Roma, 19 June, 2021 / 1:00 AM
La Beata Elena Aiello nasce a Montalto Uffugo (in provincia di Cosenza) nel 1895. Fin da piccola mostra un’attenzione particolare per il messaggio evangelico. Nella sua vita - sempre spesa per aiuto verso il prossimo - vive esperienze mistiche di profonda unione con la Passione di Cristo. Questa esperienza la spinse a dare vita a Cosenza a una nuova congregazione religiosa, l’Istituto delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Per conoscere meglio la spiritualità della beata e della Congregazione, AciStampa ha intervistato - in esclusiva - la Madre Generale dell’Ordine, suor Eugenia Amodio.
Madre Amodio, come nasce il carisma e la spiritualità della Beata Elena Aiello?
Alle origini della nostra Famiglia religiosa c’è un dono di grazia, vissuto da Madre Elena e dalle sue prime compagne, che definisce il “carisma di fondazione”. Carisma che nel tempo si è ampliato e si è arricchito. Fino a pochi anni fa il carisma lo si faceva coincidere con l’opera, ma nella realizzazione del “carisma”, ciò che conta è prima di tutto la qualità della vita spirituale dell’Istituto e la fedeltà a quanto ricevuto.Fondamento della nostra missione di carità nella Chiesa, è la Passione di Gesù, che, tuttora, resta il motivo ispiratore della nostra Famiglia religiosa insieme al Charitas di San Francesco di Paola che ne costituisce il programma di vita. Conformata nella carne e nel cuore alla Passione del Signore, Madre Elena vive questo mistero come scelta di amore per generare “la carità”. Il Signore stesso, colmandola del Suo amore crocifisso, la spingeva verso l’umanità sofferente, infatti, lei diceva: “Sul volto di ogni bambino povero bisogna scoprire l’immagine di Gesù sofferente”. Questo ovviamente vale per tutti i destinatari della sua missione di carità.
Quali sono le opere di carità lasciate in eredità dalla Beata? Quali sono i vostri impegni più vicini alla società di oggi?
Sono passati anni, e tutt’oggi il carisma di fondazione del nostro Istituto, resta, principalmente quello dell’infanzia disagiata, campo operativo di predilezione e di missione in tutti i contesti urbani e periferici in cui noi, sue figlie, operiamo o arriviamo. Nella società globalizzata del nostro tempo si avverte ancora più la necessità di tutelare i minori, difendendo la loro vita, sin da quando sboccia nel grembo materno. Tutti conosciamo i rischi cui l’infanzia oggi è esposta. I bambini e gli adolescenti ospiti nelle nostre case-famiglie e centri diurni con l’accoglienza semiresidenziale, provengono tutti da situazioni a rischio, disagio familiare, molto complesse a livello sociale. Altra tipologia delicata e complessa di accoglienza per i minori, è quella denominata “Gruppo appartamento”, molto attenzionato dal Tribunale del Minori, dagli Uffici di Polizia, dalle ASP e dai Comuni. Il servizio, portato avanti nel “Gruppo appartamento” è finalizzato al recupero di minori per l’integrazione sociale e l’inserimento familiare. E poi la nostra attenzione è rivolta anche alle donne in difficoltà con e senza figli, che accogliamo in apposite strutture familiari. Sono donne ferite nella loro dignità, emarginate e discriminate, che hanno subito violenza fisica e psicologica. Risiedono nelle nostre quattro strutture, solo per un periodo, dove vengono aiutate, per quanto possibile, a riprendersi la propria dignità di persone. Altro importante missione è quella legata alla scuola in Montalto Uffugo, il suo paese natale a Cosenza.
E poi c’è il servizio - non poco importante - agli anziani. La stessa Beata Elena Aiello aveva a cuore questa missione. Giusto?
Sì, è proprio così. Già quando era in vita, Madre Elena ha messo al centro della sua attenzione anche gli anziani soli e abbandonati, problematica molto rilevante, oggi come ai suoi tempi, il cui numero nella società attuale va crescendo, raggiungendo proporzioni elevate. Gestire la fragilità fisica e psicologica degli anziani è una missione di cui lei si è fatta carico con amore e rispetto. Più che un “fardello” da scaricare, gli anziani per Madre Elena erano persone da accogliere e benvolere, che costituivano una preziosa risorsa di esperienza, saggezza e trasmissione dei veri valori della vita.
La vostra è un’attività davvero a tutto tondo, praticamente. Comprese poi le missioni al servizio degli emigrati. Penso al vostro servizio in paesi come , America Latina, Brasile, Colombia, fino ad arrivare alla regione dell’Huilia. Prima abbiamo tracciato - in linea di massima - la vostra missione. Se dovessimo fare una sintesi, in poche parole, qual è la vostra più importante vocazione?
Innanzitutto è quella di vivere e testimoniare la nostra fede in Gesù Cristo, la comunione fraterna a livello comunitario e la fedeltà al carisma dell’Istituto, camminando sulla “via minima” del Vangelo. Difendere i valori portanti della nostra spiritualità, in una società che li contrasta facilmente, quali l’umiltà, la disponibilità fino al sacrificio, la semplicità evangelica, la carità come annuncio e condivisione dell’amore di Dio per ciascuno, in modo particolare per le persone in difficoltà, sole, appesantite dalle proprie condizioni sociali e familiari, costituisce per noi un grande impegno a livello cristiano, morale e sociale.
Ci può descrivere qual è la devozione dei fedeli che ogni giorno vengono a bussare al vostro istituto?
Innanzitutto la gente arriva nel nostro Istituto e ci cerca, oltre che per bisogni reali e concreti, soprattutto, per devozione alla nostra Beata, per deporre davanti alla Sua urna il pesante bagaglio di dolore, sofferenze, afflizioni familiari e problemi di ogni genere. Dall’incontro con la Beata nasce, poi, il bisogno interiore di intraprendere la ricerca dei valori spirituali: la pace del cuore, la serenità dello spirito, il bisogno di consolazione, il conforto della preghiera, che piano piano si trasforma in un incontro vero e proprio con il Signore. La gente, attraverso la richiesta di un aiuto concreto, cerca, soprattutto, un motivo di speranza, la conferma che l’amore di Dio abbraccia ogni persona nella sua totalità e non dimentica nessuno.
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