qualche modo in balia degli eventi, economici/occupazionali (perdita del lavoro, precariato, lavoratori nell’economia informale) e/o familiari (separazioni, divorzi, isolamento relazionale, ecc.).
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