Oleggio, 05 February, 2021 / 2:00 PM
Il 4 marzo 2016 Papa Francesco proclamò venerabile Monsignor Enrico Verjus. Raccontare la vita del sacerdote è allargare lo sguardo agli sterminati orizzonti dell'Oceania ed a quello zelo che portò il giovane vescovo a lasciare tutto per seguire una vocazione santa, ma decisamente dura.
Il venerabile nasce il 26 maggio 1860 ad Oleggio in provincia di Novara. E' un bambino vivace ed intelligentissimo.
Fin da piccolo è attratto dal mondo della Chiesa, tanto da chiedere di essere ammesso alla Scuola apostolica della Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù.
Nel collegio è un alunno particolare: diligente ed innamorato della fede, ma vivace ed allegro.
Sogna il mondo, con gli occhi di un ragazzo, ma vive l'intraprendenza del missionario e di quel andare oltre che caratterizzerà le scelte del suo quotidiano.
Animato da viva religiosità chiede, ancora adolescente, di essere ammesso all'Istituto, sorto pochi anni prima, ad opera di padre Giulio Chevalier.
Novizio e studente professo termina gli studi, filosofici e teologici, venendo ordinato sacerdote, a Roma, nel 1881.
Nella Città eterna ha modo di conoscere il mondo universale della Chiesa, vivendo quel senso di divino che rimarrà sempre nel suo cuore.
Nello stesso anno dell'ordinazione, la Congregazione riceve, da parte del Pontefice Leone XIII, l'incarico di evangelizzare la popolazione della Melanesia e della Micronesia in Oceania.
Una prima spedizione missionaria era stata inviata in quelle terre. Purtroppo il clima, le malattie e tanti altri fattori giocarono un brutto tiro, alla volenterosa aggregazione, ma i figli di padre Chevalier, memori del carattere deciso del proprio fondatore, non demordono organizzando una nuova compagine di missionari, pronti alla lodevole iniziativa: tra questi c'è anche padre Verjus.
Nel 1884 parte in missione, affidando la sua vita al Sacro Cuore di Gesù, di cui il presbitero è devotissimo.
Leggendo le pagine del Diario del missionario, si apprendono le molte difficoltà e le prove che ha dovuto affrontare, pur di annunciare la parola del vangelo.
Povertà, malattie varie ed il clima remano contro, ma nulla ferma il sacerdote nel proposito di annunciare la gioia di Cristo, a quelli che incontra nel cammino.
La vita in missione è dura ed il missionario la vive con slancio, abnegazione e viva fede.
Negli Scritti si legge:” Il Suo santo nome sia benedetto...emicranie, nevralgie, colpi di sole , lodate con me il Signore” ed ancora:” degli onori non mi preoccupo affatto. Ho imparato a disprezzarli nella mia vita di missionario“ (dalla Novena a cura della famiglia Chevalier).
Questo e tanti altri brani, mostrano le tribolazioni di quella vita che, però, conduce molte anime alla scoperta del Cristo, grazie all'opera del religioso italiano.
Uomo della concordia, fa di tutto per riconciliare le tribù fra di loro, tanto da essere ricordato con l'appellativo di “Signore della pace”.
Autentico apostolo, diffonde il vangelo, veicolando quel messaggio con la lingua locale ed insegnando la fede e la musica, con lo stessa semplicità.
Devotissimo alla Madonna, ne diffonde il culto ma di più la protezione materna.
E' amato da tutti per la religiosità e per quel suo particolare: ”sapersi fare tutto a tutti”, come scrive San Paolo nelle sue Lettere.
Ama il Redentore e la sua parola, tanto da essere felice di essere missionario, pur di annunciare la buona novella del Regno dei cieli, nei luoghi in cui è chiamato a prestare la sua opera
Il Papa Leone XIII, apprese le non comuni doti del religioso, lo nomina vescovo delle zone evangelizzate. E' il più giovane pastore della Chiesa cattolica. Padre Verjus non ha nemmeno trent'anni.
Dopo circa sette anni di missione torna in Italia, per la consueta visita ad limina al Pontefice, e per riposarsi dalla dura vita apostolica.
Il 13 novembre 1893 muore nella sua Oleggio, ringraziando il Padre per il dono della fede ma di più per aver speso la vita al servizio della nobile causa del Vangelo.
(La storia continua sotto)
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