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Un servizio di EWTN News

Chiesa Cattolica e Patriarcato di Mosca, il punto sul dialogo

Un momento dell'incontro del Gruppo Misto di Coordinamento dei Progetti Culturali tra la Santa Sede e la Chiesa ortodossa russa, 12 febbraio 2021

Dopo lo scisma ortodosso a causa dell’approvazione da parte di Costantinopoli dell’autocefalia ucraina, il Patriarcato di Mosca ha lasciato tutti i tavoli ecumenici multilaterali in cui il Patriarcato Ecumenico aveva ruoli di co-presidenza, come il tavolo teologico cattolico-ortodosso. Ma, se non c’è più dialogo a livello multilaterale, il Patriarcato continua ad avere relazioni bilaterali con la Santa Sede. E sono relazioni che si muovono soprattutto sul piano culturale.

Così, sei anni fa, è stato costituito il Gruppo Misto di Coordinamento dei Progetti Culturali tra la Santa Sede e la Chiesa ortodossa russa. Questo comitato si è riunito online il 12 febbraio, nel giorno in cui si è tenuta la commemorazione dell’incontro tra Papa Francesco e Kirill. Il gruppo include rappresentanti di diversi Dicasteri ed Enti della Santa Sede e del Patriarcato di Mosca. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani presiede il comitato per la Santa Sede, il Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche esterne lo presiede per conto del Patriarcato di Mosca.

Di cosa si è parlato lo scorso 12 febbraio? Ci si è soffermati sul lavoro intrapreso finora, e si è parlato di nuovi progetti dal lanciare, nel campo della comunicazione, della pastorale e dell’arte. Per parte cattolica, ha partecipato anche l’arcivescovo Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico nella Federazione Russa, e l’incarico d’affari della stessa nunziatura, monsignor Piotr Tarnwaski. Quindi, i monsignori Carlos Azevedo del Pontificio Consiglio per la Cultura e Marcos Pavan, Maestro della Cappella Musicale Sistina, nonché don Andrea Ciucci della Pontificia Accademia per la Vita e monsignor Flavio Pace, sottosegretario della Congregazione della Chiese Orientali – congregazione rappresentata anche da don Oleksandr Sapunko e Gianpalo Rigotti. E ancora, Monsignor Bernard Munono, Officiale del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, il Rev.do Jaromír Zádrapa del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unita dei Cristiani, Peter Humeniuk della Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” e Nataša Govekar, direttore per la pastorale del Dicastero per la Comunicazione.

Sempre il 12 febbraio, si è tenuta la conferenza online “Chiesa e pandemia. Sfide e prospettive”.

Nella sua relazione introduttiva il Metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento di Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca ha affermato che la pandemia “ha rivelato una serie di squilibri internazionali e sociali acuti, per il superamento dei quali sono più importanti che mai non solo la testimonianza comune, ma anche le azioni congiunte dei cristiani”. Hilarion ha aggiunto che “In questa fase, il nostro compito comune è dare un nuovo impulso alla cooperazione delle nostre Chiese nel campo del servizio sociale”.

Nella sua relazione il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha paragonato il periodo della pandemia ai quarant’anni vissuti dal popolo d’Israele nel deserto. E ha detto che “in maniera analoga, possiamo sperare e pregare che il tempo di crisi della pandemia diventi anche un tempo di conversione per tutti noi, in cui ci rivolgiamo nuovamente a Dio come amante della vita.”

Ai due interventi, ha fatto seguito una relazione del Vescovo Panteleimon di Orekhovo-Zuevsky, che si è soffermato sull’assistenza prestata dalla Chiesa ai bisognosi durante la pandemia.

L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha detto che “il mondo è dinanzi a una grande sfida sanitaria, economica, esistenziale e spirituale che ha pochi esempi nella storia degli ultimi secoli”, e in questa situazione i cristiani hanno bisogno di “far sentire forte questo annuncio di speranza che scaturisce dalla risurrezione di Cristo. Non si cede davanti alla sofferenza, al dolore e alla morte perché questi sono stati vinti dalla forza di vita che proviene dalla risurrezione di Cristo”.

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