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Un servizio di EWTN News

Giuliodori, il crocifisso non divide, perché per sua natura il segno della riconciliazione

L’affissione del crocifisso (al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo) non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione. Non è stata quindi accolta la richiesta di risarcimento danni formulata dal docente, in quanto non si è ritenuto che sia stata condizionata o compressa la sua libertà di espressione e di insegnamento”.

Così ha stabilito la Suprema Corte, che nella sua composizione più autorevole (le Sezioni Unite) con la sentenza 24414/2021 ha chiarito  definitivamente che il maggiore simbolo del cristianesimo può rimanere nelle aule.

Per questo il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, ha sottolineato: “La decisione della Suprema Corte applica pienamente il principio di libertà religiosa sancito dalla Costituzione, rigettando una visione laicista della società che vuole sterilizzare lo spazio pubblico da ogni riferimento religioso. In questa sentenza la Corte riconosce la rilevanza della libertà religiosa, il valore dell’appartenenza, l’importanza del rispetto reciproco”. 

Partendo da queste affermazioni a mons. Claudio Giuliodori, presidente della commissione episcopale della Cei per l’educazione cattolica, scuola ed Università, ed assistente generale dell’Università Cattolica di Milano, chiediamo di spiegarci il valore della pronuncia della Cassazione sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche: “Abbiamo sempre ritenuto che nella cultura italiana il Crocifisso rappresenti sempre un riferimento importante non solo per i credenti, a livello religioso, ma anche per la realtà culturale. Ci auguriamo che anche questi interventi di carattere normativo costituiscano sempre un’opportunità per un maggiore rispetto, non solo dei valori religiosi, ma anche di quella laicità inclusiva, che non esclude ma sa valorizzare i riferimenti religiosi, quindi anche il crocifisso, che non è un oggetto su cui si possono fare battaglie, ma è certamente un riferimento ‘irrinunciabiile’ per il nostro Paese”.

Per quale motivo il crocifisso non divide?

“Il crocifisso non divide, perché per sua natura il segno della riconciliazione: l’abbraccio di Cristo sulla croce è l’espressione più alta (dal punto di vista teologico, certamente; ma anche dal punto di vista umano) della misericordia, dell’accoglienza e del perdono verso coloro da cui si riceve il male”.

 

La scuola è iniziata da pochi giorni: in quale modo può diffondere il profumo del sapere?

“La scuola è un passaggio di civiltà imprescindibile: non c’è società  che voglia promuovere il bene del suo popolo senza curare con particolare attenzione la scuola in tutti i suoi gradi, dalla materna fino all’università ed all’alta specializzazione. Il nostro Paese ha una grande tradizione e ci rendiamo conto che i tempi esigono un continuo rinnovamento, una continua innovazione e soprattutto investimenti culturali e strutturali, che pongano la scuola al centro dell’attenzione della società”.

 

Nei giorni scorsi all’Università Cattolica di Milano si è svolto un convegno dal titolo ‘Post-umano, sovraumano o semplicemente umano?’: quale compito ha la scuola?

“Oggi abbiamo sfide, poste dalla tecnologia, dall’intelligenza artificiale e dalle neuroscienze, che spostano sempre più avanti il confine delle possibilità umane. Ora, come insegna la riflessione etica della Chiesa, tutto ciò che è possibile è per ciò stesso garanzia di bene. Anzi sappiamo benissimo che determinate competenze e potenzialità, come la conoscenza del genoma umano, si traducono immediatamente in beneficio; dipende da come si utilizzano. Serve sempre una maturità ed una capacità di discernimento; soprattutto un approccio etico, che purtroppo si sta perdendo. Nel nostro tempo si ragiona troppo in termini di produttività e di efficienza, ma troppo poco di valori e di rilevanza etica delle scelte”.

 

Dopo 100 anni a quale ‘straordinaria sfida’ è chiamata l’Università Cattolica, come ha scritto la presidenza della Cei nel messaggio per la 97^ giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore?

“Il centenario è un riconoscimento dei miracoli, secondo la definizione dei pontefici che hanno accompagnato  la nascita e lo sviluppo dell’Università Cattolica, permettendo una crescita esponenziale. Oggi è uno dei grandi atenei italiani con 45.000 studenti ed ha al suo interno una facoltà di medicina ed un ospedale, valutato a livello internazionale il migliore del nostro Paese e al 45^  posto nel mondo. L’Università Cattolica arriva a celebrare il centenario nella condizione di grande sviluppo ed anche di grande progettualità per il futuro. Nelle cinque sedi ci sono progetti di sviluppo per una grande apertura internazionale: le sfide più importanti sono quelle di garantire ai nostri studenti la migliore formazione per poter essere protagonisti del futuro, come voleva p. Agostino Gemelli pensando all’Università come luogo di formazione di coloro che nella società potevano dare un certo percorso allo sviluppo del Paese. Così oggi la pensiamo noi: l’Università è un luogo dove si formano non solo le intelligenze e le sensibilità, ma anche i cuori, perché essa è dedicata al Sacro Cuore. Un luogo dove si fa formazione integrale della persona per la piena realizzazione degli studenti, ma anche al servizio e per il bene della società”.  

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