Città del Vaticano , 13 October, 2021 / 11:00 AM
L’ Europa è malata? É un paziente da curare? A queste domande hanno provato a dare risposta alcuni politici e studiosi riuniti in Vaticano e collegati on line il 7 e 8 ottobre scorsi. “Healing Patient Europe”, questo il nome dell’evento che si svolto sotto l’egida della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e il Centro sul Pensiero di Giovanni Paolo II di Varsavia.
La proposta di lavoro è stata quella di elaborare soluzioni che riportino la leadership europea nel confronto con le crisi globali, sanitarie, ambientali ed economiche. Le raccomandazioni sviluppate durante l’incontro saranno infatti presentate ai partecipanti del vertice. Così un’iniziativa nata in Polonia e che vede la partecipazione del Vaticano avrà la possibilità di influenzare la forma delle decisioni-chiave che modelleranno il futuro europeo e globale nei prossimi decenni.
L'innovazione non riguarda solo la tecnologia, ma anche la vita comunitaria, hanno detto i partecipanti, e c’è bisogno di un rinascimento nel pensare alla comunità, inoltre imovimenti dal basso, l'attivazione spontanea dei cittadini, non possono basarsi sull'irrazionalità ma sulla razionalità e sull'inclusione della ricerca scientifica. Per questo serve un compromesso tra i valori individuali e il bene comune, un ritorno alla tradizione europea del bene comune e si deve lavorare affinché la “trasformazione green” non coinvolga gli interessi e il sostegno ad un solo gruppo, perché così allo stesso tempo perdiamo un altro gruppo. Infine è chiaro che il rinnovamento richiede la cultura del lavoro che forma l'essere umano, non solo assicurare valori utilitaristici.
Il dibattito della conferenza “Healing Patient Europe” ha affrontato temi come la difesa della dignità e i diritti umani durante le pandemie e le crisi climatiche e anche come fare in modo che gli aiuti finanziari diretti ai cittadini possano scongiurare la crisi sanitaria, economica e politica in cui si trova l’Europa.
Tra i partecipanti David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo; Marta Cartabia, ministro della Giustizia; l’arcivescovo Paul Gallagher, segretario
vaticano per i Rapporti con gli Stati; suor Alessandra Smerilli, segretario del dicastero vaticano per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale e membro della “Commissione vaticana Covid-19”; e Laurence Tubiana, presidente della Fondazione Europea per il Clima.
“L’ Europa è malata, ha il Covid-19 e stiamo cercando di curarla con lockdown e vaccini- ha detto Rocco Buttiglione, membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali- E’ malata perché la pandemia ha fermato l’economia” ma “ la
pandemia ha messo in luce altri mali, quelli di vecchia data, che minano la capacità dell’Europa di affrontare le sfide della vita, i cambiamenti che ci attendono, le difficoltà sulla via del futuro. L’ Europa è malata perché ha perso il legame di solidarietà tra gli Stati membri e con il resto dell’ umanità.
L’Europa ha bisogno soprattutto di un cuore più grande. Occorre anche”, ha concluso Buttiglione, “una ragione maggiore per affrontare le sfide del nostro futuro: utilizzare i notevoli progressi della scienza al servizio del bene comune dell’ umanità, affrontare la sfida del riscaldamento globale e del degrado ambientale, pensare a una nuova economia che vivrà all’ altezza delle aspettative e delle speranze dei poveri del mondo”.
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