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Il carisma servita di Padre Giulio Arrighetti

L'esempio trascina ed il carisma di un uomo vive nel suo tempo: questa è stata la forza di padre Giulio Arrighetti (1622-1705).

Servo di Maria, superiore e teologo, la sua esistenza si snodò nel corso di un secolo non semplice per la storia della famiglia servita a cui il venerabile offrì il proprio contributo fatto di preghiera e lavoro.

Superiore generale (1682-1690) confermò l'Ordine nella sua più genuina spiritualità. Il suo procedere fu sicuro ma soprattutto teso a rivivere le gesta dei Sette Santi Padri del Senario che il calendario liturgico ricorda il 17 febbraio.

Non introdusse atti nuovi o decreti ma semplicemente chiese l'osservanza di quelli già esistenti. Ciò è indicativo del proprio essere: non troppe regole ma poche e chiarissime.

L'amore alla Vergine doveva rappresentare il modo di essere del religioso chiamato a portare il nome di Maria nelle varie attività in cui era chiamato a svolgere il proprio operato.

Innamorato della Madonna, ne visse il culto e volle inserirlo a piene lettere nella riforma della vita servita a cui dedicò con solerzia ed amore il proprio lavoro.

Testimonianza, silenzio e preghiera erano i pilastri di tale opera che vedeva la sua esistenza confermare quanto chiedesse.

Fu un religioso autentico e di grande preghiera. Di lui sono rimasti pochi scritti che evidenziano l'amore all'orazione ed il gusto per le cose di Dio.

Già Priore della provincia toscana (1677-1680), prima di assumere il Generalato dell'Ordine per volere del Pontefice per alcuni anni visse come eremita sul Monte Senario, culla dell'Ordine.

Sperimentò la solitudine come porta per la contemplazione di Dio, fino a che non fu richiamato alla guida dell'Ordine, non solo per la perizia ma per la fede.

Visse la povertà come libertà e l'equilibrio interiore come scelta di amore per meglio onorare la Vergine Addolorata.

Chi visse con lui evidenziò i buoni talenti del religioso messi a servizio della comunità insieme all'amore alla Regola di Sant'Agostino scelta come fondante per la Famiglia servita e soprattutto alla lode alla Vergine.

Fu professore di Filosofia e Teologia ma ciò non gli impedì di essere un religioso umile, penitente, casto ed alieno dalla vita pubblica.

Insegnò le stesse materie anche negli studentati di San Sepolcro ed in altri retti dai Servi di Maria evidenziando come la Sacra Pagina si coniuga con la Redenzione e questa con Maria.

Fu un uomo attento alla meditazione delle realtà eterne ed allo studio senza che ciò lo distogliesse dal servizio ai confratelli.

Ad ottantaquattro anni, superiore di quella comunità, vi spirò il 10 ottobre  1705, lasciando il ricordo di un uomo che aveva messo le chiavi della comunità nelle mani della statua della Madonna per indicare quel servizio che lo rese servo e felice per amore della Vergine.

Nel 1920 la Diocesi di Firenze ha aperto la causa di beatificazione.

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