Roma, 11 March, 2021 / 4:00 PM
#1euroafamiglia è la campagna di raccolta di micro-donazioni per aiutare le famiglie in difficoltà economica temporanea, lanciata nelle settimane scorse dal Forum delle Associazioni familiari: attraverso un impegno minimo di 1 euro, si potranno aiutare migliaia di persone che in questo periodo stanno avendo problemi a pagare la rata del mutuo o le bollette, e stanno dando fondo ai risparmi accumulati.
La proposta ha inizio con una lettera aperta di un’operatrice sanitaria, che metteva a disposizione il compenso ‘extra’ ricevuto per l’assistenza ai pazienti Covid per aiutare una o più famiglie in sofferenza economica temporanea. A questo messaggio, nel tempo, si sono aggiunte altre famiglie disposte a fornire un sostegno economico a nuclei in difficoltà.
Da questo slancio nasce il Fondo Famiglie, un ‘contenitore’ grazie al quale la Fondazione potrà raccogliere le donazioni dei benefattori, incrociandole con le richieste di aiuto, come ha spiegato Gigi De Palo, presidente nazionale della Fondazione Forum Famiglie:
“Con #1euroafamiglia abbiamo pensato di creare una sorta di ‘vaccino’ contro le conseguenze economiche più gravi del Covid-19. Uno strumento concreto, di facile accesso e di rapida applicazione in grado di proteggere per un tempo congruo quei nuclei familiari, spesso con figli, che prima della pandemia riuscivano ad arrivare a fine mese, ma che oggi non sanno come andare avanti. E quindi vivono una situazione quotidiana di preoccupazione, quando non di disperazione”.
Al vice presidente del Forum delle Associazioni familiari, Emma Ciccarelli, abbiamo chiesto di spiegarci il progetto: “Il progetto non si ferma all’aiuto economico ma, attraverso una rete di consulenti familiari e associazioni specializzate, offre a chi ne avrà bisogno servizi di supporto per qualsiasi necessità familiare.
La Fondazione Forum delle Associazioni Familiari ha lanciato nei giorni scorsi la campagna ‘Un euro a famiglia’, un grande progetto di azionariato popolare: famiglie che aiutano altre famiglie impegnandosi a versare un euro al mese o a fare una donazione libera. Il 100% dei fondi che arriveranno saranno completamente devoluti, previa oculata procedura, a quelle famiglie che faranno richiesta del fondo e che hanno i requisiti per accedervi”.
Come funziona?
“Il progetto di mutualità familiare ed è stato ispirato dalla esperienza di questi mesi: da una parte ci sono arrivate segnalazioni di persone che non avendo difficoltà economiche volevano rendersi utili, ed erano pronte ad offrire una frazione del proprio reddito per sostenere chi era in difficoltà; dall’altra erano sempre più numerose le richieste di famiglie in difficoltà economica che, avendo dato fondo ai risparmi durante il lockdown e non avendo potuto riprendere le attività economiche, si trovavano con il rischio di default bancario e con accumuli di insolvenze con il rischio di cadere nella soglia di povertà cronica.
La peculiarità di questo fondo è che individua come fruitori un segmento sociale ben definito, quello dei redditi medi con figli a carico, quel segmento che in questo momento storico è più vulnerabile. L’idea dominante il progetto è quella che se ognuno di noi dà il poco che ha, questo diventa un tanto che permette di restituire sorriso a quelle famiglie che in questo momento di pandemia non riescono a far quadrare i conti. La piattaforma www.fondofamiglie.org fornisce tutte le indicazioni al riguardo”.
Come hanno vissuto le famiglie in questo tempo di coronavirus?
“Le famiglie hanno affrontato con molta dignità e con tanta eroicità questi mesi di pandemia, sono state una risorsa impagabile per il nostro paese; i genitori sono stati per i loro figli tecnici informatici, docenti, baby sitter, si sono prese cura degli anziani e allo stesso tempo hanno cercato di continuare (per chi poteva) le attività lavorative. Una dignità eroica ed operosa. Instancabile.
Ancora oggi le famiglie cercano di fronteggiare e di organizzare le giornate in base alle restrizioni territoriali. Non è facile. Ad un anno dall’esplosione della pandemia, la stanchezza comincia a farsi sentire, le notizie dei peggioramenti in alcune aree del paese fiaccano anche i più motivati. Cresce la rabbia per il fatto di vedere i propri figli costretti a passare giornate intere chiusi in casa e per prospettive di ‘normalità’ che diventano sempre più lontane
Le vittime del covid-19 lasciano ferite profonde in chi rimane; ferite non solo affettive ma anche esistenziali: l’amarezza di non aver potuto fare nulla per assistere i contagiati, la solitudine dell’isolamento, l’incertezza sui contagi e sui tempi dei vaccini, fanno da zavorra al tentativo di ripartire”.
Come conciliare il tempo della famiglia con il tempo del lavoro?
“Si respira in questo periodo una dignitosa ma diffusa sofferenza, una resilienza che lascia trapelare anche una grande preoccupazione per il futuro. La situazione lavorativa non è delle più rosee, i lavoratori autonomi vivono una situazione di maggiore precarietà; sono tanti i cassaintegrati e le persone sospese dal lavoro.
Nell’ultimo anno infine il 99% dei licenziamenti avvenuti hanno riguardato le donne. Scelte obbligate per tante di loro con figli piccoli che non riuscivano a gestire lo smartworking con la Didattica a Distanza ed i tempi dei propri figli, oppure per poter seguire i propri genitori anziani. Un tracollo dell’occupazione femminile che mina le tante conquiste sindacali e delle pari opportunità degli ultimi anni.
La mancanza nel nostro Paese di politiche familiari strutturali ha reso più duro il peso di questa pandemia, la carenza di vere politiche di conciliazione famiglia lavoro ha fatto sentire il suo peso. Guardiamo al futuro come occasione per rinforzare con leggi e politiche appropriate quel tessuto sociale delle famiglie che tanto ha dato e continua a dare all’Italia”.
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