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Chiese stazionali, San Pancrazio al Gianicolo

A chiudere il pellegrinaggio stazionale è sempre la chiesa di San Pancrazio al Gianicolo. Si chiude così l’ Ottava di Pasqua e si arriva alla domenica in albis. I battezzati nelle notte di Pasqua deponevano le vesti bianche battesimali e iniziavano la vita da cristiani. Oggi si celebra la Domenica della Divina Misericordia per volontà di Giovanni Paolo II, ma il ricordo della liturgia dei primi secoli non viene dimenticato. 

Nella Basilica martiriale di san Pancrazio sulla via Aurelia tradizionalmente si  rinnovavano le promesse battesimali. Il giovane martire era già considerato "difensore" dei giuramenti e delle promesse. Nel cuore di Monteverde a Roma, poco fuori la porta Aurelia, la basilica martiriale paleocristiana, San Pancrazio è inserita in una vasta area funeraria all’aperto che comprende una catacomba.

La basilica fu costruita per volere di Papa Simmaco (498-514) sul luogo di sepoltura del famoso martire giovinetto, venerato come vendicatore e custode dei giuramenti.

Normalmente la cerimonia di oggi vedeva la partecipazione di diverse associazioni giovanili dell'Azione Cattolica nell'ultima processione stazionale nella quale, e  in luogo delle invocazioni penitenziali, risuonava festoso l’Alleluia. A causa del covid tutto questo è sospeso e la liturgia è inserita nella messa delle 16.30.

Ma la cerimonia è ricordata da San Gregorio di Tours, che racconta come i cittadini di Roma potevano accedere alla tomba del Martire Pancrazio nella sua basilica sul Gianicolo.

La basilica fu costruita per volere di papa Simmaco (498-514) sul luogo di sepoltura del famoso martire giovinetto, venerato come vendicatore e custode dei giuramenti.

Il quattordicenne Pancrazio, rimasto orfano, era giunto a Roma dalla Frigia, insieme allo zio Dioniso. Entrambi si erano convertiti ben presto al cristianesimo e furono martiri della persecuzione di Diocleziano.

Lo stretto legame con l’oriente è vivo ancora oggi nella parrocchia. Ogni anno dalla Georgia arrivava una visita a nome della Famiglia Reale della Georgia per pregare sulla tomba di San Pancrazio implorando la prosperità per il paese.

 Nel 1849, la basilica si trovò a far parte della prima linea del fronte tra i francesi del generale Oudinot, intervenuti in soccorso del pontefice Pio IX e i garibaldini, accorsi a difendere la Repubblica Romana. I danni all’antica struttura furono notevoli, alla distruzione e ai saccheggi si aggiunse la profanazione delle reliquie del martire, conservate in un’urna di porfido e peperino: le ossa vennero irrimediabilmente disperse, infatti oggi nella chiesa ci sono reliquie di S. Pancrazio, ma provenienti dal Laterano.

La parrocchia è affidata ai carmelitani.  

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