Capo Milazzo, 07 June, 2021 / 5:00 PM
San’Antonio il naufrago, 800 anni dopo a Capo Milazzo nel santuario rupestre a lui dedicato una riflessione sul dramma dei corpi dimenticati delle migliaia di naufraghi annegati nel canale di Sicilia.Un evento che di inserisce nel Progetto Antonio 20-22, in rete con la Basilica padovana del Santo e con tante altre sigle nazionali e locali.
Una occasione anche per sottolineare anche la centralità dell’arte nell’amplificare la denuncia. La croce “Voca me” dell’artista milazzese Maria Grazia Toto, istallata a mare durante la rievocazione simbolica del naufragio di S. Antonio lo scorso 27 marzo, ormai consumata dall’acqua, è arrivata “sana e salva” sulle scalinate del Santuario, testimoniando per tutto il tempo della manifestazione il dolore e la pietà per la tragedia dei naufragi.
Proprio affidandosi all’idea di un’arte che custodisce il sacro, si è voluta come momento clou dell’evento, l’inaugurazione del dipinto dell’artista messinese José Martino, “Madonna del porto negato”. La tela è stata collocata sopra l’altare laterale del santuario e rimarrà in esposizione per un mese, come grido inequivocabile di fede e denuncia umana e politica, contro la disumanità e l’ingiustizia dei respingimenti.
La Madonna di Porto Salvo, nasce dall’idea di un’icona per proteggere coloro che, invece, non hanno trovato un porto sicuro dove approdare. Si vede la Madonna che sta “in mare”, dalla parte di chi annega senza soccorso, a dispetto dell’antica legge del mare, e tiene in braccio pietosa il corpo di Alain, il bambino siriano spiaggiato morto sulle rive turche.
La Madonna raffigurata sta nel moderno Golgota dove si consuma la Crocifissione degli ultimi, ma ha lo sguardo rivolto a chi guarda il quadro, uno sguardo dolente non solo per quelli che stanno affogando o che sono già morti, ma proprio per noi che stiamo a guardare, una Madonna che piange il fallimento della nostra fratellanza.
Una Madonna che vuole ancora ostinatamente “manifestare” ai figli quello che si deve fare: testimoniare solidarietà, accogliere, unirsi insieme in un grande movimento di indignazione, rivendicazione e riscatto della vita di tutti. “Fate come me, unitevi a me, insieme potete tornare a essere fratelli”.
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