Città del Vaticano , 07 April, 2021 / 4:00 PM
“L’anno 2020 sarà ricordato come un anno spartiacque tra un primo e un dopo. La pandemia ha inciso profondamente sulle nostre vite e sulla nostra società; essa ha aggravato vecchi problemi sociali, soprattutto le disuguaglianze, come quelle nell’accesso alle cure. L’impatto della pandemia è stato più forte sulle comunità più vulnerabili, più esposte alla malattia, con meno possibilità di avere accesso ai servizi sanitari di qualità. Noi stiamo vivendo una crisi, ma come ricorda Papa Francesco, da una crisi non si esce uguali, o usciamo migliori o usciamo peggiori. Ecco l’invito di questa giornata mondiale della salute, Costruire un mondo più giusto e più sano per tutti.” Lo scrive il Cardinale Peter Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, nel messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Salute 2021, che si celebra oggi.
“L’anno difficile – sottolinea il porporato - ci ha ricordato anche l’importanza della solidarietà umana e la consapevolezza che nessuno si salva da solo. L’umanità stenta a riconoscere che il diritto fondamentale alla tutela della salute attiene al valore della giustizia, secondo il quale non ci sono distinzioni di popoli e nazioni, tenuto conto delle oggettive situazioni di vita e di sviluppo dei medesimi, nel perseguimento del bene comune, che è contemporaneamente bene di tutti e di ciascuno, di cui deve farsi carico, anche e soprattutto, la comunità civile. È auspicabile che l’armonizzazione del diritto alla tutela della salute e del diritto alla giustizia venga assicurata da un’equa distribuzione di strutture sanitarie e di risorse finanziarie, secondo i principi di solidarietà e di sussidiarietà. Su questi due principi si possono costruire sistemi sanitari più equi e più giusti”.
Bisogna – sprona il Cardinale Turkson – “ripensare il concetto di salute, come salute integrale. E’ necessario acquisire questo sguardo integrale ci permette di capire che assicurare a ciascuno le cure sanitarie necessarie è un atto di giustizia, cioè rendere alla persona ciò che è nel suo diritto. Chi assiste i malati e i sofferenti deve avere questo sguardo d'insieme ispirandosi continuamente ad una visione olistica della cura”.
“Nell’attuale esperienza della pandemia – prosegue il Prefetto - scopriamo che siamo fratelli, tutti nella stessa barca. L’umanità riscopre il senso della reciproca interdipendenza: una casa comune, per una cura comune del creato e delle persone che lo abitano. Nella vera fraternità l’individualismo e l’egoismo possono essere sconfitti dalla riconferma che solo la ricerca del bene di tutti può portare al mio bene. La pandemia, in particolare, ci ha insegnato che la salute è un bene comune cosicché proteggendo la propria salute si protegge la salute dell’altro e della comunità intera”.
“Una questione che merita una particolare attenzione – conclude - è la salute mentale fortemente provata in questo periodo di pandemia. È urgente prendersi cura di coloro che ci hanno curato. I governanti e responsabili delle politiche economiche e sanitarie hanno la responsabilità di garantire condizioni di lavoro migliori degli operatori sanitari. Ciò richiede investimenti economici misurati, prudenti ed etici, che siano volti ad accompagnare lo sviluppo delle potenzialità umane; parimenti si indica la formazione degli operatori sanitari alla salute integrale come bene di singole persone e della collettività; questo chiama a promuovere la prevenzione, la cura e la pedagogia per un’educazione alla salute integrale. Si rivolga anche una maggiore attenzione alle istituzioni sanitarie, in particolare a quelle prive di sostegno finanziario da parte dello Stato”.
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